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Fidanzamenti e sposalizi di una volta

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(articolo curato da Giuseppe Ruberto)

da libro VIAGGIO NEL PASSATO

di Francesco Tropea

Fidanzamenti e Matrimoni nella Sambiase di una volta....

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Gli innamoramenti ed i fidanzamenti erano molto diversi dai nostri tempi, la donna nei tempi passati non aveva nessuno dei diritti dei quali oggi gode eppure anche allora aveva una testa per ragionare e dei sentimenti da esprimere ma purtroppo non poteva manifestare nulla di tutto ciò.

Se era nubile doveva pensare all'uomo che gli sarebbe stato destinato, al numero dei figli che avrebbe avuto e a come avrebbe saputo provvedere a tutto; se invece era sposata doveva pensare a tutte le faccende da sbrigare, mantenere in ordine la casa e farsi volere bene dal marito rispettandolo in tutto e per tutto, preparandogli spesso qualcosa di speciale dato che il marito era colui che provvedeva al suo mantenimento e a quello dei figli. A quei tempi ad inculcare questa mentalità alla donna erano già i propri genitori, da quando erano bambine erano le madri per prime a dare l'esempio verso i padri.

Sì diceva sempre che la riuscita di un matrimonio passava per le mani della donna; anche se il marito aveva qualcosa per la testa, la moglie doveva sempre cedere perché il marito con tutti i suoi pensieri poteva attraversare di certo qualche brutto periodo e se lei non lo avesse contrariato presto tutto sarebbe ritornato meglio di prima. Per la maggior parte infatti andava proprio cosi, c'erano solo poche eccezioni di uomini dispotici, vagabondi ed anche maneschi che ogni scusa era buona per far lite e che trattavano la moglie come una schiava. Per questi motivi quando allora nasceva una bambina c'erano musi lunghi, sì insomma si era tristi e si usava lamentarsi così: "quandu nesci mia fhiglia fhimmina ciànginu i ciaramìri d'a casa", infatti quando nasceva una bambina si doveva pensare già a prepararle per prima cosa la biancheria cioè il corredo "a pannami" e sì diceva anche "fhiglia fhimmina `nt'a fllassa e pannami `nt'a cascia" oltre poi man mano che cresceva si doveva pensare pure alla "dota" qualche pezzetto di terreno da dare in eredità.

A volte capitavano intere casate di figlie femmine e allora chi avrebbe voluto sposarne una, doveva accontentarsi solo 'd'i panni", perchè difficilmente la famiglia poteva avere la possibilità di avere un patrimonio sufficiente `ppi `ndutàri tutti `sti fhigli" cioè dargli in dote pure terreni affinché poi una donna potesse facilmente trovare marito doveva essere per, prima cosa seria, il che voleva dire che non doveva dare occhio a tutti, essere di buona famiglia cioè onesti e lavoratori ed avere un buon parentato; guai se in quel parentato c'era stata una donna poco di buono o anche un uomo poco serio, già erano i genitori a sconsigliare al figlio questo matrimonio dicendo "di chini ha `ddi pigliàri?" Specie poi se la madre della ragazza aveva avuto qualche precedente... "Riglia riglia cum'è Ila mamma veni Ila fhiglia", in questi casi o si trattava di donne o di uomini, questi erano costretti a sposarsi o tra famiglie di parenti o con gente di paesi limitrofi o addirittura le donne si sposavano per procura con uomini residenti oltre oceano. Quindi come abbiamo visto esistevano allora molti pregiudizi e i fidanzamenti e i matrimoni erano per lo più combinati; così ad esempio i facoltosi cioè quelle famiglie benestanti si univano esclusivamente tra di loro concordando ciò che la figlia o il figlio avrebbe avuto di dote e mercanteggiando spesso si doveva anche aumentare ciò che ognuno era disposto a donare e difficilmente una loro figlia o figlio avrebbe sposato una persona di ceto inferiore, infatti solo una piccolissima percentuale in passato uscì fuori dal seminato.

Gli altri matrimoni tra gente comune si può dire che erano pure combinati ma sotto tutt'altra forma, c'erano infatti tante famiglie molto affiatate tra loro, sì volevano bene quasi fossero parenti e avendo dei figli quasi della stessa età, già da quando erano adolescenti incominciavano a dirgli : `quando sarete grandi vi potrete sposare" e a furia di dire oggi e di dire domani, decantando in continuazione il buon nome delle famiglie, succedeva proprio che i due giovani decidessero veramente di sposarsi. Altre famiglie quando avevano una figlia ad età di fidanzarsi "tìani l'ità i maritu", parlando tra donne incominciavano a tessere gli elogi della propria figlia; allora una ragazza ad età di fidanzamento doveva sapere fare il pane, ricamare, cucire, cucinare, rammendare, fare la calza e tutto ciò che una famiglia richiedeva dalle mani della donna, quindi le madri di queste ragazze già pratiche di tutto ciò tessevano tali elogi non tralasciando inoltre di dire ciò che alla figlia veniva dato di dote oltre a un buon corredo di biancheria, perchè a tanti certamente avrebbe fatto piacere trovare

ctrupia58una moglie ben preparata per la famiglia oltre che con qualcosa in dote per le donne l'età giusta per sposarsi era dai sedici, diciassette anni in poi, mentre per l'uomo era dopo la fine del periodo di leva; si diceva infatti che l'uomo era maturo per sposarsi "dopo c'avia ffattu `u surdatu", quindi questi giovani dai ventidue anni in su erano coloro ritenuti più idonei perchè prima di adempiere a tale obbligo si fossero sposati o non avessero ancora avuto dei figli, sarebbero stati ho stesso chiamati per fare il militare e avrebbero dovuto lasciare la moglie senza sostentamento, tutti coloro che erano ormai liberi da questo impegno ambivano quindi a formarsi una famiglia e o loro personalmente o chi per loro pensavano alla ragazza adatta.

ctrupia59Infatti con l'uso dì "avantari" decantare le doti delle ragazze oltre ai loro piccoli possedimenti, c'erano tante donne che quando si riunivano fra loro ragionavano sempre di questi argomenti e quando si vedeva qualche bravo giovane già si pensava a come combinare il matrimonio dicendo: "chillu è `nnu bellu guagliuni, seriu e fatigaturi, fhussi buanu ppi fhigliama", in quelle riunioni capitava che c'era chi a quel giovane o a qualche familiare lo conoscesse e allora diceva: "m'ha viju iu" ossia me la vedo io e subito o con lui o con altri della famiglia a tessere gli elogi della ragazza dicendo: "sù dd'ò bravi guagliuni si puanu jungìri, a mamma cci duna `nu bellu curredu e `nu migliaru i viti"; bisogna dire che allora questo "mighiaru i viti" corrispondente a mezza tomolata di terreno era ritenuto di vitale importanza dato che la maggior parte degli uomini "jurnatìari" cioè giornalieri alle dipendenze oggi di uno e domani di un altro, possedevano solo le loro braccia e se c'era una donna appunto con questo migliaru di viti in dote e lei era disposta a sposarlo, per lui era un gran tornaconto perchè oltre a produrre il raccolto dell'uva per l'approvvigionamento del vino, oltre ad una discreta sommetta dell'altra parte che veniva venduta, in quel fazzoletto di terreno coltivava il suo fabbisogno di verdure, fagioli, piselli, patate ed altro, quindi vedendolo sotto un certo aspetto anche questo matrimonio poteva dirsi combinato.

ctrupia60C'erano altri ancora di ceto medio che quando i figli si dovevano sposare, era già stato destinato in anticipo ciò che i genitori gli avevano assegnato in dote cioè chi l'appezzamento di vigneto, chi la casa e altro terreno; e a questi giovani le madri più dei padri dicevano continuamente "vidi `nduvi minti i manu, cà si `nu pani l'hai n'atru l'hai d'acquistari" cioè dato che loro avevano qualcosa in dote, dovevano cercare colei o colui che avrebbe portato altra dote. I fidanzamenti veri e propri di una volta dovevano essere brevi perchè si diceva "i cordi longhi si fhanu siarpuri" cioè i fidanzamenti lunghi avevano cattiva riuscita. Nelle famiglie dato che il padre era colui che andava rispettato non solo dai familiari ma quasi venerato perchè era colui che provvedeva al mantenimento della famiglia, quando nel suo nucleo familiare c'erano figli ad età di matrimonio si diceva ai figli (maschi o femmine) quel tale o quella tizia sarebbe un buon partito per la nostra famiglia, i figli difficilmente (dato che l'aveva detto il padre e contando sulla sua esperienza) si sarebbero discostati o avrebbero rifiutato tale scelta, perché il padre quando aveva già intavolato il discorso già erano state spese le prime parole con qualcuno di quel parentato.

C'erano però pure le persone che si conoscevano in tante altre occasioni, una era la vendemmia, un'altra era la trebbiatura, un'altra ancora le processioni e poi pure alle finestre, per quest'ultima succedeva che un giovane si trovava a passare e vedendo la ragazza ne rimaneva colpito (così pure nelle altre circostanze suddette) e allora se non la conosceva si informava chi fosse e se era "libera", così se la ragazza non era fidanzata incominciava a passare dalla sua via con la speranza di cogliere uno sguardo d'assenso e tanto passava e "spassava" per quella via finché si rendesse conto se la ragazza con il suo affacciare furtivo "spiari all'ammucciuni d'i sua" gli faceva capire che era d'accordo `u vulia", allora il giovane trovava una persona seria e fidata `u `mbasciaturi o a `mbasciatura" e "cci mandava" cioè chiedeva la mano della ragazza `U `mbasciaturu o `mbasciatura decantando le lodi del giovane ai genitori della ragazza, faceva da tramite affinché avvenisse l'incontro con lui e con i suoi genitori dato che allora nessuno accettava in casa un giovane se non avesse portato con lui i genitori per dare il loro assenso e una certa autorità che solo loro possedevano.

ctrupia61Quando questo giovane accompagnato dai genitori andava a casa della ragazza, si stipulava cosa si sarebbe dato in dote, si stabilivano poi le condizioni di comportamento del giovane durante il fidanzamento che consistevano in quante volte durante la settimana poteva recarsi a casa della ragazza, mai in assenza dei genitori, lui poi doveva sedersi in un lato della stanza e lei in un altro, giustamente mai uscire da soli ed inoltre si prestabiliva a quando le nozze. Raggiunti tali accordi quindi il giovane cominciava a frequentare la casa della ragazza e in quel periodo di fidanzamento attraverso i discorsi che venivano intavolati, si rendevano conto l'un l'altro se erano adatti alla vita in comune ed era ritenuto indispensabile cercare di scoprire anche ognuno i difetti dell'altro, si diceva infatti `un ti pua accattàri a gatta nt' o saccu" come dire non puoi comprare a scatola chiusa.

Bisogna dire però che anche se tutto ciò oggi è ritenuto ridicolo o da trogloditi, i matrimoni (sarà stato per il modo di vivere o perchè quella gente non aveva grilli per la testa) avevano un buon esito, forse anche perchè per l'uomo la moglie era stata e rimaneva l'unica donna della sua vita, come pure per la moglie il marito era e rimaneva l'unico uomo e poi in più aveva ricevuto quell'educazione di ritenerlo come qualcosa di prezioso e così andava a finire che si innamoravano l'uno dell'altra "sfornando" una numerosa prole, con le famiglie unite sotto tutti i punti di vista.

Ai tempi d'oggi che invece ci sentiamo così evoluti, così emancipati, non c'è più rispetto, i giovani poi nemmeno si sposano e nessuno è più capace di mantenere famiglie numerose e la cosa più balorda è che dai poveri genitori pretendono chissà che cosa senza in cambio dargli oppure restituirgli un pò di quell'affetto che meriterebbero, oltre che per averli messi al mondo, ricambiarli almeno con tanto amore per tutti sacrifici che hanno dovuto sostenere per crescerli.

 

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* Le foto sono state curate dalla redazione di www.sambiase.com

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