L'avvocato Domenico Franzí da Sambiase, pioniere della cooperazione in Calabria

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L'avvocato Domenico Franzí

di Antonio Zaffina

Esuberante forte nel fisico e nel temperamento, lungimirante, generoso ed appassionato nello sposare la causa dei più deboli, era proprio nato per fare l'avvocato! Per molti anni, infatti, esercitò la sua professione nel Distretto della Corte di Appello di Catanzaro, quando gli abusi, i soprusi e le ingiustizie erano numerosissime e, soprattutto, di vecchio stampo. Allora i processi non erano freddi e discorsivi come quelli d'oggi, ma erano molto sentiti e richiamavano molto pubblico nelle aule giudiziarie che tuonavano per le accese, focose, appassionanti arringhe che i Principi del Foro tenevano in difesa di questo o quell'imputato.

E in quest'arte, ai suoi tempi, l'avv. Domenico Franzí, non fu secondo, dotato com'era di una corposa cultura polivalente e di un'oratoria faconda e fervente, capace di smuovere qualsiasi ostacolo si frapponesse lungo la via per l'affermazione della verità.
Temprato dalle tristi vicende della II^ Guerra mondiale, durante la quale fu pure Ufficiale di Fanteria, vivendo in prima persona e per pratica professionale i drammi, la miseria del tempo, il desiderio generale di un ritorno alla normalità, si dedicò subito a far politica, amministrando per quasi venti anni il Comune di Sambiase, quale Commissario dal 1943 al 1945, Consigliere comunale poi, Sindaco infine.

Nei tempi in cui il divario tra Nord e Sud si va facendo sempre più annoso e si allarga a «forbice»; in tempo in cui i Calabresi abdicano o vengono costretti ad abdicare alle loro attività avite ed alla utilizza-zione e valorizzazione delle loro risorse agricole, turistiche e termali; in tempi in cui le piccole e medie industrie calabresi, tra cui quelle agroalimentari, sono costrette a chiudere per dare luogo alla costituzione di cattedrali nel deserto (la SIR per tutte), a molti tornerà gradito e per altri potrà essere d'incitamento il ricordare sinteticamente la figura e l'opera di chi, fin dagli anni Sessanta, credette fermamente nello sviluppo autoctono della Calabria attraverso la via della cooperazione. E tale fu la strada precorsa dall'avv. Domenico Franzí, nato a Sambiase I'8 Febbraio del 1920 dall'avv. Luigi e da Stefania Ciliberti. Compiuti gli studi classici presso il Liceo Galluppi di Catanzaro, a soli ventuno anni si laureò in Giurisprudenza presso l'Università di Napoli.

Da primo cittadino e da politico illuminato, spese ogni sua energia per migliorare le condizioni di vita della popolazione e per realizzare opere di pubblica utilità che, ancora oggi, testimoniano la lungimiranza di chi le aveva concepite, richieste ed ottenute dall'on. Amintore Fanfani, in occasione della sua storica venuta in Calabria negli anni '50. All'importante uomo di governo, accolto in Comune dall'avv. Franzí, quale Sindaco, lo stesso avvocato rivolse l'accorata richiesta delle opere di cui sopra, nonché nobili e significative argomentazioni che le motivavano «sì da dare a questa gente contezza di essere partecipe del Consorzio civile ed evitare che le migliori energie lasciassero, non certo con gioia, ma con amarezza, la terra natia.»

Militò da sempre nella disciolta Democrazia Cristiana, partito nel quale ebbe vari incarichi di responsabilità e di prestigio a livello locale, provinciale e regionale. Quale appassionato e competente studioso di problemi agricoli ed economici, fu nominato Presidente del Consorzio Agrario Provinciale, componente del Comitato Regionale di Programmazione Economica, Vice Presidente Regionale dei Produttori Olivicoli, Presidente Provinciale e Consigliere Nazionale dell'Associazione Bieticoltori ed altro ancora. Pur impegnato su più fronti, l'avv. Franzí non trascurava gli studi di economia e sulla cooperazione, di cui allora si sentiva appena parlare.

Invitato da prestigiose istituzioni, negli anni '60-'70 tenne interessantissime relazioni su: Industrializzazione ed Agricoltura in Calabria; L'Agricoltura Calabrese ed il M.E.C.: II Latte: Industria e Dietologia, Agricoltura e Turismo nella Piana di S. Eufemia Lamezia (odierno agriturismo) e molte altre, anticipando così la futura evoluzione socioeconomica calabrese. L'avv. Franzí era convinto dell'urgente necessità per il Lametino e la Calabria d'intraprendere vie nuove, quali l'Associazionismo ed il Cooperativismo per superare l'atavico stallo e rompere l'isolamento socio-economico dal resto del Paese, utilizzando e valorizzando le risorse naturali esistenti.

Da qui la nascita, a partire dagli anni '60, della Cantina Sociale di Sambiase, della so.co.L., la Cooperativa del latte, a Nicastro, l'ubicazione a S. Eufemia Lamezia del primo grande complesso alberghiero, al servizio del Lametino e dell'intera Regione, la fondazione dell'O.T.A.C. (Organizzazione turistico - alberghiera calabrese). La Cantina Sociale era stata creata per valorizzare la vitivinicoltura, garantire un prezzo remunerativo alle uve, dare sollievo e dignità ai piccoli e medi viticoltori da anni alla prese con pesanti ristrettezze economiche e vittime degli abusi e dello strozzinaggio di mediatori e grossisti, i quali - approfittando dello stato di necessità dei produttori e delle favorevoli condizioni di mercato - vanificavano il lavoro ed i sacrifici dei produttori medesimi offrendo prezzi irrisori. A tale situazione si aggiungeva la grave esosità delle tasse, 'a fhundiaria, ossia i tributi sui terreni e le imposte sui prodotti agricoli, 'u dazziu. Tale stato di cose porterà nel 1956 allo sciopero delle carrette che da Sambiase si propagò a Bella e a Nicastro, dove si concluse senza nulla di fatto, tranne che le solite promesse di questo o quel personaggio.

Ma torniamo alla Cantina ed alla sua provvidenziale opera di trasformazione e commercializzazione associata delle uve e del vino. I benefici e le soddisfazioni non tardarono a venire con ricavi più remunerativi per i viticoltori e lusinghieri affermazioni dei vini Rosito, Caronte e Lametino, non solo in Calabria, ma anche in Italia per come dimostrato dalle notevoli spedizioni in varie regioni e, finanche, dall'allestimento di un frequentatissimo stand alla 45' Fiera Internazionale di Milano nel 1970.
Tale evento, veramente eccezionale per il Lametino e per una regione come la Calabria, lontani allora, come purtroppo anche ora, dalle grandi reti di commercializzazione, dimostrò che le intuizioni dell'avv. Franzí sull'importanza dell'associazionismo e del cooperativismo erano vere, valide e vincenti. E in tale senso egli si può considerare veramente il pioniere della cooperazione nel Lametino ed in Calabria, specie se si considera che, dopo le esperienze dell'avv. Franzí, nel nostro comprensorio e nella nostra Regione sorgeranno numerose cooperative agricole Fu questo un fenomeno che, anche se per pochi anni, valorizzò l'agricoltura ed i suoi prodotti, diede più potere contrattuale e, quindi, più reddito alle categorie interessate, più lavoro nell'indotto e, più complessivamente, maggiori benefici all'economia generale della Calabria. Ma come sempre accade, le cose belle durano poco, specie al Sud, dove ogni iniziativa, un po' per sciocche furberie e piccoli interessi locali e molto per la concorrenza sleale delle sovvenzionate aziende del Nord, sembra destinata a fallire. E così fu anche per la Cooperativa del latte. II tutto dovuto sia alle furberie dei produttori di uva, che visti i buoni prezzi sul mercato libero, non conferivano tutto il quantitativo prodotto, sia alle difficoltà creditizie, sia all'invasione di prodotti provenienti dal Nord, sia alla dissennata politica agraria nazionale e regionale che incoraggiava l'estirpazione dei vigneti e la macellazione delle vacche da latte. A ciò si aggiunge, infine, la creazione di un'altra Cantina, la Bruzia, ben presto anch'essa in difficoltà, per cui ai problemi della Cantina Sociale e della Cooperativa del latte, si aggiunsero anche quelli della Cantina Bruzia: tutte ebbero vita difficile fino a quando non vennero affidate in gestione all'ESAC prima e all'ARSSA poi (enti regionali di sviluppo agricolo) che, anno dopo anno, le stanno portando all'agonia. Così antiche attività come la vitivinicoltura e la zootecnia, unitamente all'indotto, sono state quasi distrutte, come pure tramontata sembra la possibilità di creare sviluppo autoctono.

Deluso ed amareggiato per la piega degli eventi, l'avv. Franzí tentò di liberare il Lametino dal vassallaggio politico ed economico in cui veniva tenuto nel contesto regionale, nonostante le sue enormi potenzialità fino ad allora vanificate. Per questo motivo negli anni '70 si candidò al Consiglio Regionale, ma - a causa della miopia e dell'egoismo di alcuni personaggi con responsabilità provinciali e locali - la sconfitta era dietro l'angolo. Ed essa fu tanto più cocente in quanto l'avv. Franzí, nonostante tutto, era giunto ad un passo dall'elezione. Da allora, dopo aver conosciuto il volto amaro della politica che lo aveva accomunato ad un altro protagonista della storia lametina, il sen. Arturo Perugini, fondatore della Città, si ritirò dalla politica e si dedicò a dirigere il grande complesso alberghiero, tuttora sito in Sant'Eufemia Lamezia, fino a quando un grave incidente automobilistico non lo minò nel fisico in modo considerevole.

Ripresosi, organizzò e diresse ancora per qualche tempo delle attività connesse al turismo. Avendo speso, ormai, ogni sua energia per l'affermazione del Lametino e della Calabria, logorato da una vita operosa costellata di immancabili sconfitte personali, ma anche di molte vittorie per il bene comune, si ritirò a vita privata fino a quando la morte non lo colse il 24 Gennaio del 1991.

 

Nb: L'articolo è tratto da "Storicittà", (mensile illustrato diretto dall'Editore e Resp. M.Iannicelli) ,pag.30/33 anno VII, n°69 Giugno-Luglio 1998,Tip. Stampa Sud - Lamezia Terme. E' severamente vietata la riproduzione salvo autorizzazione: email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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