memorie

L MISTERIOSO "SIGMA" SAMBIASINO

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di Francesco Gaspare La Scala ( 10 febbraio 2019)

Premessa: Il non smettere mai di studiare a fondo la lingua dei nostri avi ci rende migliori. Ho appena aggiornato questa mia recente ricerca alla luce di nuove considerazioni fonologiche. Continuiamo a lavorare e ad amare la nostra lingua originaria.

" Sciambiascinu, sciardi scialati" è l'epiteto ricorrente con il quale si suole apostrofare simpaticamente un sambiasino per sottolinearne le origini squisitamente rurali. La tipica "esse trascinata", non riscontrabile altrove in Calabria ( la "s" di Siderno , pur rassomigliante, risulta però diversa) è infatti una caratteristica fonetica limitata e indissolubilmente legata al territorio sambiasino e alla sua cultura contadina. 

La corretta pronuncia di questa frase è impresa ardua per chiunque non sia autoctono: ho intenzionalmente trascritto l'epiteto iniziale utilizzando l'approssimato "sci", al posto di altri pur possibili fonemi per la nostra "esse" , per evidenziare la distanza incommensurabile che separa l'imitazione canzonatoria della pronuncia dalla sua esatta articolazione fonetica che andremo ad indagare.
Nel nostro dialetto la "esse" , sia in posizione di inizio che all'interno della parola, davanti a vocale o a consonante, assume un suono speciale che si sviluppa in tre micro-fasi:
1. la "S" ,inizialmente sibilante aspra, decade immediatamente (come per mescolarsi ad una ipotetica " c" ) addolcendosi;
2. Il processo di addolcimento si blocca lasciando spazio ad una aspirazione brevissima ma estremamente funzionale ( una "h" aspirata fulminea , secondo me un "laringale" Indoeuropeo da individuare fra h1, h2 e h3);
3. La "S" addolcita, bloccata per un istante , si collega alla successiva vocale o consonante scavalcando letteralmente la cesura (lo iato) creata dall'aspirazione senza dar luogo a fusioni.
Non è necessario essere sottili fonetisti per capire, osservando al microscopio la scansione appena descritta, che se si misurasse e si comparasse la frequenza del suono di una normale "S" sibilante con il suono "Sci" e con la "S" Sambiasina si otterrebbero misure del tutto differenti. L'impronta fonetica rilevata direbbe chiaramente che la nostra "S" è un fenomeno a se stante. Ne scaturirebbero una serie di conseguenze di notevole importanza storica e linguistica.
Poiché non si conosce una "S" latina con aspirazione successiva, potremo dire che, nel nostro caso, stiamo parlando senz'altro di un "Sigma" (σ) dell'antico greco.
Il Meillet annota, a pag. 33, 42 e 343 del suo " Lineamenti di storia della lingua greca", i processi di decadimento del sigma verificatesi nei dialetti greci esistenti prima della xοινή (affermazione di una lingua greca comune) indicando esplicitamente la presenza di aspirazioni (h, in seguito sparite) collaterali al sigma in trasformazione, nella fase evolutiva dei processi stessi.
Nulla vieterebbe quindi di ritenere che il nostro "Sigma" sambiasino, realtà riscontrabile con misurazione fisica, abbia carpito un fotogramma del processo di decadimento del "Sigma". usato in un dialetto greco arcaico, verificatosi in un'epoca ancora lontana dalla xοινή e appartenente alla preistoria della lingua.
Il Meillet fa cenno al dialetto laconico (Sparta) e ad altri dialetti nord-occidentali tra cui anche quello di Locri ( cui potrebbe risalire anche la "s" di Siderno).
Il fatto rilevante che il fenomeno fonetico sia rimasto circoscritto ad una piccola comunità come quella Sambiasina e si sia, solo lì, conservato fino ad oggi non è inammissibile. Nelle nostre montagne, a poca distanza, conserviamo ancora perfettamente il fonema del "Rho" con spirito aspro (ρ) che il Rohlfs venne a riscoprire in Calabria.
Immagino un gruppo di antichi coloni greci sbarcati nel nostro Golfo e attestatisi nella Piana o in posti vicini e più protetti ( come ad es. i nostri attuali rioni Miraglia e Cafaldo) che parlavano un dialetto in evoluzione il cui "Sigma" presentava le caratteristiche riprodottesi fino ai giorni nostri.
Il nostro bistrattato "Sigma" ha quindi una ascendenza molto nobile, nonostante gli "understatements" dei meno accorti della metropoli lametina, cui si unisce una storia tutta ancora da scrivere e rappresenta un punto di partenza prezioso per condurre le necessarie indagini successive nell'immenso giacimento storico-linguistico del nostro territorio.
Non oso immaginare la faccia di chi scoprirà che, da adesso, il nostro "Sigma" costituisce per noi un motivo di profonda fierezza.

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