Testimomi del Tempo

Una breve biografia dell'avvocato Felice Manfredi

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avvocato Felice Manfredidi Massimo Iannicelli

Felice Manfredi era nato il 5 giugno del 1923 nella vicina San Mango d'Aquino, figlio unico di Aurelio, e di Ermida Gentile. Dopo aver frequentato le scuole elementari nel suo natio paesello, sotto i proficui insegnamenti del maestro Giuseppe Caravia, si trasferì a Nicastro nell'allora esistente «Convitto Numistrano», più volte rievocato su Storicittà. Ivi, a partire dal 1934, frequentò al suo interno il corso ginnasiale. Conseguita la licenza, passò a frequentare il Liceo Classico «F. Fiorentino», continuando a restare nel Convitto. Nel 1941, in piena guerra mondiale, ottenne la maturità classica.

Iscrittosi in Giurisprudenza all'Università di Roma, nel settembre dello stesso anno, conseguì brillantante la laurea: correva l'anno 1945.
Il 14 novembre del 1950, sposò la sua ex compagna di scuola, Ida Cianflone da Sambiase, della quale era innamorato sin dai tempi del liceo. Dalla felice unione sono nati quattro figli: Ermida (classe 1952) in seguito Pretore onorario ed oggi Giudice di pace; Aurelio (nel 1953), avvocato; Carmela (nel 1955), pure lei avvocato; e Giuliana (classe 1965), docente di sostegno e di inglese.
La prima sede del suo studio legale fu a San Mango D'Aquino. In seguito, una volta sposatosi, lo trasferì a Sambiase, per poi spostarlo nel 1971 a Nicastro, dove ancora oggi i figli Aurelio e Carmela ne continuano l'attività assieme al marito di quest'ultima, avv. Giuseppe La Torre.

L'attività forense dell'avvocato Felice Manfredi è proseguita interrottamente per oltre mezzo secolo. Di seguito riportiamo a rapidi cenni, le tappe fondamentali della sua brillante carriera.

Si iscrisse all'albo degli avvocati nel 1948, e in quello dei cassazionisti nel 1962. Per svariati anni fu presidente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati dell'allora foro di Nicastro e in seguito di Lamezia Terme. È stato, inoltre, Presidente della Seconda Sezione della Commissione Tributaria di primo grado nonché componente della Commissione di Disciplina dell'Ospedale cittadino.
Autore di innumerevoli scritti giuridici, e di poesie (mai pubblicati, né resi noti fuori della famiglia), è stato più volte relatore in svariate conferenze anche di argomento storico-letterario.

Anni di attività (50 compiuti?): si Avvocato penalista, di indubbia fama, ha difeso in svariati processi imputati o parti civili, in tutta Italia. Tra quelli più importanti e noti vanno ricordati: il primo processo in Corte d'Assise (maggio 1949) a Nicastro, nel vecchio tribunale, quando era allievo dell'indimenticabile avvocato Caio Fiore Melacrinis, in difesa di Giovanni Cantafio, da Cortale, imputato di duplice tentato omicidio. L'ultimo in Corte d'Assise a Catanzaro, nel 1999, in difesa di due medici.
E poi, il processo per il disastro ferroviario di Eccellente, per il sequestro Pacileo, per il sequestro Bilotti, per il sequestro e l'omicidio di Cristina Mazzotti, per l'uccisione della cantante Lolita. Ha iniziato a scrivere su Storicittà nel 1998, sul numero 68, con una serie di rievocazioni legate alle vecchie toghe lametine. Iniziò proprio con il suo maestro, l'avv. Caio Fiore. L'ultimo suo articolo (apparso sul n. 178 mese di dicembre 2009), dedicato alla morte dell'amico e collega Albino Mauro.
Rimasto vedovo della moglie, scomparsa il 3 aprile del 2003, si era lentamente ritirato a vita privata, anche a causa dell'insorgenza del morbo di Parkinson che sino alla fine non ha intaccato la sua lucidità e vivida intelligenza.

Persona schiva e riservata, non volle mai che venisse pubblicato il suo fotoritratto nell'occhiello dei suoi articoli, volontà in qualche occasione dai noi "aggirata", e puntualmente da lui fatta "ripristinare".

L'ultimo nostro contatto risale al mese di dicembre, per gli immancabili reciproci auguri natalizi. Alla domanda come si sentisse, egli mi ha risposto: «Caro Massimo, la salute è quella che è, e cerco di convivere come meglio posso con la malattia. Ma il guaio vero è la tristezza, alimentata dai tanti amici che ci stanno lasciando uno dopo l'altro».
Il riferimento era, da ultimo, per l'avv. Albino Mauro e poi per l'avv. Giovanni Renda (morto nel gennaio 2009) con i quali intercorreva un'amicizia che durava da quasi sessant'anni.
Con l'avv. Manfredi - senza ombre di retorica - se ne va un pezzo di storia autentica della nostra città. Egli è stato un uomo buono, retto, leale, generoso, legato intensamente alla sua famiglia. Con un solo aggettivo, un galantuomo d'altri tempi!

 


* Articolo è tratto dalla rivista d'altri tempi "Storicittà"anno XIX n°180,marzo 2010,pagg.47/48, Direttore-Editore Massimo Iannicelli.

 

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