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Caporale Giorgio - Rassegna critica

Giorgio

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Giorgio Caporale e le sue opere di Rosetta D’Agostino Catalano

Si è già verificato attraverso le sue opere, che il Caporale è un autentico artista.Basta riguardare attentamente le sue opere; dalla pittura alla scultura e dalla narrativa alla poesia. Merita quindi il titolo accademico conferitogli quale "Socio aderente all'Unione della Legion d'oro 1975".

Giorgio è nato a Sambiase (oggi Lamezia Tenne) 14-5-1924. Vanta natali umili, pur proveniendo da una nobile famiglia perugina, vissuta in Italia dal 1420 con un primo a "Bartolomeo pittore" proseguendo con un "Ettore matematico e poeta (.perugino, 1850)". Certamente il momento storico particolare della seconda guerra d'indipendenza italiana fece in modo che la famiglia Caporale si scindesse in due rami. Una parte si stabili in Calabria e il resto a Como, dove nel 1141 nacque il pubblicista Enrico Caporale, noto a tutti per "'arguta favella della sua penna" e quindi come critico.

Come si è visto Giorgio Caporale non ha bisogno di presenta­zione. Si sarebbe già potuto dedurre prima della sua nascita, la sua fatale vocazione che ad onta di scetticismo possiamo ammirare già nelle sue opere, molti di questi premiati, i quali mostrano una certa predilizione di Mamma Arte verso quest'artista. "Si sii veru figliu mio piglia la soglia " dice un proverbio popolare (quasi esclusivo direi) del suo paese. Tradotto in italiano significa presso a poco < Se veramente sei mio figlio prende­rai anche tu la lesina > dice il padre calzolaio al figlio. E così con questo proverbio il Giorgio vien fuori dal suo sangue. Ma non è stato facile, però l'ha sorretto il continuo quasi asfissiante desiderio di divenire artista, rinunciando più delle volte alle gioie dei primi anni di , che diciamo ancora una volta gli costarono enormi sacrifici, guardando ininterrottamente il suo solo obiettivo, Quando quest'uomo, decise di formarsi una sua famiglia, ecco­lo allora impegnato nel lavoro più duro.

Lui scolpi, analizzò i momenti dell'eslsere, poetò, sempre con la spontaneità che lo ha sempre distinto. In lui s'era maturato il sentimento attraverso lo stento, e quindi la sua arte dev'essere assimilata con una lettura che si esprime attraverso l'eterna tria­de: la religione, il dolore e la felicità; tra colori contrastanti e colpi di scalpello capaci di ani. mare il più duro legno e il più pregiato. Giorgio esprime nelle sue opere il suo sentire individuale, la sua interiorità, ricercando affannosamente nei suo ecclettismo evidente la testimonianza della realtà, comunicando la verità, l'amore e la fede cristiana.In qualche critica è stato definito a "Verista romantico", ma purtroppo a mio avviso Giorgio non fa parte di nessuna corrente condizionante. Non è romantico poiché, anche se insiste nella scultura col modello dei panneggi e dei pepli, dei veli e dell'espressione dei volti, la figura non resta mai statica. Non è classico, poiché soprattutto nella scultura, si riesce addirittura a riconoscere tracce bizantine, volti allungati e mani scarne, anche se i veli modellano i volti. Insisto dilungarmi sulla scultura, poiché e proprio qui a mio avviso il Caporale sa rivelare il suo particolare sentire: la creazione, la famiglia, il lavoro.

Si può riconoscere certamente guardando attentamente qualcuna delle sue opere, lo studio accurato per l'espressione, sia dei volti che dei corpi; e questo vale anche per la pittura. In fin dei conti è riconosciuto insegnando appunto scultura e pittura un maestro di queste arti. E' certo che il Caporale vive il momento classico per sensazione, per cui nei trittici e nei polittici non può fare almeno di proiettarsi nel mondo della scuola «Classica», degli artisti quali veri padri dell'arte espressiva. Dai quadri infatti appaiono scrupolose linee, come il gioco d'ombra su tutte le figure. Le sensazioni del particolare, danno il sapore psicologico dell'artista che vuole trasmettere un messaggio umano, e inoltre in generale, vuole ammettere che l'esempio purifica, corregge, e lui con minuzia e tanto amore, riprende, corregge, per farle divenire proprio come lui le vuole.Tra le opere di scultura che sono veramente da meditare vediamo: S. Francesco, gli Alchimisti, la Carità, il mio maestro, Cacciatore, la violentata, pazienza attesa, Niccolò Paganini, muratore, vasaio, Madonna col Bambino, calzolaio, Madonna della Adorazione, Crocifisso, Giuseppe Mazzini, il Buon Pastore, Cristo, la legge è uguale per tutti, l'Ultima Cena, e ancora molti, moltissime opere meravigliose e stupende, che il nostro artista calabrese ha forgiato per tutti noi, per il nostro migliore a sentire a, dalla quale noi calabresi riusciamo a con­servare quella preziosità di sentimenti come la tradiziónalità, che ci riconduce ad esseri civili. Il talento nella pittura lo si può vedere in opere come: il terremoto del Belice, scorcio trasteverino, la Sacra Sindone, il Bucaneve e i meravigliosi ritratti che costituiscono tutti dei veri capolavori d'arte.

Nella poesia il Caporale consona sempre i temi usuali come per le altre arti, svolte pure in vernacolo per poter concludere il ritratto umano dalla sua osservazione morale, ritraendodi linguisticamente. La sua caratteristica maggiore è la sua caparbia di voler im­primere a tutti i costi, in tutte le sue opere, in ogni espressione il suo caloroso messaggio d'a­more e di fede per l'umanità, che trascorre il suo tempo vagando nel mondo. Si! Io vedendo quest'opere ho visto che la felicità finisce con la vita dolorosa, e dal dolore vien fuori una vita migliore: l'eternità ch'egli stesso imprime nel suo scalpello!