Il maestro Salvatore Belvedere

Condividi

Il maestro Salvatore Belvedere

Una figura di educatore
di Santo Sesto

L’ insegnante elementare Salvatore Belvedere era nato nel 1908, ha conseguito l'abilitazione magistrale nel 1926 e superato il concorso nel 1927, all'età di 19 anni, classificandosi il 150° su 491 candidati idonei. Sua prima sede di servizio fu la frazione Acquafredda del Comune di Sambiase, dove prestò la sua opera, per quattro anni, dall'anno scolastico 1928/29 al 1931/32.A partire dall'anno scolastico 1932/33, e fino al 1973/74, egli prestò servizio, ininterrottamente, per 42 anni, nelle scuole elementari di Sambiase-Centro. Fu collocato in pensione, il I° settembre 1974, con 46 anni di servizio di ruolo e 65 anni d'età.Questa, a grandi linee, la carriera magistrale del maestro Salvatore Belvedere.

A parte la sua lunga durata e la circostanza del concorso magistrale superato brillantemente in età giovanissima - cosa che fa arguire come il Nostro fosse in possesso, già fin d'allora, di una solida preparazione umanistico-pedagogica essa sembrerebbe non aver nulla di eccezionale e di particolarmente rilevante. Ma, a guardare più a fondo, ci si accorgerà che le cose stanno ben diversamente.II maestro Belvedere, superato il concorso ed ottenuta, come sede di servizio, la frazione Acquafredda di Sambiase, modesto agglomerato urbano, situato ad oltre mille metri di altitudine, e che, in quel tempo, era completamente tagliato fuori del consorzio civile, fu come proiettato in un pianeta lontanissimo e sconosciuto.Egli, infatti, venne a trovarsi, solo, giovanissimo, inesperto, sostenuto soltanto dal suo entusiasmo e dalla sua straordinaria forza di volontà, alle prese con una scuola unicapluriclasse, frequentata da 54 fanciulli malnutriti, svogliati, indocili, refrattari all'ordine e alla disciplina.La situazione era tale da far tremare davvero le "vene e i polsi" e da scoraggiare anche i maestri più volenterosi e più esperti.

Ma Salvatore Belvedere, con la sua tenacia, con l'impegno, con l'operosità, con la pazienza, con lo spirito di abnegazione, che gli erano propri, riuscì, pian piano, a far breccia in una realtà scolastica e sociale che era, allora, tra le più difficili e drammatiche delle nostre zone.In breve, egli riuscì a conquistarsi le simpatie di tutti i fanciulli del luogo, sì da potere incidere positivamente nella loro condotta e nelle loro abitudini di vita. Riuscì, in pari tempo, ad entrare nelle grazie delle famiglie, di cui divenne, sovente, il consigliere e il confidente.Gli alunni iscritti alla scuola che al suo arrivo nella frazione erano soltanto 54 unità, salirono, rispettivamente, nei tre anni successivi, a 70,83 e 96, tanto da rendere necessarie, di lì a qualche tempo, l'istituzione della quarta classe e l'assegnazione al plesso di un secondo insegnante.Raccontare queste cose, oggi che le classi hanno un numero di alunni che si conta sulle dita, potrebbero sembrare inverosimili; esse sono, invece, circostanze tutte documentate e che dimostrano quanto difficili siano stati gli inizi della carriera del maestro Belvedere.Ma con l'anno scolastico 1932/33, all'età di 24 anni, egli, temprato nel carattere, affinato sotto il profilo umano, arricchito e reso più maturo professionalmente e culturalmente, giunse per trasferimento a Sambiase.Qui diede inizio a quel magistero educativo che si sarebbe dovuto protrarre per oltre un quarantennio, fino alla conclusione della sua carriera.

Egli s'impose subito all'attenzione di tutti pur rifuggendo sempre da ogni atteggiamento di ostentazione e di protagonismo per la serietà, la diligenza, la solerzia, con cui attendeva all'assolvimento dei suoi compiti e godé sempre d'una grandissima considerazione presso i superiori, le famiglie, i colleghi e gli alunni. I direttori didattici che si sono avvicendati nel Circolo di Sambiase l'hanno tutti apprezzato per il suo attaccamento alla scuola, per le sue eccellenti qualità intellettuali, morali e di carattere ed hanno espresso sempre giudizi particolarmente lusinghieri sulla sua attività educativa. I genitori degli alunni, poi, hanno sempre avuto per lui un'ammirazione sconfinata, quasi un culto, ed hanno considerato un singolare privilegio l'aver potuto affidare i loro figli alle sue cure. La loro devozione per lui, non disgiunta da una profonda riconoscenza, non è mai venuta meno, neppure dopo che i loro figliuoli han cessato di essere suoi alunni.I suoi colleghi, poi, specie quelli che han lavorato insieme con lui nella stessa scuola, hanno sempre subìto il fascino della sua personalità ed hanno tutti riconosciuto il suo valore come uomo e come maestro; essi ne hanno sempre apprezzato il vigore intellettuale, l'acutezza dell'ingegno, la chiarezza delle idee, la logica stringente, la compostezza del suo comportamento, che era indice del suo ordine interiore; hanno sempre ammirato l'efficacia del suo metodo educativo, la sua non comune sensibilità per i problemi della scuola, la sua grande apertura mentale, che lo induceva a sperimentare e verificare, nella propria classe, nuovi metodi e nuove tecniche d'insegnamento e, soprattutto, la sua esemplare assiduità, che l'ha portato a compiere, nell'intero arco della sua carriera magistrale, meno di 50 giorni di assenza, quanti un comune maestro o un comune impiegato statale ne compie, non di rado, in un solo anno.Non c'è maestro giovane o anziano che fosse che, trovandosi in difficoltà, non abbia pensato di ricorrere al maestro Belvedere, di avvalersi della sua esperienza e della sua saggezza.

Ed egli, sempre umile, modesto, discreto, paziente, sapeva trovare, per ciascuno, la parola giusta, sapeva dare a ciascuno il consiglio, l'informazione, lo schiarimento, di cui aveva bisogno.Quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di essergli amici debbono francamente confessare (e in ciò il sottoscritto vuole essere tra i primi a farlo) che gli sono tutti chi più chi meno debitori di qualche cosa. Ma a sperimentare maggiormente l'incomparabile efficacia della sua arte pedagogica, la vastità del suo sapere, la grandezza del suo animo, sono stati specialmente i suoi alunni, i figli del popolo, a cui egli ha dispensato quotidianamente, con amore e dedizione, il pane della sapienza, i quali, ancor oggi siano, essi, professionisti, impiegati, artigiani, agricoltori, operai vanno fieri di essere stati allievi del maestro Belvedere e tutti ricordano, con immensa gratitudine, le sublimi lezioni di vita che egli ha saputo impartir loro.

Ma, che cosa aveva, Salvatore Belvedere, di così eccezionale per meritare un affetto così smisurato, una così grande ammirazione da parte di tutti? In che cosa risiedeva propriamente il segreto dei suoi successi nel campo dell'educazione? Ad un tale interrogativo si può senz'altro rispondere che egli è stato un maestro nell'accezione più alta e più nobile del termine, un maestro come pochi hanno saputo essere, perché egli è stato un uomo immensamente buono, uno di quegli esseri eletti, che - come ha scritto qualcuno - "dovunque s'incontri, bisogna tendergli la mano e stringerselo contro il cuore".Non sarebbe, infatti, potuto essere il maestro che è stato, se non avesse posseduto in modo superlativo certe virtù che tutti unanimemente gli riconosciamo. Se è vero che il maestro educa più con quello che è che non con quello che sa, si può affermare che Salvatore Belvedere è stato grandissimo come maestro, perché ottimo è stato come uomo.E invero, la gentilezza, la disponibilità verso tutti, la soavità dei modi, la mitezza, l'affabilità e la signorilità dell'animo sono state sempre le qualità abituali del suo carattere, le qualità che l'han reso caro a chiunque abbia avuto rapporti con lui.Ma ciò che egli ha sempre posseduto in sommo grado, ciò che ha contraddistinto il suo operato, è stata la sua immensa generosità. Al riguardo, non ci si può esimere dall'accennare ad un episodio molto significativo.Nel 1966 il maestro Belvedere, al suo 36° anno di servizio, fu segnalato, per iniziativa della Direzione didattica, alla Fondazione Colombo di Milano per l'aggiudicazione del Premio al Merito Educativo.Espletato il concorso, i maestri premiati furono pochissimi e furono "cercati - è detto testualmente nella relazione della Commissione Giudicatrice tra i Maestri più nascosti, tra quelli che non hanno mai tenuto ad un pubblico riconoscimento, che non hanno cercato raccomandazioni per esaltare la loro opera,... tra quelli che non hanno mai abbandonato la scuola attiva".

Tra di essi, vi fu il nostro Belvedere, al quale fu concesso il premio con una superba motivazione nella quale si legge, tra l'altro: "L'intera popolazione di Sambiase ha per lui una stima smisurata ed i suoi ex alunni considerano titolo di merito l'essere stati suoi scolari.Questo maestro esemplare ha lavorato e continua a lavorare in silenzio, senza risparmio di tempo e di energia ed anche oggi, ormai prossimo alla conclusione della sua carriera, è sempre sulla breccia, più dinamico e giovanile che mai". Convocato a Milano per la consegna dei premio, gli fu dato, insieme con una pergamena, un assegno di L.500.000,che,per quei tempi, rappresentava una somma ragguardevole. Ebbene, il maestro Belvedere non tenne la somma per sé: vi aggiunse il resto ed acquistò un'Enciclopedia Treccani, di cui fece dono alla Biblioteca Magistrale di Sambiase, perché servisse per l'aggiornamento culturale dei maestri.L'episodio è di per sé significativo e non ha bisogno di commenti: esso dimostra quale uomo eccezionale fosse Salvatore Belvedere e come, in fatto di generosità, egli fosse addirittura unico. Per questo e per i numerosi altri episodi di generosità di cui è costellata la sua vita ma, soprattutto, per l'esempio luminoso che egli ha dato a tutti come uomo, come educatore, come cittadino e - aggiungiamo - come cristiano convinto, egli ha il diritto di ricevere tutta la nostra stima, il nostro affetto, il nostro ricordo più vivo, la nostra profonda gratitudine.

Riteniamo che un modo concreto di dimostrargli la nostra riconoscenza anche per riparare alla mancanza di riconoscimenti ufficiali da parte del Ministero della P.I. - possa essere quello di intitolargli, almeno, un'aula dell'edificio scolastico "E. Borrello" di Sambiase, aula che potrebbe essere, molto opportunamente, quella che ospita la Biblioteca Magistrale, quella biblioteca che Salvatore Belvedere ha contribuito ad arricchire con la sua generosa donazione.E ciò, in attesa che vengano assunte altre iniziative atte a tramandare la sua memoria alle future generazioni.

L' Articolo è stato tratto integralmente dal mensile CITTA' – ANNO VII – N° 3 - pubblicato nel MARZO 1992 .

free template joomla 2.5