Cronache tra il 600 ed il '700
Il declino di S.Eufemia del Golfo e l'esodo dei suoi abitanti
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Il declino di S.Eufemia del Golfo e l'esodo delle famiglie nella vicina Sambiase
di Giuseppe Ruberto
La cronaca ci riporta nei giorni 27 e 28 marzo del 1638 (vigilia della festa delle Palme) dove, a causa di una scossa, tellurica perirono in Calabria tra le 10 mila e le 30 mila persone . L’antica Abbazia Benedettina che era stata fondata tra il 1062 ed il 1065 sui resti un monastero bizantino dedicato a S. Eufemia martire di Calcedonia, cadde in rovina. La stessa era fin dal 1300 tenuta dall’Ordine degli Ospedalieri di S. Giovanni di Gerusalemme, il quale Ordine, dal 1529 fu rinominato col nome di Ordine dei Cavalieri di Malta.
Agatio di Somma (poeta lirico, vescovo e accademico), ci tramanda ulteriori preziose notizie su quel terribile sisma attraverso il suo libro – Historico racconto dei terremoti della Calabria dall’anno 1638 all’anno 1641 – citando anche i danni e il numero dei morti in Sant’Eufemia e Sambiase.
Ecco quanto scrive: …” Fra i luoghi che maggiormente soffriron la strage, fu Santa Eufemia della giurisdizione di Malta, posta in riva del mar Tirreno…trovavasi in quella chiesa il Padre Francesco Pistoia dell’ordine riformato di San Francesco il quale ascoltando le sacre confessioni mentre egli avea già disciolti alcuni dalle loro colpe, e in altri esercitava quell’officio di salute immortale, restò con esso morto e sepolto… Perì con esso Onofrio Cataneo su il primo fiorir della gioventù…. Ed ancora…” Nella fertil pianura di San Biasi, che corse non dissimil fortuna, se non che questo per la frequenza di terrazzani sentì maggiore la strage. Cinquecento se ne annoveraron[o] tra i morti…”
Alfonsino Trapuzzano (studioso di storia locale, personaggio appassionato della sua terra di Gizzeria fece numerosi studi e ricerche sulle origini e racconti sui personaggi che la hanno attraversata) scrive.. “ Per volontà del Gran Priore di Malta le famiglie superstite (… Famularo, Lascala, Fabiano, Fagà, Zaffina, Bernado, Cupiraggi, Jannazzo, Mauro, Pansino, De Biase etc.etc. ) furono dislocate in una zona più in alto, in delle casette di paglia, poste nei pressi di una vecchia chiesetta”.
In questo periodo pur considerando che il Governatore e lo stesso Priore diedero iniziò alla costruzione di un nuova chiesa sotto il titolo di S. Giovanni Battista, le famiglie sopraindicate, come accertato da ulteriore mia ricerca, emigrarono (almeno come abitazione) in gran parte verso la vicina Sambiase.
Non sappiamo a tal riguardo se le famiglie sopra menzionate da quale luogo provenissero originariamente. Se al tempo del Guiscardo qualche avo riconducibile a questi nuclei avesse usufruito delle immunità per i perseguitati di giustizia poiché rifugiandosi nell’Abbazie e chiese non potevano esser arrestati in flagranza.
Certamente dalla lettura di alcuni documenti si evince che tra la seconda metà del 1200 e quella del 1400 il territorio abbaziale di Sant’Eufemia, a causa dell’immunità, era divenuto un covo di malfattori provenienti da ed oltre i confini delle Calabrie.
L’Abbazia Benedettina prima e Sant’Eufemia del Golfo dopo vantavano, come abbiamo visto, un organo amministrativo a sè stante, grazie alla presenza dei Cavalieri di Malta.
Ulteriori miei ricerche ( tra queste quelle effettuate sul Catasto Onciario 1746 di Sambiase) accertano che le famiglie Volpe, Carino, Costanzo, Vertino, Nasdeo, Palazzo, Ciaccio, Andreaggi, Marano etc. etc… godevano di beni distribuiti in tutte le contrade del territorio della Diocesi di Nicastro.
Ancora lo stesso studioso Trapuzzano ci informa che, ripresasi economicamente ed amministrativamente, Sant’Eufemia del Golfo con terremoto del 1783 ebbe il suo declino finale.
In questo ulteriore triste frangente le rimanenti famiglie si trasferirono chi a Sambiase, altre come i Bonadio, Caruso etc. etc. nella limitrofa Nicastro, altre ancora si fusero con la popolazione di Gizzeria.
Con l’occupazione francese (1805 – 1816) Sant’Eufemia del Golfo divenne una frazione.
Oggi sul portone principale della chiesa di S. Giovanni Battista si può ammirare lo stemma dei Cavalieri di Malta, e nell’antistante spazio del sacrario, alcune colonne di granito (di cui due di chiara origine bizantina) a dimostrazione del suo grande passato.