Fatti e personaggi del '900

Sambiase: La vita politica tra gli anni 1920/1960 - 1^parte

gonfaDal Primo dopoguerra al Fascismo(*)

di Fulvio Mazza

Premessa: L'articolo e stato tratto dal capitolo: " L'ETA' CONTEMPORANEA TRA RIFORME E INSTABILITA' POLICHE AMMINISTRATIVE" scritto da Fulvio Mazza: in LAMEZIA TERME, Storia Cultura Economia, a cura di Fulvio Mazza, pp. 1995/2000.

Le vicende del conflitto mondiale produssero effetti contraddittori nella vita civile delle due comunità che, allora, costituivano il Lametino. A Nicastro gli eccellenti rapporti che il ceto politico comunale manteneva con il governo nazionale - grazie alla media azione del deputato Salvatore Renda (1863-1942) - consentirono la realizzazione di diverse opere pubbliche1.

Si trattava in molti casi di progetti che avevano avuto una lunga gestazione politico-amministrativa e che si inserivano tra gli effetti benefici, sia pur tardivi, della legge speciale per la Calabria.
Assai più modesto, al confronto, l'impegno realizzativo dell'amministrazione sambiasina2. Nonostante la vicinanza e gli intensi rapporti civili tra le due comunità, dal punto di vista delle dotazioni di servizi pubblici esisteva un netto divario tra di loro. Ciò era tra l'altro testimoniato dal fatto che a Sambiase, ancora all'inizio degli anni Venti, era inesistente un sistema di pubblica illuminazione elettrica3.
srenda Certo la guerra aveva inciso negativamente sulle condizioni di vita in ambedue le comunità: nel bilancio di previsione di Nicastro del 1916 veniva prevista una diminuzione consistente dell'introito fiscale proveniente dalla tassa del focatico a causa dell'impoverimento dei nuclei familiari. Connesso a ciò, il peggioramento delle condizioni alimentari contribuì ad indebolire fisicamente la popolazione cittadina; ed essa si trovò drammaticamente esposta quando - tra la fine del 1918 e i primi del 1919 - sopraggiunse a Nicastro l'epidemia di febbre spagnola che provocò circa 2.000 vittime. Alla fine del 1920, a due anni di distanza dalla conclusione del conflitto mondiale, Renda denunziava che a Nicastro non si «poteva avere nemmeno mezzo chilo (di pasta) per persona»4. Non meno difficile era la situazione sociale della comunità sambiasina, in cui ai problemi legati alla penuria generale dei generi alimentari si aggiungeva la scarsa efficacia dell'azione amministrativa del ceto politico municipale.
Sul bilancio comunale pesavano in maniera determinante le spese per gli stipendi degli impiegati, in tutto 27 persone, tanto è che a più riprese i nuovi introiti individuati in sede di bilancio venivano finalizzati agli aumenti degli stipendi, stabiliti dalla legge.

Paolino Cerra (1876-1946)D'altra parte il sindaco Paolino Cerra (1876-1946) - con l'appoggio della decina di consiglieri che partecipavano ai lavori dell'assemblea elettiva - deliberò, tra la fine del 1919 e i primi del 1920 (quando la crisi alimentare aveva scosso molte comunità della regione), provvedimenti di calmiere. Vennero pure deliberati lavori p ad arenarsi di fronte alla situazione diubblici fra cui un progetto per la costruzione della rete fognante, con una spesa prevista di 233.000 lire. Tutte iniziative destinate bilancio, poiché la giunta si era sempre rifiutata di utilizzare la leva fiscale (in particolare il focatico). L'effervescenza sociale provocata nella comunità sambiasina dai problemi alimentari del Primo dopoguerra costrinse il sindaco Cerra a prendere atto dell'impossibilità di continuare ad espletare il suo mandato, tanto che egli si dimise per la prima volta nel dicembre del 1919. Ma il troncone di Consiglio comunale che gestiva la vita cittadina respinse le sue dimissioni e nei mesi successivi cercò di mantenere in piedi la giunta, coprendo le deficienze delle risorse comunali, con una sorta di iperattivismo progettuale. l risultati assai scarsi fomentarono la protesta degli amministrati, i quali nell'agosto 1920, dettero luogo a una dura manifestazione contro Cerra e la sua giunta, con conseguenti dimissioni del sindaco5. Alla fine di ottobre del '20 si tennero le prime elezioni comunali del Primo dopoguerra che portarono alla guida dei due municipi elementi radicali e del partito dei combattenti, i quali vollero sottolineare, già sin dalla prima riunione dei rispettivi consigli comunali, la discontinuità con le giunte che avevano gestito i comuni nella precedente consiliatura.
Giustiniano PorchiaA Sambiase, in particolare, le elezioni avevano avuto un carattere plebiscitario e alla guida del comune era stato chiamato Giustiniano Porchia (primo Podestà di Sambiase5bis), il quale, nel discorso d'insediamento, aveva sottolineato che per un ventennio il comune «è stato lasciato in balia di persone che non hanno voluto, saputo o potuto portare il paese, non dico ad un grado di civiltà, ma di minore abbandono e migliore idealità»6. La nuova giunta seppe passare, a breve scadenza, dalle parole ai fatti, poiché uno dei suoi primi provvedimenti fu la realizzazione dell'illuminazione pubblica, con lampioni a petrolio, sostituiti poi nel 1925 da un più moderno sistema elettrico. Inevitabilmente la nuova amministrazione dovette scegliere la strada di un forte aumento della pressione fiscale per ottenere, sia dai cittadini più abbienti che attraverso i prestiti statali, le risorse necessarie al miglioramento della vita civile della comunità. Tali nuove risorse finanziarie vennero sia dal focatico che dall'aumento della sopratassa su terreni e fabbricati; quest'ultima si accompagnò allo stanziamento di fondi per la realizzazione di strade interpoderali e alla nomina di tre cantonieri per la loro manutenzione, nella convinzione che per la comunità sambiasina «l'agricoltura è la massima ricchezza». La nuova e più coraggiosa politica fiscale dette esiti, altresì, sul piano dei rapporti con la finanza statale. Ai primi del 1922, infatti, venne concesso un mutuo di 60.000 lire per lavori pubblici, destinati, tra l'altro, a lenire la disoccupazione; ma soprattutto venne avviato a soluzione il problema dell'approvvigionamento idrico della cittadina con l'adesione, ai primi del 1923, al Consorzio per l'acquedotto silano, assieme ai comuni di Nicastro e Soveria Mannelli7.
Sambiase nel 1925 vista dal dirigibile Esperia

 

Al contrario di Nicastro,Sambiase sembra rimanere ai margini della lotta politica nazionale. Nel corso del 1923 e del 1924 i suoi amministratori ripresero la pratica, già sperimentata, di non riscuotere le tasse iscritte in bilancio, in particolare il focatico, per cui nel settembre del 1923 si compì una prima inchiesta della prefettura sulla conduzione del municipio8. Gli esiti di tale inchiesta non furono tali, tuttavia, da portare alla sospensione della giunta Porchia, che era ancora in carica al momento delle elezioni del 1924. Ma i risultati elettorali nella cittadina, anche grazie al notevole attivismo del socialista Domenico Paladino, erano stati particolarmente favorevoli a due noti oppositori del regime come i deputati social-riformisti Lombardi e Molé, tanto che entrambi decisero di tenere a Sambiase una manifestazione di ringraziamento agli elettori, fissata per il 12 aprile. La cosa allarmò le autorità provinciali, che, pur non potendo vietarla, cercarono in tutti i modi di ridimensionarne l'esito. Ciò, tuttavia, non impedi che ad accogliere a Sambiase nel giorno stabilito i due esponenti antifascisti fossero almeno un migliaio di cittadini: un successo9. Nell'occasione, le autorità provinciali avevano sostenuto che la manifestazione antifascista assumeva anche il carattere di una manifestazione contro la giunta Porchia , ma le convinzioni delle autorità prefettizie mutarono allorché il consiglio non riuscì ad approvare, per mancanza del numero legale, la delibera di concessione della cittadinanza onoraria a Mussolini, che invece Nicastro, come tanti altri comuni italiani, aveva votato nel maggio del 192410. Da qui una spinta ulteriore per il commissariamento10 bis del comune di Sambiase11. Agli inizi di febbraio fu nominato, come commissario, l'avvocato Giacomo Votta. Questi, partendo da una chiara definizione della cattiva situazione in essere, riuscì a proporre, e in buona parte a realizzare, un progetto di risanamento finanziario il cui asse portante era l'abbandono del focatico (che aveva provocato le reazioni ostili della popolazione bloccando le amministrazioni precedenti) e l'adozione di una più oculata tassazione indiretta. Inoltre progettò il recupero di un migliaio di ettari di terreno comunale, in parte usurpato e in parte incolto, per il quale il comune pagava le imposte. Infine, il commissario - che era legato politicamente a Renda e agli altri esponenti "moderati" del fascismo provinciale - riesci ad ottenere il loro sostegno nella concessione del mutuo statale per la costruzione della fognatura nel centro abitato e, assieme agli esponenti politici che l'avevano sostenuto, assistette alla posa della prima pietra nel luglio 192612.

 

(*) Dal Primo dopoguerra al Fascismo" e stato tratto dal capitolo: " L'ETA' CONTEMPORANEA TRA RIFORME E INSTABILITA' POLICHE AMMINISTRATIVE" scritto da Fulvio Mazza: in LAMEZIA TERME, Storia Cultura Economia, a cura di Fulvio Mazza, pp. 1995/2000; undicesimo volume della collana - Le Città della Calabria - con il patrocinio della Banca Popolare di Crotone; Rubbettino Editore srl ( Soveria Mannelli, Catanzaro, 88049 - Viale dei Pini, 10 ) - finito di stampare nel mese di novembre 2001 dalla Rubbettino Industrie Grafiche ed Editoriali per conto di Rubbettino Editore srl. Le note: 1-2-3-4-5-6-7- 8-9-10-11-12 sono: tratte da LAMEZIA TERME.... ibidem (*) , pp.225/228. Le note 5bis e 10bis sono di altra fonte.

 


NOTE
1) I maggiori rapporti erano mediati attraverso il deputato del limitrofo collegio di Serrastretta, Gaspare Colosimo, più volte Ministro di vari governi. All'interno delle attività delle giunte comunali di quegli anni va tra l'altro ricordata la delibera sul piano di ampliamento dell'abitato nei pressi della stazione ferroviaria, con una spesa prevista in dieci anni di circa 100.000 lire. Nel corso del 1918, inoltre, il sindaco Giuseppe Tomaino (eletto il 30 maggio 1916 all'indomani della morte di Loriedo) lesse in consiglio l'annuncio della concessione governativa di un mutuo di mezzo milione per la costruzione di edifici scolastici e del felice esito del progetto dell'acquedotto silano, in concorso con Soveria Mannelli. Sulle opere pubbliche cfr. Archivio comunale di Nicastro (da ora in poi Acn), Delibere del Consiglio comunale (da ora Dcc), bilancio di previsione 1916, 14-4 -1916; piano ampliamento abitativo, 29-6-1917; dichiarazioni del sindaco Tomaino, 31 maggio 1918. Cfr. Ivi, sottoprefetto a prefetto, 16-6-1917; ivi, prefetto a ministero, 18-6-1917. Per quanto riguarda l'impegno di Renda nella soluzione del problema dell'acquedotto, cfr. GENNARO DI CELLO, L'on. Salvatore Renda (1867-1942) politico e avvocato di grande valore, in «Storicittà», dicembre 2000, pp. 8-11.

2) Per tutta la durata del conflitto Sambiase fu retta da una giunta capeggiata da Paolino Cerra. Questi, comunque, cercò di approfittare, ai primi del 1918, della realizzazione, da parte delle autorità militari, di un campo di aviazione e della creazione delle infrastrutture necessarie. Fra cui la fornitura di acqua potabile, riguardo alla quale chiese che una parte di essa venisse destinata a incrementare le scarse risorse idriche di Sambiase. Un paio di mesi dopo venne altresì deliberata la richiesta di un mutuo per la sistemazione dei locali dell'edificio comunale. Cfr. Archivio comunale di Sambiase (da ora Acsa), Dcc, istituzione di un campo d'aviazione, 18-2-1918; mutuo di lire 10.000 con la Banca cooperativa circondariale anonima di Nicastro, 30-4-1918.

3) Sull'illuminazione elettrica a Nicastro, cfr. il saggio di Masi in questo volume. li primo provvedimento di illuminazione pubblica con lumi a petrolio, riguardante Sambiase, giunse dalla nuova giunta, (eletta nel novembre 1920), nel marzo 1921, che deliberò l'illuminazione pubblica con 100 fari a petrolio. Ivi, marzo 1921.
4) Sulla diminuzione del focatico, cfr. Acn, Dcc, 14-4-1916; sulla febbre spagnola a Nicastro cfr. ANTONIO DE SARRO, Le vittime della «spagnola» a Nicastro, in «Storicittà», maggio 1995, pp. 180-182; sull'intervento di Renda, cfr. ID., Le restrizioni alimentari e la battaglia del grano a Nicastro negli anni venti, in «Storicittà», aprile 1996, pp. 132-133. D'altra parte la stessa amministrazione comunale, nel marzo del 1920, aveva avvisato i concittadini che, se la distribuzione dei generi alimentari era stata scarsa, ci si doveva aspettare di peggio nei mesi successivi. Cfr. Acn, Dcc, 30-3-1920. Dal punto di vista politico, già nel settembre 1919 «La nuova stampa», vicina a Renda a sua volta sostenitore della giunta in carica, aveva accusato la stessa di irregolarità amministrative e ricordava il malumore della popolazione che la accusava di inerzia e di essersi macchiata durante la guerra di abusi e parzialità nella distribuzione dei generi alimentari. Cfr. Archivio di Stato di Catanzaro, Gabinetto di prefettura, (d'ora in poi Ascz, Gdp), b. 368, sottoprefetto a prefetto, 18 ottobre 1919. Qualche giorno dopo il prefetto inviava un ispettore a Nicastro per verificare la fondatezza delle accuse. Cfr. ivi, prefetto, 24-10-1919.

5) Nel bilancio di previsione del 1918 le nuove entrate per circa 8.000 lire, ottenute con la vendita della legna del bosco demaniale, erano finalizzate alla copertura dell'indennità di caroviveri ai dipendenti comunali. Due anni dopo un modesto aumento della tassa sul bestiame veniva anch'esso finalizzato all'aumento degli stipendi e dei salari agli impiegati comunali, che un provvedimento del luglio di quello stesso anno individuava in 7 impiegati (compreso a segretario), un perito, 6 guardie comunali, 11 addetti alla nettezza urbana e 2 custodi del cimitero. Cfr. Acsa, Dcc, 23-1-1918; ivi, 10-5-1920; ivi, 23-7-1920. Sulla situazione finanziaria comunale nell'età della giunta Cerra si soffermava una inchiesta del 1923, che sottolineava come le entrate comunali erano soprattutto fondate sulle rendite provenienti dai beni immobili di proprietà comunale, ma che la pressione fiscale sui cittadini era molto bassa. Ciò nonostante, su un bilancio complessivo di circa 200.000 lire, il disavanzo era di appena 8.000 lire, ma la situazione dei debiti fuori bilancio era di 32.948 lire e ciò rendeva non perseguibile la strada della concessione di nuovi mutui da parte statale. Cfr. anche ivi, relazione d'inchiesta sull'amministrazione comunale, 16-12-1923. Sui provvedimenti della giunta Cerra tra il luglio 1919 e il giugno dell'anno successivo, cfr. ivi, 11-7-1919, con la segnalazione che «la riunione del consiglio non si è potuta tenere perché sindaco e giunta sono impegnati con il tenente dei carabinieri a stabilire il calmiere... stante le agitazioni popolari che serpeggiano in tutta Italia»; ivi, 15-1-1920, con la richiesta al governo di lavori pubblici per lenire la disoccupazione; ivi, 29-1-1920, con il progetto di esproprio di Orto Tavano, per ricavarvi oltre 100 suoli edificatori per case popolari; ivi, 20-4-1920, per il progetto della fognatura; ivi, 22-6-1920, per l'istituzione dell'asilo infantile. Cfr. ivi, 19-12-1919, dimissioni del sindaco Cerra e rigetto delle stesse da parte del consiglio; 29-6-1920, dimissioni degli assessori, sostituiti dal consiglio; 19-8-1920, dimissioni del sindaco Cerra, accettate dal consiglio.

5 bis - nostra annotazione) Aurelio d'Ippolito : ( dal libro "Come Ricordo il mio Paese" p.76) " Il Cav. Giustiniano Porchia per alcuni anni ricoprì, appunto, la carica di Podestà. In quel periodo tutto andava bene e la gente commentava positivamente il suo operato. Con lui, il nostro paese subì una trasformazione importante. Sambiase necessitava dei servizi primari. Mancavano, in altre parole, l'acqua potabile in casa, la rete fognante, la pavimentazione stradale. Non esisteva pubblica illuminazione, ma solo qualche lampione ubicato nel punto più importante, che fungeva più che altro come punto di riferimento. Questi ultimi erano accesi all'imbrunire da un addetto che era chiamato "'u lampiunàru" e che poi provvedeva anche a spegnerli al mattino.L'interessamento del Podestà fu tale che, nel volgere di poco tempo, colmò le sopraddette lacune ed il paese mutò radicalmente aspetto, tanto da far sentire noi cittadini come gente veramente degna di un paese civile. Egli proibì a tutti i proprietari d'animali di tenere le bestie nelle abitazioni civili e, comunque, nelle vicinanze del centro abitato. Fece iniziare a pulire le strade con diligenza e severità con pesanti ammende per coloro che sporcavano in qualche modo le vie pubbliche.Purtroppo, così come spesso avviene in ogni parte del mondo, le cose non sempre vanno tutte per il verso giusto e anche per questa brava persona arrivò un periodo davvero sfortunato. Fu costretto, per una serie di disavventure, a vendere tutto ciò che possedeva e ad emigrare senza far più ritorno. L'invidia e la gelosia sono sempre esistite e, finché l'uomo regnerà sulla terra, queste regneranno con lui! "

6) Ivi, elezione del sindaco Giustiniano Porchia, 10-11-1920. Sull'orientamento politico combattentistico della lista Porchia e sui risultati elettorali plebiscitari, cfr. Ascz, Gdp, b. 390, Giustiniano Porchia a prefetto, 2-2-1931.
7) Per l'aumento della pressione fiscale e i provvedimenti a favore delle strade interpoderali, cfr. ivi, bilancio di previsione per il 1921, 5-3-1921; per la concessione del mutuo da parte della Cassa depositi e prestiti, cfr. ivi, 22¬3-1922; per l'adesione al Consorzio per l'acquedotto silano, cfr. ivi, 22-4-1923; per l'elettrificazione della cittadina, cfr. ivi, 24-1-1925.
8) Acsa, Dcc, 16-12-1923.
9) Ascz Gdp, b. 108.1, sottoprefetto di Nicastro a prefetto 14 - 4 -1924. II sottoprefetto nel narrare i fatti citati nel testo, sottolineava altresì che la manifestazione antifascista era sostenuta da elementi della malavita sambiasina e che essa assumeva un carattere politico contrario alla giunta Porchia.

10) Sulla mancata votazione della cittadinanza onoraria da parte del consiglio di Sambiase, cfr. Acsa, Dcc; per il voto favorevole del consiglio di Nicastro cfr. invece Acn, Dcc, 21 maggio 1924. Sul preteso antifascismo di Porchia insisteranno spesso, negli anni successivi, i suoi nemici politici e perfino i carabinieri di Sambiase, che in un rapporto al prefetto del 1930 sottolineavano che nell'estate del 1922, durante un periodo di vacanza a Decollatura, aveva criticato pubblicamente il partito fascista; che nel 1923 (senza precisazione di date) si era opposto alla costituzione del "Fascio" a Sambiase, minacciando di lanciargli contro la malavita; che nel 1924 aveva fatto venir meno il numero legale per evitare di assegnare la cittadinanza onoraria a Mussolini; che nel 1925 l'amministrazione Porchia e il consiglio erano stati sciolti perché accusati di antifascismo. Cfr. Ascz, Gdp, b. 390, carabinieri a prefetto, 13-11-1930. Sull'imprecisione riguardante la data di scioglimento non ci sono dubbi. Anche sulle altre informazioni occorre tener conto di un atteggiamento sfavorevole al Porchia da parte dei carabinieri di Sambiase, poiché questi li aveva in più occasioni criticati. Quanto alla nascita della sezione del Pnf di Sambiase le uniche fonti disponibili sono costituite da 11 schede provenienti dalla stessa sezione fascista di Sambiase riguardanti altrettanti gerarchi locali, di cui si riporta la data di iscrizione al partito. Naturalmente queste schede non si riferiscono alla nascita del "Fascio" sambiasino, bensì soltanto all'adesione al partito di ciascuno dei personaggi. Nell'ordine di anzianità di adesione il primo è Vincenzo Esposito, che avrebbe aderito al "Fascio" il 28 marzo 1919 (ma la data risulta tanto inverosimile che ven¬ne cancellata e sostituita con l'altra dell' 1-10-1923 ). Il più anziano risulterebbe perciò Raffaele Monardo, con data di adesione 6-2-1920; subito dopo Filippo Lico (30-11-1922); ancora Pasquale Agapito (26-12-1922). Nelle altre sette schede la data di iscrizione al partito è un generico 1923, ivi compresa quella dell'allora sindaco Giustiniano Porchia che, secondo il citato documento dei carabinieri, si sarebbe invece iscritto al partito solo nel 1926. Cfr. ivi, schede del Pnf di Sambiase; per il rapporto dei carabinieri, cfr. ivi, carabinieri a prefetto, 13-11-1930. Dalla documentazione esistente si può dedurre che una sezione fascista si è quasi certamente costituita a Sambiase non prima del 1923.

10bis - nostra annotazione ) GIUSTINIANO PORCHIO in " Appunti " (Archivio Vescio di Martiranno), di Ferdinando dott. T.M. Vescio, Storicittà anno XI n°106, giugno 2002, p.37, è scritto : ( a proposito della travagliata vita politica del compianto Giustiniano Porchio)

" ........ è lecito supporre un complotto che coinvolse elementi dirigenziali del paese in combutta con le istituzioni dello Stato. Anni prima vi fu l'omicidio dell'impresario Pietro Moraca appaltatore della fognatura di Sambiase, ed a condurre le indagini sia per l'omicidio che per gli attentati al Cav. Porchio avrebbe dovuto essere il Comandante dei RR.CC. di Sambiase Maresciallo Francesco Sabino.
Per poter chiarire l'intricata matassa bisognerebbe con pazienza certosina esaminare tutto il periodo e gli intrecci relativi tra i vari momenti; sta di fatto che ancora oggi a Sambiase si fanno i nomi di attentatori e congiurati, creando a volte confusione, ma basarsi solo su i si dice diventerebbe pettegolezzo di poco conto che non ci può e non ci deve interessare.
Il Cav. Giustiniano Porchio interpretò la politica come servizio e non si servì mai di essa per raggiungere scopi personali. Era ricco, ed era nato ricco e quel che più conta aveva inculcato il vero senso dell'onorabilità e della notabilità, raggiunti non già per la ricchezza e per il potere ad ogni costo, ma per l'integrità morale, patrimonio ed insegnamento tangibile lasciatigli dal padre, e quale figlio esemplare ne perdurava l'esempio sin da farne tradizione familiare, imponendo a sé stesso che l'etica governasse ogni sua azione e che con il giusto operare conseguisse dignità ed autorità, e poi essere guida fra gli uomini.
Per Sambiase di quei tempi, così egli apparteneva ad un mondo molto lontano; la sua educazione era diversa, tanto che i suoi simili, forse, non si ritenevano tali e mal sopportavano il suo carisma innato e non preteso per l'arroganza e per il potere esercitato.
Era un oratore brillante e forbito, dotato di carattere aperto e gioviale, sempre disponibile a tendere la mano a quanti gliela chiedevano.
Nonostante la sua rettitudine ed il generoso impegno per la città (a lui si devono, fra l'altro, oltre agli interventi elencati dallo stesso, la paternità dell'opera di pavimentazione in porfido da Piazza Fiorentino a Via Armando Diaz e le varie pavimentazioni ( 'mpitrati )e la progettazione del monumento ai Caduti di Sambiase in pietra carsica) fu costretto ad abbandonare la carica di podestà e si dimise con la seguente lettera inoltrata al Prefetto di Catanzaro " : Il sottoscritto Porchio Giustiniano, Podestà di questo Comune, si onora di volgere preghiera all'E.V. perché voglia accettare le sue dimessioni da tale carica. Egli in conseguenza delle ferite riportate nell'attentato patito il l'ottobre 1930, e per un recente grave lutto, ha bisogno di un periodo di assoluto riposo e di completa tranquillità. Le dimissioni si rendono altresì necessarie perché possa avere un maggior libero corso l'opera della Giustizia per l'istruttoria in atto e perché sia ancora più facilitata un'eventuale ulteriore indagine di Polizia Giudiziaria. Egli ha la piena coscienza di aver servito fedelmente, rettamente la Nazione ed il Partito e sarà lieto di poter continuare a dare la sua modesta operosità da semplice gregario. Per il Duce oggi, domani, sempre.
La ringrazia, Eccellenza, per la fiducia che ha riporto in lui e con i sensi della più profonda osservanza ossequia.

Giustiniano Porchio

Sambiase 27 febbraio 1931 Anno IX E.F.

(scrive ancora il dott. Vescio) " Il Cav. Porchio lasciò Sambiase l'11 settembre del 1933 per trasferirsi dapprima a Cosenza e poi a Palermo dove morì il 3 giugno del 1959 alle ore 15.
II forzato esilio subito dalla sua città natale - alla quale tanto aveva dato e nella quale tanto aveva sperato - fu sempre tanto sofferto e per l'ingiustizia ricevuta neppure da morto volle tomarvi. Ma è pur vero che nell'aneddotica locale la sua figura è rimasta proverbiale per la sua giustizia, imparzialità e lungimiranza. Se Porchio fu il suo cognome ufficiale, ancora oggi gli anziani e chi lo conobbe lo ricordano come 'u Podestà Porchja o più affettuosamente don Giugiù o semplicemente Giugiù Porchja; dato che Giugiù era il vezzeggiativo di Giustiniano usato dai familiari e dagli amici intimi".

11) Nella decisione incise anche il fatto che il comune non aveva nemmeno le risorse necessarie all'acquisto del chinino per la lotta contro la malaria. Acsa, Dcp, 12-7-1924.

12) Per le attività di Votta cfr. ivi, 28-2-1925; avi, 9-6-1925, indagine sulla situazione finanziaria dell'ente comunale e progetto di risanamento; ivi, 24-4-1926, accettazione del mutuo della fognatura; ivi, 21-7-1926, posa della prima pietra alla presenza di Ernesto Galeazzi, Salvatore Renda ed Edoardo Salerno.