tradizioni

Il compare d'anello

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(articolo curato da Giuseppe Ruberto)
da libro SPIGOLATURE DEL PASSATO di Francesco Tropea

IL COMPARE D'ANELLO

Anni '60 - La sposa esce da casa accompagnata dal compare d'anello in chiesa (Sambiase fine anni '60- Rione S.Nicola - foto Pasquale Muraca - Felicia Muraca in Damiano esce sposa da casa accompagnata dal cugino Pasquale Muraca facente compare d'anello)1.

Per il ruolo del compare d'anello, veniva scelto il migliore amico, un parente facoltoso o un amico di famiglia indicato da molti come una persona a modo, molto giudizioso (da prendere come modello), dato che il ruolo del compare d'anello era importante. Se il compare era coetaneo degli sposi, li seguiva come un fratello, aiutandoli nelle controversie, se era più grande, li seguiva come un secondo padre dando preziosi consigli per la riuscita del loro cammino in comune.

In molte famiglie era in uso che il compare d'anello, battezzava il primo figlio, o la moglie la prima figlia, consolidando ancor di più quel vincolo ritenuto quasi familiare. Questo vincolo aveva inizio la mattina delle nozze. Se il il compare d'anello era sposato, si recava a casa della sposa con la moglie per infonderle coraggio, dicendole che l'aspettava una vita molto bella; poi con la sposa al suo braccio e lo sposo alla spalla della comare, o se il compare non era sposato, alla spalla della madre di costui o di una sorella. Si apriva il corteo formato da parenti, amici ed invitati, a piedi, come era in uso allora, sotto una pioggia di riso misto a palli `i surrnuni, grossi confetti e spiccioli che facevano scatenare i ragazzi nella gara a chi riusciva a raccoglierne di più.
Arrivati alla porta della chiesa, il compare cedeva la sposa allo sposo, prendeva al suo braccio la propria moglie e si avviavano all'altare. Quando veniva il momento, infilava al dito della sposa il grosso anello che suggellava un patto di eterna fratellanza. Dopo una settimana dal matrimonio, niscianu `i zziti, gli sposi uscivano e finivano di "ricogliari i cumprimenti ", cioè i doni e le buste con i soldi.
Per il compare d'anello era in uso che invitasse gli sposi a casa sua ed era già come una riunione di famiglia, si chiedeva agli sposi come si andava, come si trovavano e se c'era qualche lato un po' oscuro; il compare d'anello, con la qua esperienza. dava i primi consigli utili affinché tutto andasse bene. Dono che gli sposi erano stati ospiti del compare d'anello, era il loro turno invitare il compare e la comare, per dare prova di come si erano saputi calare nel ruolo di marito e moglie e futuri capi famiglia. Inutile dire che in queste allegre tavolate, vi erano pure i familiari di entrambi e che tutto ciò si concludeva con abbondanti bevute e la promessa di ritrovarsi spesso, e così in ogni festività, o l'uno o l'altro erano col pensiero che dovevano invitare il compare, e questo compare detto pure "Sangiuanni" era chiamato così da tutto il parentado, durava per due o tre generazioni e quando passavano l'uno o l'altro davanti alla sua casa, anche se non vedevano nessuno della famiglia, si toglievano il cappello e salutavano i muri, cosa da far riflettere diversi parenti di oggi. Succedeva che tra due compari, diciamo quello d'anello, aveva una sorella o un fratello e il suo precedente compare faceva da compare d'anello ad uno dei due, questo veniva chiamato "Sangiuanni fruntali ", come dire compari bifronte.

 

Nota di Giuseppe Ruberto

1. Oggi gli sposi si trovano residenti negli Stati Uniti d'America - In questa rara foto si può intravedere uno scorcio di casa "Muraca" con la sua famosa fontana " i Santu Nicola " e la Santa Cruci posta al muro. Ricordiamo che nella piazzetta S.Nicola vi era la chiesa eretta da una confraternita. Nell'ottobre del 1810 a seguito di visita del Vicario Generale della Diocesi di Nicastro Mileti Cantore la chiesa venne soppressa. Mentre verso la fine degli anni '60 del ' 900 a causa di ammodernamenti urbani parte dell'antico rione di "Santu Nicola" e la casa dei "Muraca" vennero rasi al suolo. Il poeta in vernacolo sambiasino Salvatore Borelli ne scrisse a memoria dei posteri una commovente poesia -

"Santu Nicola"
"Santu Nicola mia, víacchju adurátu,
chá dintra ndúvi a ttía m'haju allivátu!
Nemménu tu fhurtúna nd'hai avútu,
chíllu ricíattu túa l'hánu sciundútu!
"Chíni di fhóra véni...d"intra ti caccia".
Arménu 'a cruci t"a putíanu lassári, ch'allu bisúagnu cci jíamu a prígáre.
Quandu ti guardu 'a víju ancóra 'a casa 'i Muràca ccu lla scala 'i fhóra,
i loggi, i curníciúni e lli vignána, ...cum'éra dúci 'a fhuntána!
Assimigliáva 'na mamma cha i figli 'un vo' smammári, si nd'ha 'na muriána....."

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