Cronache Risorgimentali

L'avvocato Giuseppe Maione da Sambiase (1809-1890) cavaliere e patriota

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gmaionedi Vincenzo Villella

Un personaggio storico di Sambiase che non deve essere dimenticato, ma ricordato alle generazioni future accanto ai vari patrioti risorgimentali, è l’avv. Giuseppe Maione (1809 - 1890).
Nacque il 25 maggio 1809 da Pasquale Majone, ricco possidente originario di Conflenti e da Angela Cataldi. A dieci anni fu iscritto al seminario di Nicastro, retto allora dal vescovo Gabriele Papa (1819 - 1824) di Vietri sul Mare, prelato nominato direttamente dal re e quindi fedele esecutore degli ordini impartiti dalla Corte Borbonica di Napoli. Fu, infatti assai solerte nell'esecuzione della Bolla Ecclesiam contro la Carboneria.

Essendosi poi dichiarato apertamente contrario alla Costituzione concessa da Ferdinando nel 1821, fu costretto a fuggire via mare da Nicastro dopo aver provveduto a schedare tutti i maestri liberali della diocesi, obbedendo alla espressa richiesta del re. Prima di lui (dal 1809 al 1815) aveva retto la diocesi da assoluto padrone il vicario del rinunciatario vescovo Pellegrini, Raffaele Maria Mileti, già parroco di Altilia. Costui nel 1813. essendosi reso responsabile insieme al fratello delle delazioni contro i carbonari nicastresi, fu trucidato a soli trentasette anni davanti alla chiesa di S. Francesco.

Pasquale Maione era uno dei più attivi membri della vendita carbonara di Sambiase, guidata da noti esponenti del clero come l'arciprete Don Silvestro Andreasi, Don Giuseppe Matarazzo, Don Giorgio Sinopoli e Don Pasquale Tropea. Il seminario di Nicastro che era allora l'unica scuola della città, era già dalla fine dei 700 aperto alle nuove idee illuministiche e liberali formando la coscienza politica dei futuri sacerdoti protagonisti del Risorgimento come Pietro Ardito e Carlo Maria Tallarigo. Anche il giovane seminarista Giuseppe Maione ebbe modo di assimilare le istanze liberali e patriottiche proprio nel seminario. Lo confermava Alfonso Governa nel suo discorso commemorativo tenuto il 22 febbraio 1890 davanti al feretro del cav Majone: «A dieci anni viene chiuso nel seminario di Nicastro ove trova un altro fattore nella formazione della sua coscienza politica. Imperocché qui, insieme allo studio si venne maturando in lui l'amore per la sua patria oppressa e l'odio per la tirannide. Né vi sorprenda questo. Pensate che in tempi iniqui, nei quali ogni pacifica manifestazione di vita collettiva è vietata, il "pensiero" trova per e-splicarsi il suo terreno adatto nei seminari e nei conventi ove è riunione e scambio di idee e di sentimenti e da dove poi esce ad agitare le genti rompendo qualsiasi forma di freno».

Uscito dal seminario di Nicastro il giovane Majone proseguì gli studi a Catanzaro e poi a Napoli dove conseguì la laurea in legge il 9 giugno 1832. Rientrato a Sambiase esercitò la professione con grande abnegazione e alto senso della giustizia tanto da meritare di essere nominato Vice Pretore del Mandamento.

Anche in questo nuovo compito si distinse per professionalità, rettitudine, prudenza ed equilibrio nell'amministrazione della giustizia. E ciò perché la sua mente e il suo cuore erano stati informati fin dalla fanciullezza ai sani principi della vera scienza e della vera morale. Era considerato perciò l'idolo di Sambiase, speranza e sollievo dei sofferenti e degli oppressi, anche grazie al matrimonio con Giovanna Tropea indicata come donna di alti principi religiosi e morali: entrambi trasmisero ai figli (un architetto, un medico, un dottore in legge, un sacerdote) il senso dell'onestà e del dovere.
Del giovane avvocato Giuseppe Majone va ricordata però soprattutto l'azione cospirativa contro la polizia borbonica a fianco dei più noti patrioti sambiasini che avevano in Giovanni Nicotera e Giovanni Maria Cataldi i punti di riferimento del Comitato rivoluzionario. Due volte Majone fu arrestato insieme ad altri cospiratori sambiasini e rinchiuso nel carcere di Crotone.

Nel 1848 partecipò al moto rivoluzionario guidato da Francesco Stocco. In particolare egli insieme ad altri quattro giovani del Comitato rivoluzionario fu prescelto per intercettare le regie poste ed interrompere così le relazioni tra la polizia e il generale Nunziante. Fu uno dei più attivi all'arrivo di Garibaldi e durante il plebiscito fece da mediatore allorché molti sambiasini si erano rifiutati di andare a votare per l'annessione al regno di Vittorio Emanuele II. Più tardi il governo lo insigniva della Croce di Cavaliere.

Tra i tanti discorsi di Majone ci limitiamo a citarne due particolarmente esemplari: quello del 25 luglio 1866 per la candidatura di Mazzini a deputato del Circolo di Nicastro e quello del 7 settembre 1882 per l'inaugurazione del monumento a Giovanni Nicotera.

Tra le tante attestazioni di solidarietà e di stima pervenute alla famiglia dopo la sua morte, merita di essere citata. oltre a quella del generale Francesco Materazzo (Napoli, 1 marzo 1890), quella veramente esemplare del Presidente di Cassazione Domenico Porchio e di sua moglie Ersilia Nicolucci (Catanzaro, 2 marzo 1890).

Scrive il Presidente al figlio, prof. Vincenzo Maione «Per tuo padre ebbi un culto di venerazione. Conobbi in lui il gentiluomo perfetto ed il cittadino intemerato. Sempre buono ed equanime, prudente, generoso, amabile, cortese, ispirava tale benevolenza ed un sentimento di rispetto da rimanerne compreso ed ammirato. Fu un vero Cavaliere antico ed in tanta corruzione di uomini e di casi, con contrasto ammirevole, l'austerità della sua figura serviva di nobile esempio e destava soggezione ai tristi. Compreso dai più sacri ideali di famiglia, seppe, in epoca di vergognoso oscurantismo, educare ed istruire tutti i suoi figli assolvendo così uno dei più difficili compiti che non ebbe riscontro nei suoi conterranei. Amò la patria per convinzione a costo di tanti sacrifici che ritenne compensati con il conseguito intento di cui andava orgoglioso e fiero. Importanti servigi rese al suo paese coi consigli e con l'opera, ed anche carico di anni adempì ai sacri doveri di uffizio, mitigando spesso il rigorismo della legge col sentimento della clemenza».

nb: L'articolo è tratto da "Storicittà", (mensile illustrato diretto dall'Editore e Resp. M.Iannicelli) ,pag.4-6 anno X, n°102 Dicembre 2001,Tip. Stampa Sud - Lamezia Terme. E' severamente vietata la riproduzione salvo autorizzazione: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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