Cronache tra il 600 ed il '700

I terremoti, gli intrighi, i litigi e una sequela di omicidi eccellenti nella decadenza del baliaggio di Sant'Eufemia

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I terremoti, gli intrighi, i litigi e una sequela di omicidi eccellenti nella decadenza del baliaggio di Sant'Eufemia.

 

di Giuseppe Ruberto

Breve PREMESSA: L’Ordine degli Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme nacque dagli interessi comuni tra la Monarchia angioina e il Papato. Tra esse si stabilì un rapporto di fiducia permettendo agli adepti di fare carriera grazie a legami di tipo familiare che li univa a Papi e Maestri dell’Ordine. L’ascesa dell’Ordine fu determinata non solo in termini di patrimonio e prerogative, ma anche dalla presenza di fratres francesi e provenzali nelle domus del Mezzogiorno d’Italia.

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A Sant’Eufemia la vecchia (ovvero Abbazia Benedettina) i Priori attestati tra la fine del XXII e la metà del XIII erano italiani, poi furono sempre provenzali. La comparsa del Priore, al posto dell’Abate, indica che il monastero era in sensibile decadenza. Questi erano talmente diminuiti da ridurre l’abbazia in priorato.
Ad essere designato quale precettore del baliaggio di Sant’Eufemia fu tale Pierre de Musac, nominato dal Re a capitano di Nicastro, Maida, Tiriolo e Castiglione, con un delicato incarico destinato alla difesa della costa lametina dal pericolo aragonese e dei rebelles siculi. Il Priore di Sant’Eufemia, secondo alcune cronache, …” approfittò del suo ruolo politico per compiere soprusi in Calabria nei confronti di possedimenti e vassalli per cui dovette lasciare l’incarico di capitano perché chiamato...”.
Alcuni anni dopo fu chiamato Falcone Paucapalea e poi ancora Manuele di Chabaut raccomandato da Gregorio XI. Poi sarà la volta di Filano Ruffo a questi gli succede Giorgio Seripando.
S. Eufemia divenne il principale domus calabrese degli Ospedalieri di San Giovanni divenendo un baliaggio capitolare, ovvero, non era aggregato ai priorati esistenti dell’Ordine dei Cavalieri di Malta quali: Priorato di Capua, Baliaggio di Napoli, Baliaggio della Trinità di Venosa, Priorato di Barletta e Baliaggio di S. Stefano di Monopoli, ma dipendeva direttamente da Malta.
Il godimento quindi della precettoria del baliaggio di S.Eufemia coinvolse appartenenti ad illustri famiglie che si avvicendavano nel baliaggio e che spesso attuavano malversazioni approfittando del ruolo. In Calabria l’indebita appropriazione di beni altrui coinvolse tutti i Cavalieri compreso il Maestro di Rodi e la consorteria dei Pontefici la quale, per denigrare l’avversario, usava spesso e a proprio piacimento la scomunica… nemico della Chiesa.
E’ chiaro che essendo il Baliaggio di S. Eufemia “capitolare”, l’amministratore con sede in Malta ricorreva a quello che oggi chiameremmo sub-appalto. Si stabiliva il mondo feudale, il mutuo rapporto di fedeltà alla sottomissione all’autorità per la contropartita economica. Il gran Maestro con sede a Malta affittava ai Priori di turno i quali, in cambio di favori (come vedremo in avanti) lo affittava al Venerabile di quella famiglia, il quale lo sub-affittava al Vassallo che istituiva il raccordo tra i poteri locali (signorili) dell’aristocrazia e la gerarchia di poteri pubblici.
Non fu un caso che nel corso di quegli anni in tutti i territori del meridione d’Italia il titolo di “barone” era molto di moda in queste famiglie tutt’altro che di origine patrizia !!
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Secondo un censimento il baliaggio era composto per un totale di 132 gabelle, di cui 64 nei territori di S.Eufemia, Nicastro e Maida e 68 tra Gizzeria e Castiglione. Complessivamente 2000 ettari. Vi erano anche le grancie di Crotone e Belcastro i cui affittuari erano i fratelli Suriano. Il baliaggio aveva cospicue rendite in natura o in ducati dai dazi, pedaggi, affitti dei terreni, sui pascoli, sul bestiame e sulla pesca.
Tra alti e bassi la crisi maggiore avvenne con il terremoto del 27 marzo 1638. Molti centri urbani della Calabria furono rasi al suolo, tra cui la stessa Sant’Eufemia la Vecchia ovvero l’Abbazia di S. Eufemia (come già ricordato in un altro mio articolo).
Attorno al 1640 circa si costruì il palazzo del baliale (di cui oggi restano i ruderi) in quell’anno il baliaggio di S. Eufemia la Nuova ospitò un contingente di profughi albanesi. Fu in questo periodo che il ceto nobile nicastrese si fece largo nei vertici dell’amministrazione stessa del baliaggio. Gli stessi comprano un cospicuo numero di censi bollari, vincolano e rivendono, prestano denari alle università.
Si insediano nella Diocesi i cosiddetti chierici i quali costituiranno un piccolo esercito di servienti…vigilano i campi, alzano i mantici dell’organo, rassettano i tetti. In cambio godono il “Foro della Curia nel quale vogliono giudicati”, i canoni e l’esecuzione del pagamenti. Il questo periodo nascono a Sambiase diverse Congreghe laiche, costituite ai vertici dai signorotti di buona famiglia (un tempo guardiani di campi al servizio del Marchese).
Ottengono i migliori censi perpetui dalla mensa vescovile e dai conventi. Si aggiogano al carro degli ecclesiastici e del Capitano giustiziere.
Di queste congregazioni laicali lo stesso vescovo Puglia ebbe a lamentarsi…”non obbediscono ai nostri decreti per cui bisogna ricorrere al tribunale misto..”
Il sistema di governo spagnolo era quello di spingere alla gelosia ed all’odio i vari gruppi, o di ordire complotti persino tra i componenti della medesima fazione, affinché si scannassero tra loro, impedendo così in una insurrezione generale; e questo era facile operando con qualsiasi mezzo, come la corruzione la concussione.
Molte sono le Relazioni ad limina dei vescovi della Calabria che attestano il clima dello scompiglio tra la popolazione.
In molti paesi della Calabria si ebbero delle rivolte anti feudali tra queste nella città di Nicastro scoppiò la rivolta popolare, la quale, pur manifestandosi in termini non violenti, fece rinchiudere nel capitolo il Vescovo ed i suoi ecclesiastici.
Intanto nella “fabbrica dei feudi e delle gabelle in affitto” la cui sede è posta sul colle dell’antica città di Terina”, viene eletto nel 1655 Fra Pietro Anselmi. Questi con istrumento rogato nella città di Messina affitta il baliaggio all'Ill.mo Signor fra Scipione Cicala; alla ragione di ducati quattromila e quattrocento l'anno che lo terrà fino al 1659.
Nel 1705 il Balì, l’Ill.mo Sig. Fra Stefano S. Vitale con istrumento rogato a Parma, affitta il Baliaggio di S.Eufemia , al sig. d° Gio: Maria Macchioni di Modena per anni cinque con l’obbligo di pagare ducati tremila ottocento quaranta. Alla suddivisione dei proventi sono interessati: il Duca di Zagarolo Rospigliosi e tale Cav. Ferretti di Parma.
Nel 1748 il Balì Girolamo Statella passò a miglior vita e a subentrarne fu chiamato Francesco Pappalettere, il quale non pose mai piede a S.Eufemia poiché residente e domiciliato nell’isola di Malta.
La famiglia del Pappalettere apparteneva alle famiglie patrizie di Barletta, feudataria dal XIV secolo, ricevuta nell’Ordine di Malta nel 1650.
Dal suo convento di Malta il Gran Priore (Pappalettere) si impegnava a stipulare un contratto d’affitto a vita naturale durante al Venerabile Balì Frate Francesco Parisio ed al fratello di costui Cav.re Frate Giuseppe. L’atto prevedeva 1.000 ducati di fitto annuo; per il secondo e terzo triennio 1.500 ducati; durante il resto della loro vita 2.000 ducati..
I Parisio facevano parte delle famiglie patrizie cosentine dal XV secolo. Furono nell’Ordine dei Cavalieri di Malta e nel suo Priorato.
Si ebbe a constatare, secondo alcuni emissari del Pappalettere a Malta, che i Venerabili cavalieri di S.Eufemia erano incuranti nel gestire il grande patrimonio a loro affidato. Gli stessi procuratori del comun tesoro ed il nuovo Commendatore che da lì a poco si stava per insediare, si difenderanno davanti alla Corte sostenendo che tale “disgrazia”, era dovuta all’indolenza dei vassalli e delle università confinanti…avvezzi all'ingrassarsi.
Il Gran Priore di Malta, riprendendo le redini della Giustizia, sperava di poter riparare dando l’incarico al Cav. D° Giovanni Antonio Lamberti …ove far ripigliare il comun tesoro mal gestito. I Parisio da canto loro gli imposero di vigilare in loro nome sulle riscossioni, che chiamavano del Mortorio e del Vacante [ Per Mortorio s'intendono i frutti della Commenda e per Vacante i frutti di un anno che si raccolgono dal precedente Mortorio ].
Più in generale i Parisio consegnavano al Lamberti quelle che erano le loro malefatte (Per tale motivo nascerà più tardi un ulteriore lite tra le due famiglie). L’aspettativa dei Parisio era che il nuovo amministratore in virtù dell’investitura, costringesse i debitori morosi al pagamento del dovuto per loro conto. Questi, a forza di rimedi legali, ebbe ad iniziare più contenziosi …” opponendosi alli vassalli, e alli popoli confinanti, che presumevano di voler senza freno continuare a pescare ne fiumi, e nei laghi, e a far legna nelle selve del baliaggio di Malta etc.etc.”
Numerose furono le liti davanti ai giudici della Regia Udienza di Catanzaro tra i vassalli di ogni paese contro i Cavalieri del baliaggio di S. Eufemia. Tra questi citiamo alcuni possidenti terrieri di Sambiase come Pugliese, Ammedola, Mauro, Matarazzo, Brunetti, Fabiano, Famularo etc.etc, inclusi i baroni di Cropani e di Martà.
I rimedi del Commendatore Lamberti furono mal sopportati da quella gente che, accusandolo davanti nella Corte di Napoli di pretendere più di quanto dovuto, lo fecero rimuover dal Baliaggio, Tra i fautori anche il Vescovo di Nicastro , Achille Puglia.
Il notaio Mauri quale procuratore del Vescovo, davanti al Consiglio Napoletano, affermava nelle more del dibattimento che il balì Parisio (rientrato in possesso del baliaggio), avrebbe alterato alcune testimonianze.
Malgrado ciò, il cav. Lamberti ebbe la gloria di ritornarsene al Baliaggio , assolto da ogni calunnia di cui era stato a torto accusato. Su queste controversie egli scrisse il “Memoriale Raggionato” .
Ancora una volta il baliaggio gerosolimitano di Sant'Eufemia ricadde in un clima tutt'altro che distensivo. Gli intrighi e litigi scatenarono una sequela di omicidi eccellenti nei vari feudi tra i Venerabili Commendatori ed i signorotti.
Di questi tragici avvenimenti (ne faremo anche cenno) furono motivo di una relazione dello stato del Baliaggio, fatta nell’anno 1751 da due cavalieri gerosolimitani francesi, Fra Martino de Charmailles e Fra Antonio de Saintoven dove si legge:
" ...Non avendo in questo dominio campeggiata nei passati governi la giustizia, i vassalli, proclivi alla vendetta, proruppero in mille delitti. Li più ricchi divennero tiranni, ed i poveri facinorosi. Quelli col denaro si liberavano dalla pena, questi non potendo pagare si lanciavano nei vicini scoscesi boschi, raminghi nelle montagne, senza speranza di perdono, dalli loro inaccessibili ricoveri oppressa tenevano la patria…”
I Venerabili fratelli Francesco e Giuseppe Parisio lasciano il campo all’altro fratello Fra Giacinto nel 1770 circa. Questi dovette fare i conti con la
profonda crisi del sistema economico feudale-patrimoniale a cui era ancorato. Non resistette all’urto dei ceti inferiori anti feudali causando disagi economici e disordini sociali. Molte furono le compagnie di briganti e malfattori che si andarono a formare scorrazzando dalla pianura di S.Eufemia alle montagne del circondario.
Nella sua relazione del 1780 il Giudice della Gran Corte Criminale, d° Pasquale Perrelli riferisce l’annoso stato in cui si trovava il territorio in modo particolare Gizzeria e Nocera Terinese dove in quest’ultimo si diede la morte al Magnifico Innocenzo di Napoli, al fratello uterino del notaio Mauri Francesco Saverio (già procuratore del Vescovo di Nicastro) ed al governatore locale dott. d° Domenico Bonacci (nominato dallo stesso balì Giacinto Pariso). Ad essere carcerato fu un innocente il quale nella supplica attesta che il Vicario Generale Cav. Fra Giacinto Parisio di Sant’Eufemia ebbe ad uccidere gli assassini del governatore Bonacci. I Morti accertati furono circa ottanta.
Per arginare queste audaci imprese criminali venne inviata una relazione al Ministro Acton, il quale, dispose cento granatieri e trenta fucilieri per portare al disarmo generale.
L’epilogo di quanto stava accadendo si manifestò il 26 agosto 1790 con la barbara uccisione " nel luogo detto Zinnavo a colpi di scoppietta " di Giacinto Parisio, Commendatore dell'Ordine Gerosolimitano, il quale da tempo aveva tutte le rendite del baliaggio di Sant'Eufemia.
Secondo alcuni il movente dell’uccisone fu che il gran Balì di Sant’Eufemia si rifaceva al rito della " Ius primae noctis ", ovvero “giacere” con la novella sposa nella sua prima notte nuziale...
Non mancarono su questo episodio le leggende popolari nelle quali si dice che lo spettro di Giacinto Parisio venga visto fra le ombre del Bastione, probabilmente alla ricerca della propria spada, simbolo del suo onore, senza la quale non possa riposare in pace per l’eternità...!
Di sicuro noi sappiamo (come da documenti inconfutabili) che uno dei due notai che redissero l’inventario del Balì assassinato fu il Magnifico notaio di Sambiase d° Pasquale Agapito. Tra i testimoni presenti il reverendo don Antonio Famularo.
Al Parisio subentrarono i suoi eredi, i quali, abitando a Malta e a Reggio, nominarono come loro procuratore il barone Giannuzzi Savelli. Tra gli ultimi balì di Sant’Eufemia venne nominato il cav. Gaetano Rispoli Ammone, entratone in possesso nell'anno 1800.
Passarono pochi anni quando nel 1805 l’occupazione francese istituiva l’abolizione della feudalità e la soppressione degli Ordini religiosi con la confisca dei loro beni. Ad approfittarne fu la borghesia terriera destinata ad estendersi a spese delle proprietà ecclesiastiche. Ebbe così termine una delle più importanti dignità religiose dell’Italia meridionale.

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