Cronache tra il 600 ed il '700

I “jussi” del Mastrogiurato nella Nicastro del ‘700

di Antonio Raffaele

Attraverso l'antico documento di seguito proposto è stato possibile ricostruire la figura del Mastrogiurato a Nicastro nel corso del '700.


La nomina era di esclusiva pertinenza del Principe della città: [Il Mastro Giurato di Nicastro è ufficio che s'elige dall'Eccellentissimo Sig. Principe, con patente, ed è stato sempre eligersi gertil'huomo della città sudetta] Seppur nominato dal Principe, lo stipendio era invece corrisposto dall'Università. La paga a montava a dodici ducati annui depositati nel banco della città che in quel tempo aveva sede nella cattedrale, «ed ancora nei parlamenti pubblici».
Una volta ottenuta la patente, tale autorità cittadina aveva il potere di far pubblicare i bandi per la città sotto «la pena della scuro di carlini 15, li quali ora da molto tempo e sigge la Principal Corte, ed il Mastro Giurato solamente li carlini 5 della cattura di quelli che camminano la notte contro l'ordine, nonché di proibire l'uscita notturna dei cittadini senza sua licenza, con la conseguente facoltà <di carcerare e scarcerare per la notte a suo piacere qualsivoglia persona d'ogni stato o condicione che fosse trasgredendo come sopra nel camminar di notte.» Naturalmente, nell'esecuzione dei tanti e laboriosi compiti affidatigli, il Mastrogiurato aveva il diritto di nominare dei collaboratori (detti compagni giurati) che erano solo ed unicamente alle sue dipendenze: <Tiene autorità d'eligersi do-dici compagni, quali haveranno di stare precipiti per quanto potrà occorrere dalli quali il Mastro Giurato ne esigerà un tumulo di grano per uno, con farli la patentiglia che possono andare armati di giorno e di notte d'armi non proibite dalla regia Prammatica. Detti compagni sono immuni dalli pizzuchí e paglia, e se per cose civili sono carcerati non pagano pedatico. S'elige anco il sotto Mastro Giurato colla stessa licenza d'andare armato, e due giurati li quali sono franchi di pagamenti fiscali per li continui servitij che prestano alla Principal Corte ed all'Università».

Di grande interesse è la descrizione dei compiti ad esso affidati in occasione dei mercati e delle fiere, già descritti dallo storico nicastrese Muraca nel suo libro di memorie storiche cittadine sul finire dell'800, attingendo tuttavia a fonti diverse dal presente documento, il quale ci dà la possibilità di ricostruire ancor meglio uno spaccato di vita vissuta nella Nicastro del 700.
<Nella fiera di S. Francesco e Tutti Santi spetta a detto Mastro Giurato con cavalli e pedoni di Nicastro e S. Biase armati, o prendere la bandiera del castello, quale dovrà ricevere dalle mani del Magnifico Castellano, e quella ricevuta col sparo di mortaretti; il Mastro Giurato colla bandiera in mano si mette cavalcando in mezzo del Magnifico governotore della città di Nicastro nella sua destra, ed il Magnifico sindaco dei Nobili nella sinistra seguito da' molti gentil'huornini a cavallo preceduto da pedoni innanzi, in mezzo dei quali va il tamburro e trombetta; in questa forma si partono dal Castello e scendono per la Piazza, passano innanzi il Palazzo, dove giunti si fermano, ed il Mastro Giurato a vista dell'Eccellentissimo Sig. Principe Barone, che farà trovarsi al balcone, fa la solita cerimonia delle tre inchini con le seguenti parole: "Viva il Re di Spagna e l’Eccellentissimi Signori Principessa e Principe di Castiglione, Feroleto e Conte di Martorano". Ciò detto si inchina facendo per tre volte questa funzione: da detto palazzo s'incammina presso S. Francesco e s'esce alla strada che viene dal ponte morato; di la s'ascende al monastero del Patriarca Gusmano per la strada di sotto li pioppi si sale alla strada della cultura, e vicino alla chiesa della Venerabile Congregazione della Santissima Concezione, e passando per mezzo la fiera, si ripone la bandiera nel palo dove risiede il Magnifico Erario, e dove stanno in obbligo custodirla li giurati colli loro emolumenti. In caso di morte dell'Eccellentissimo Principo, al Mastro Giurato spetta l'onore di portare la punta della cuna nel 3° luogo assieme col Magnifico Governatore e Magnifico sindaco de' nobili, col Magnifico sindaco dell'onorati di questa città».

Sempre in occasione della fiera di S. Francesco e nella ricorrenza di Tutti Santi, al Mastrogiurato era affidato il compito di fare arrestare tutti coloro che si rendessero col-pevoli di un reato «per qualsivoglia causa per tutto il tenimento della fiera, cioè da S. Lucia sino al ponte morato, e non alli soldati del baricello (ossia i soldati che invece erano alle dipendenze del Principe), li quali ne[m]meno possono uscire di notte».

Qualora quest'ultimi fossero usciti con le tenebre e si fosse verificato «qualche inconveniente tra loro e le persone del Mastro Giurato», pur arrestando qualche delinquente, non sarebbe spettato «a loro mai pedatico di qualsivoglia persona che carcerassero della città di Nicastro, S. Biase per qualsivoglia delitto, spettando sempre al Mastro Giurato» in quanto i soldati del baricello, essendo salariati dalla Principal Corte, non avrebbero mai potuto ottenere il rimborso dall'Università come specificato in apertura.
Stesso rituale, sia pure in tono minore, era prescritto in occasione dell'insediamento in città del nuovo vescovo della diocesi: <Nell'ingressi Pontificali del nuovo Prelato in questa città, il Mastro Giurato porta un fiocco di seta attaccato nelle redini»; inoltre i soldati del reggimento e i sindaci della città, dovevano rivestire con una coverta di valdrappa una chinea, ossia un cavallo bianco che il Mastrogiurato avrebbe poi consegnato «per cavalcarla [al detto Monsignore Illustrissimo».

Al Mastrogiurato spettava inoltre l'imposizione e la riscossione di diversi dazi e pedaggi: per l'entrata in città a qualsiasi titolo spettava pagargli 5 carlini; fuori dalla città dalla parte del fiume invece 10; per la tassa del "pedatico", cioè del camminare dentro la città occorreva pagare 25 grana, fuori la città invece 5 carlini; il passaggio dentro le vigne nella località le crocivia costava 10 carlini; oltrepassare il fiume Zuppello in S. Biase per qualsiasi motivo, in caso di arresto o di merci sequestrate, costava 10 carlini se era presente il Mastrogiurato, 5 s'erano presenti i suoi giurati.
Il casale di Zangarona aveva il diritto di avere il suo Mastrogiurato al quale spettava unicamente la facoltà di carcerare i propri cittadini dentro l'abitato di pertinenza. I pe-daggi, invece, venivano riscossi dal Mastrogiurato di Nicastro, in quanto nel suo territorio di giurisdizione era compreso, allora come oggi, il Casale di Zangarona, come appresso specificato: «(. ..] . Il Mastro giurato di Nicastro, il quale non ha jus dentro detto Casale ed abitato, ha ius per tutto il territorio di Nicastro col quale va incluso quello di Zangarona a riguardo che detto Casale non ha, ne tiene territorio, che però può carcerare li medesimi di Zangarona, spettando lui solo il pedatico e non al Mastro Giurato di Zangarona«

Il Mastrogiurato di Nicastro aveva poi il diritto di recarsi di giorno e di notte nel casale di S. Biase, di farsi ospitare in qualsivoglia casa, o carcerare persona per servitio della Principal Corte, e al l'uopo si faceva prestare ogni obedentia da tutti i suoi cittadini, come pure dal Mastrogiurato di Sambiase il quale era in obligo di servire ed obedire al suo superiore nicastrese.
Quando il Mastrogiurato di Sambiase, o i suoi collaboratori conducevano persone da carcerare per qualsiasi tipo di reato a Nicastro, il Mastrogiurato di quest'ultima aveva il diritto, giunti che sono nel ponte murato, [di] pigliarsi detti carcerati, e farli lui condurre nel castello e di quelli che spetta il pedatico metd per uno».
I diritti d'esecuzione degli arresti nel casale di Sambiase dai 15 carlini in giù, riconosciuti dall'erario, a differenza di quanto accadeva per Zangarona, spettavano unicamente al Mastrogiurato della stessa Sambiase. mentre i diritti delle esecuzioni effettuate eventualmente da questi nella città di Nicastro si estinguevano per antichissima consuetudine. Al Mastrogiurato di Sambiase spettavano inoltre tutti i diritti previsti in caso di sequestri o inventari di beni pignorati, ma solo se espressamente comandati dai superiori maggiori.
Al Mastrogiurato di Sambiase, non era, infine consentito di amministrare la fiera cittadina di San Biagio, i cui atti giurisdizionali spettavano all'Erario e al Mastrogiurato di Nicastro.

L'articolo è tratto dalla rivista Storicitta di Lamezia Terme, direttore Massimo Iannicelli, n°138, dicembre 2005, pp.4/6