memorie

ERMENEUTICA E STRUTTURE POETICHE DEL TERRITORIO

di Francesco Gaspare La Scala ( addì 17 settembre 2019)

Il termine "ermeneutica",sembra, a prima vista, uno di quegli ingombranti ed inutili paroloni da relegare, senza indugio, tra i "sesquipedalia verba". Di fatto, l'arte dell'interpretazione, che è appunto l'ermeneutica, è invece tutt'altro che superata. È ancora esercitata da schiere di eruditi in ambiti specialistici ( tra cui , rilevante,quello letterario ) e, procedendo nel tempo, si vanno via via scoprendo nuove aree della conoscenza su cui applicare efficacemente il suo metodo. Che io sappia, ad esempio, essa non è stata mai impiegata per decrittare e spiegare le strutture poetiche di un determinato territorio.

 Traggo questo convincimento, in via indiretta e dopo aver molto riflettuto, da un piccolo testo dal titolo "Disputatio hermeneutica" di Emil Staiger e Martin Heidegger, recante l'intervento dello stesso Staiger in una conferenza sul tema: Die Kunst der Interpretation (L'arte dell'interpretazione) tenuta a Freiburg nel 1950 e le osservazioni di M. Heidegger. (1)

In estrema sintesi, lo Staiger, noto esponente della stilistica letteraria tedesca, suggerisce, tra l'altro, nella sua trattazione del tema, che l'interprete pre-sceglie il testo da interpretare in base a peculiari richiami attrattivi originati principalmente dallo stile e dal ritmo dell'autore. Stile e ritmo caratterizzanti un testo poetico, quando sono 

presenti , sono unici ed ineffabili ( individuum est ineffabile) e danno il senso della bellezza che "risplende beatamente in se stessa". Sono fattori che catturano inesorabilmente la sensibilità dell'interprete e lo inducono ad interrogarsi sui significati veicolati dal testo che gli si è auto-svelato.
Non ho potuto, a questo punto, evitare di pormi l'indifferibile domanda intorno a quali potessero essere le modalità e le circostanze atte a conferire ad un autore quello stile e quel ritmo tali da renderlo capace di creare opere di grande ed indiscutibile valore artistico.
Nel tentativo di individuare una traccia esplicativa congrua per rispondere a tale quesito ho cercato di immaginare e ricostruire l'ambiente ideale che potesse trasmettere ad un individuo sensibile gli elementi imprescindibili per la formazione di un proprio stile e di un proprio ritmo irripetibili. Ho pensato così ad una sorta di "imprinting culturale" cui si è immancabilmente esposti , nel territorio di nascita o di adozione, nell'infanzia e nell'età giovanile. L'ambiente in cui si esplica l'azione dell'imprinting è dotato di numerose strutture nascoste, non evidenti, ricchissime però di contenuti poetici. Si tratta di strutture poetiche latenti che attivano tutto il loro potenziale lirico appena impattano con individui di profonda sensibilità. Queste strutture, dai più considerate ovvie e di rilevanza puramente ordinaria, si trasformano, per l'anima sensibile, in una inesauribile fonte di poesia, in una linea stilistica unica ed in un ritmo di originale musicalità.
Ma quali sono queste strutture poetiche celate ai più? Saremmo in grado di individuarle e di "disvelarle " noi, comuni mortali? È qui che dovremo concentrare tutto il nostro sforzo interpretativo per fornirci risposte esaurienti. Chiediamo un po' di aiuto all'ermeneutica per procedere nella nostra ricerca.
Cosa si nasconde , ad esempio, dietro il semplice rituale della preparazione della conserve per l'inverno? Tintinnìi di vetri, risvegli antelucani, odore di finocchio selvatico, gerarchie familiari di compiti, caldaie ribollenti, citazioni di antichi proverbi, racconti di vita, tagliare con cura, il sale in pietra nel mortaio, le nonne indaffarate, il lavoro e il conforto del disagio di sempre. E quale è il contenuto impalpabile di "vagli e vinelle"? Muri che sudano freddo per la tristezza delle assenze, promesse di matrimonio mancate, litigi, abbracci di commiato interminabili, dialoghi pronunciati con accenti accurati, allegria dirompente che si dissolve in un attimo perché il dolore e la fatica riprendano il loro spazio. E l'ansa del Golfo che chiacchiera ogni giorno con i profili dei nostri monti cosa nasconde? Un mare di lacrime amare, un intreccio di delusioni e di speranze, incontri di brezze che portano echi di voci arcaiche dimenticate. Ho evocato solo le prime strutture che mi sono venute in mente.
Se fossi un bravo ermeneuta potrei continuare all'infinito a scavare fra gli "Erinnerung" ( ricordanze) che vanno sbiadendosi sotto la spessa coltre dell'indifferenza e porterei ad emersione tante altre matrici poetiche ora pressoché totalmente rese inattive: i rituali della vendemmia e della coltivazione dell'olivo, i rapporti antropici familiari ed extra familiari, le consuetudini della solidarietà, le favole ed i canti, le parole antiche usate come se fossero fresche di conio, le palestre naturali dei giochi di ragazzi, le feste e le processioni, i saluti sommessi di ogni mattina, la geografia delle rughe degli anziani, il fischio per far bere asini e cavalli.
Per rimuovere il fitto velo di opacità che ricopre queste strutture occorre uno sforzo ermeneutico generalizzato di tutta la comunità, in particolare dei membri che posseggono conoscenze adeguate. È necessario scriverne, parlarne, rilevarne i luoghi fisici o virtuali, registrare, catalogare, ricercare e non consentire che se ne perdano le tracce. Occorre coinvolgere le scuole, insegnanti ed alunni e sottrarre al subdolo nascondimento favorito dalla superficialità quante più possibili matrici poetiche occultate riscoprendole per il bene di tutto il nostro territorio. Se lasceremo estinguere per disinteresse tali preziose strutture prodotte dalle nostre radici culturali, saremo sempre meno in grado di esprimere talenti originali, artisti, poeti, scrittori, registi, stilisti nonché eccellenti uomini di scienza con preminente sostrato umano. Sforneremo solo sottoprodotti culturali privi di qualsiasi stile e ritmo apprezzabile.
Non è infatti sufficiente conoscere prosodìa e metrica e leggere centinaia di testi poetici se non si è assorbito pienamente l'imprinting culturale caratteristico del proprio ambiente . Saper comporre trìmetri giambici è inutile se l'espressività è pari a quella di un bugiardino di lassativo; versificare di "pini loricati" è lezioso se non si sono mai considerati i muschi del proprio "vignano" ; così come è atroce estorcere concetti impervi alla filosofia ,per rimediare al manifesto sfavore della Musa, e pretendere di scodellarli in rime baciate.
Abbiamo, quindi, impellente bisogno di porre sotto stretta tutela le nostre strutture poetiche se desideriamo che i nostri giovani crescano in un ambiente che fornisca loro le giuste coordinate per condurre una vita eticamente ineccepibile, di elevato livello culturale e che consenta loro di puntare verso alte mete. Aggiungerei che , in uno con la valorizzazione lirica delle nostre radici, sarebbe ampiamente apprezzabile una rivisitazione dell'opera di Franco Costabile attraverso una accurata analisi delle strutture poetiche pericoriche che ne hanno determinato lo stile ed il ritmo, struggenti ed inconfondibili, respingendo ogni trito psicologismo.
Dovremo apprestarci , perciò, quanto prima. ad innescare sull'argomento un'operazione "verità " nel senso trasmessoci dallo stesso M. Heidegger, di "αλήθεια - alétheia" ,che in greco antico significa propriamente " non - nascondimento" ( con alfa privativo e il termine "λήθη - léthe" con accezione di oblìo, occultamento) ed esperire comunitariamente ogni tentativo utile per restituire alle nostre strutture poetiche il rango delle cose preziose per il nostro sviluppo socio-culturale, da far rivivere e di cui andare giustamente orgogliosi.
Note
(1) Emil Staiger, Martin Heidegger - "Disputatio hermeneutica " , a cura di Roberto Sega, Gabriele Corbo Editore, Ferrara, 1989
Foto di Giuseppe Ruberto