Fatti e personaggi del '900

Cronostoria di una cornubazione senza consenso popolare

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Lamezia Terme Come avvenne La Nascita di Lamezia

Opinione diffusa è che l'artefice principale della conurbazione di Lamezia Terme, cui va l'alloro di padre fondatore, fu il sen. Arturo Perugini. In una conferenza stampa tenuta nel gabinetto dall'allora Sindaco di Nicastro, avv. Antonio Magnavita il 31 ottobre 1963 annunciò di aver presentato alla Presidenza del Senato in data 29 ottobre 1963 un disegno di legge che mirava all'unificazione dei Comuni di Nicastro, Sambiase e di S. Eufemia Lamezia in un unico comune con la denominazione, appunto, di Lamezia Terme.

La scelta del nome Terme fu per il fatto del termalismo […] allora si pensava che con gli scavi archeologici venisse davvero fuori l'antica Lamezia, la vetus civitas. […] una città di cui ha parlato anche Aristotele, il golfo si chiamava "sinus lamaeticus" […] poi le ricerche storico-archeologiche hanno dimostrato che questo sito non esisteva […] era in realtà Terina e non Lamezia ed il golfo veniva chiamato "sinus terineus", addirittura in una vecchia carta olandese c'è disegnato uno scoglio recante la scritta "scopulus terineus e non lamaeticus". (v. Int. V). La proposta di legge Perugini di unire i comuni non costituiva di certo una novità. Circa 40 anni prima, infatti, era già stato pensata da una altro parlamentare nicastrese il sen. Salvatore Renda. Questi era spinto dall'onda delle politiche di popolamento delle campagne operate durante il regime dittatoriale fascista. Dello stesso periodo (1927) è la costituzione della grande Reggio Calabria che univa 14 piccoli comuni soprattutto delle aree collinari.

L'idea era addirittura di fare di Nicastro una provincia. La legge riguardava l'unione dei comuni di Nicastro e di Sambiase, non essendo ancora stato istituito il Comune di S. Eufemia Lamezia. Quest'ultimo comune, infatti, sarà costituito per volontà del Regime Fascista attorno al preesistente nucleo ferroviario denominato "Sant'Eufemia Biforcazione", con la legge 8 aprile 1935 n. 639. Ma le pretese e le ambizioni mosse nel 1927 dal senatore Renda non furono accolte dagli amministratori del comune di Sambiase che non vollero rinunciare alla propria autonomia e soprattutto ricadere sotto la denominazione di nicastresi. Maggiore fortuna ebbe il senatore Perugini che da "ardito combattente", (così dipinto dalle cronache locali) intendeva invece portare a termine la sua sfida. Da convinto stratega cominciò così a trovarsi degli alleati. Inizia a tracciare la trama con il suo amico e collega di partito l'onorevole Salvatore Foderaro, entrambi democratici cristiani, per indurlo a presentare all'altro ramo del Parlamento un disegno di legge analogo al suo che rafforzasse l'idea e la volontà politica locale della conurbazione. Il disegno di legge Foderaro fu presentato alla Camera dei deputati il 4 novembre 1963; sosteneva l'interesse vitale della comunità locale e per l'avvenire economico della piana e dei paesi del comprensorio della piana lametina.

C'è da sottolineare che i due disegni di legge differivano di poco, differivano solo nella parte inerente l'attribuzione del riconoscimento di stazione di cura, di soggiorno e turismo. Il 13 novembre del 1963 nel salone della Società Operaia in via indipendenza, il senatore Perugini illustrò agli amministratori dei tre comuni i motivi che lo avevano indotto a presentare il disegno di legge su Lamezia Terme. I motivi si possono desumere dalla lettura del DDL sui vantaggi che l'istituzione di un unico Comune avrebbe comportato, che si basano solo sulla centralità geografica rispetto alla regione Calabria non ancora dotata né dell'aeroporto internazionale né dall'autostrada SA-RC e della superstrada dei Due Mari.

Queste venivano indicate come condizioni favorevoli per un immediato sviluppo che solo con una unione amministrativa poteva avere un impulso più marcato. "Nel mese di marzo 1964 la Commissione del Senato, alla quale era stato affidato l'incarico di esaminare preventivamente il disegno di legge Perugini, decise che, in base a quanto era sancito dall'art. 133 della Costituzione della Repubblica, la decisione in merito spettava al governo regionale, che aveva il potere legislativo di azione (art. 117) per provvedimenti del genere"(nota storica). La questione era di difficile soluzione in quanto la Regione Calabria, non era ancora stata istituita. Il decentramento Regionale, fatta eccezione per le regioni a statuto speciale, venne avviato in Italia con le elezioni dei primi consigli regionali a statuto ordinario nel giugno del 1970. In realtà: ". Presenta questo progetto di legge che è sottoposto all'esame delle commissioni competenti del Senato. Relatore di questo progetto di legge è il Sen. Gigliotti, il quale originario di Decollatura (CZ) ma trapiantato a Roma e qui eletto in uno dei collegi senatoriali della capitale nelle liste del P.C.I..

Il senatore Gigliotti esamina il progetto di legge e mette in evidenza il fatto che, conoscendo la realtà lametina, gli risultasse estremamente difficile convincersi della spinta all'unificazione in base alla storica contrapposizione tra Nicastro e Sambiase. Ma al di là di questo sorgeva un problema inerente la copertura finanziaria. Non bastava unificare tre Comuni, c'erano dei costi aggiuntivi a quelli attuali relativamente ai servizi, all'anagrafe lo stato civile ecc. ecc. Per cui alla fine il provvedimento è accantonato anche se, nel corso della discussione, è elogiato il progetto di unificazione in special modo riferito ad una regione come la Calabria. Ecco quanto espresso da parte del Presidente della Commissione Finanza e Tesoro del Senato: "Nella compilazione del parere sul disegno di legge (Perugini) la prego di tenere presenti considerazioni relative alle conseguenze: esaminato il progetto di legge n. 262 propongo allo stato dei fatti parere contrario, poiché a prescindere dal merito del provvedimento non sono stati neppure sentiti i rispettivi Consigli Comunali, manca nella relazione qualsiasi indicazione sul costo dei servizi pubblici che sarebbe necessario istituire o incrementare unificando i comuni […] vero è che le ultime case di Nicastro distano 2 Km dal centro abitato di Sambiase, ma è da osservare che il piccolo centro di S Eufemia dista da Nicastro circa 10 Km. Con i più cordiali saluti ecc.". Dopo questa discussione al Senato il provvedimento rimane accantonato, cioè lettera morta, come altrettanti progetti di legge che si presentano". (v. Int. I). Per i tre anni successivi non si parlò più di conurbazione ma una rapida accelerazione avvenne verso la fine del 1967 (Gabinetto Moro), l'anno dopo si sarebbe votato per le politiche. Questa è una coincidenza che si ripete, infatti, anche nel 1963 la presentazione del disegno di legge coincise, quella volta, con le elezioni comunali che si sarebbero tenute l'anno dopo. Una circostanza, quella elettorale, da tenere in considerazione nel quadro delle reali motivazioni che spinsero all'unione. "Ad una certa fase, con l'avvicinarsi delle elezione del '68, viene riesumato questo provvedimento… […] Ma ci fu un altro avvenimento convergente che era l'ipotesi della soppressione della Diocesi. Ipotesi non significava che la Diocesi di Nicastro doveva essere necessariamente soppressa. In questo senso la chiesa locale avrebbe operato a favore di una unione ai vertici del Governo Nazionale al fine di evitare lo smembramento della Diocesi. C'era a Lamezia un Vescovo che era stato professore di Moro…". (v. Int. I).

"Era fraterno amico di Aldo Moro, anch'esso pugliese e suo allievo, allora Presidente del Consiglio. Mons. Luisi riuscì a non far accorpare la diocesi di Nicastro a quella di Catanzaro con un lungo memoriale, che compilò e spedì alla S. Sede. Nel primo paragrafo di questo memoriale il vescovo così scrive: "…secondo un progetto di legge, presentato dal Senatore Arturo Perugini e in discussione alla Camera e al Senato, è previsto l'accorpamento dei tre comuni di Nicastro, Sambiase e S. Eufemia Lamezia, se, come sembra, il disegno di legge sarà approvato, la nuova città di Lamezia Terme avrà una popolazione di circa 50.000 abitanti. In quel "se come sembra" del memoriale di Mons. Luisi, molti hanno visto l'interessamento del vescovo per l'unificazione dei tre Comuni presso il suo fraterno amico Aldo Moro…[…]. La notizia, per la verità, non è scritta in nessun documento di archivio, ma il fatto che sia circolata nel lametino per lungo tempo, le conferisce una buona base di credibilità. …". (v. Int. II). "Ma a questo punto com'era possibile che il Vaticano rinunciasse ad una sede così appetibile…". (v. Int. I). Visto che da lì a poco sarebbe nata una grande realtà urbana, la quarta della Calabria?

A questo punto accadde qualcosa. Se per i tre anni non si parlò più di conurbazione, tanto che il progetto di legge fu di fatto bocciato, ma una rapida ed improvvisa accelerazione avvenne verso la fine del 1967, proprio sotto il Gabinetto Moro. La soluzione poteva venire dalla Commissione Affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno presso il Senato. La costituzione del Comune di Lamezia Terme venne discussa e approvata in sede deliberante dalla Iˆ Commissione del Senato mercoledì 18 ottobre 1967. La discussione si risolse in pochissimo tempo. Alla fine il sen. Perugini rilasciò la seguente dichiarazione: "La proposta quando sarà approvata anche alla Camera, trasformerà tre centri urbani in un unico centro in piena sistemabilità urbanistica, alla confluenza di rilevanti vie di comunicazione in atto o di prossima realizzazione, beneficiario di condizioni agricole e commerciali, industriali, turistiche di sicuro e rapido sviluppo". Una particolarità molto importante per capire il meccanismo che si era messo in moto. Al Senato Perugini non compare anche se aveva tutto il diritto di partecipare, ma non di votare, alla discussione per sostenere il suo disegno di legge […] Così alla Camera tutta la gestione la fa Bisantis destinato succedergli nel collegio senatoriale". (v. Int. I). Per via di traversie giudiziali, nel frattempo occorse al sen. Perugini; accuse dalle quali venne successivamente scagionato. Il testo del disegno di legge approvato al Senato veniva trasmesso alla Presidenza della Camera dei deputati il 25 ottobre 1967, mercoledì.

La discussione si svolse presso la 2ˆ Commissione Affari della Presidenziali del Consiglio nella seduta di mercoledì 20 dicembre 1967. Relatore della legge questa volta è appunto il deputato catanzarese l'On. Fausto Bisantis di Gimigliano (CZ). Il testo del disegno di legge approvato al Senato veniva trasmesso alla Presidenza della Camera dei deputati il 25 ottobre 1967, mercoledì. La discussione si svolse presso la 2ˆ Commissione Affari della Presidenziali del Consiglio nella seduta di mercoledì 20 dicembre 1967. La proposta avanzata dall'on. Foderaro, originario di Cortale (Cz), fu dichiarata assorbita e pertanto, fu cancellata dall'ordine del giorno. La proposta avanzata dall'on. Foderaro, originario di Cortale (CZ), fu dichiarata assorbita e pertanto, fu cancellata dall'ordine del giorno.

L'On. Foderaro si fece ammettere alla seduta in base al regolamento della Camera anche con diritto non solo alla parola ma anche al voto in sostituzione di uno tra i deputati Dagnino e Cassiani, coincidevolmente assenti quel giorno. (v. App. B 158). "A differenza di Perugini, Foderaro alla Camera andò in Commissione e questo voleva dire qualcosa. In sostanza la D.C. aveva scelto una strada: sostituire Perugini, sostituirlo con Bisantis. Fare il modo che Bisantis fosse il protagonista dell'approvazione del disegno di legge per avere la carta politica da indicare alla popolazione dai tre Comuni […] alle elezioni". (v. Int. I). Il Presidente della Commissione, Sullo, sottolineò che rinviando al Senato la proposta di legge, per qualche rettifica formale, si rischiava di non farla approvare prima della fine della legislatura, anzi sollecitava la commissione affinché il progetto di legge venisse approvato: "Raccomando vivamente l'approvazione del testo così come ci proviene dal Senato". (v. App. B p. 158). Ecco perché l'unico artefice della conurbazione venne riconosciuto nella figura del sen. Arturo Perugini, nicastrese di nascita e per questo motivo di orgoglio per sé e per la popolazione di Nicastro.

"Lui (Perugini) è padre della proposta di legge, non è il padre della legge. La legge è sostanzialmente stata approvata per l'azione svolta da Bisantis e per queste convergenze di interessi che si sono determinate. Senza di ciò la legge non sarebbe stata approvata". (v. Int. I). La discussione, così come era accaduto per il Senato, si esaurì in breve tempo dalle 11:40 alle 12:10, ma anche i tempi di trasmissione da una camera all'altra sono brevi. " Il Senato approva ed approva in commissione in sede deliberante. Dal 18 ottobre al Senato il 20 dicembre del 1967 si passa già alla Camera. Nemmeno le leggi finanziarie hanno questa rapidità". (v. Int. I). Qualche componente la commissione sollevò delle eccezioni riguardo la volontà popolare del progetto, l'On. Foderaro e il relatore l'altro deputato calabrese, l'On. Bisantis, relatore della legge, "garantirono" circa il consenso dei cittadini dei tre centri. La legge fu votata all'unanimità dai 25 parlamentari della commissione.(v. App. B p. 158).

"…A questo proposito c'è da dire che a norma dell'art. 117 e 133 della Costituzione, nonché del Testo Unico della legge comunale e provinciale (TULCP), ogni variazione delle circoscrizioni comunali e provinciali devono essere precedute dal pronunciamento del consiglio provinciale oltre che da quello dei Comuni interessati. Questo per far capire come la procedura era abbastanza complicata e non poteva essere risolta, […] in quel brevissimo periodo occorso per l'approvazione della legge. In ogni caso i consigli comunali non furono ufficialmente investiti, c'è il pronunciamento del Consiglio Comunale di S. Eufemia per un'iniziativa autonoma (contraria) e "motu propria", ma non c'è un input da parte del Ministero degli Interni, da parte del Parlamento o da parte dello stesso interessato" (v. Int. I). "La creazione del nuovo comune era avvenuta quasi in silenzio perché le popolazioni interessate non erano state informate della maturazione dell'evento".

(È ciò che afferma Antonio De Sarro in una cronaca cittadina. (v. nota.). La legge istitutiva del comune unificato perciò, fu assunta in violazione delle norme costituzionali che garantiscono l'autonomia degli enti territoriali ed in contrasto col senso democratico della volontà popolare. L'iniziativa venne presa al vertice e i componenti la 2ˆ commissione della Camera dei Deputati - come si legge in un verbale (Bollettino Camera dei deputati n. 674 del 20 dicembre 1967, pag. 894 v. app. legge) - si convinsero che : " ...in tre comuni della Calabria - con un movimento autonomo di base - si è manifestata l'esigenza di una concentrazione…" e "… di ciò si da atto ai tre comuni che hanno promosso l'iniziativa...". (v. App. B p. 158).

Tali affermazioni non corrispondevano a verità in quanto non era mai stato costituito un "movimento dal basso." L'art. 133 comma II della Costituzione Repubblicana così recita: "La Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi Comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni". Era dunque lecito procedere ad una consultazione referendaria. Ma sia i tempi dell'approvazione, sia l'eventuale risultato referendario negativo all'unione, hanno indotto a procedere per una via abbastanza insolita per un paese democratico. Altre violazioni di leggere riguardano, come detto, il TULCP del 1934 nella parte inerente l'istituzione di nuovi comuni. "Può considerarsi una iniziativa verticistica? Ricorrente è l'affermazione secondo la quale dietro tutta l'operazione ci sia l'abile regia del sen. Arturo Perugini che mise di fronte al fatto compiuto tutti i cittadini che si trovarono improvvisamente lametini".

Da annotare che si fece ricorso alla procedura legislativa accelerata tramite commissione in sede deliberante. Appena la legge fu approvata, e prima della sua promulgazione, vennero costituiti alcuni comitati di agitazione, ma non si ottenne nessun effetto. "Gli abitanti dei tre comuni rimasero indifferenti, freddi apatici e non reagirono di fronte a quanto a loro insaputa, considerando che non si era indetto un referendum per conoscere il loro giudizio, si stava tramando. L'idea della conurbazione non sembrò toccare i sindaci dei tre comuni, non lo discussero, non lo studiarono, non ci fu un coinvolgimento in un progetto che intravedevano se non come una ipotesi remota". Anche se, come detto, una netta presa di posizione era stata fatta dal Sindaco di S. Eufemia Lamezia Costantino Fittante. Come detto la stranezza di questa conurbazione ebbe successivamente degli strascichi, infatti, nel marzo del 1975 fu costituito un "Comitato per la ricostruzione dei Comuni di Nicastro, Sambiase e S. Eufemia" (v. App. B p. 167) il quale si prefiggeva lo scopo di presentare al consiglio regionale della Calabria un disegno di legge di iniziativa popolare per l'istituzione dei tre preesistenti Comuni".

Un Notaio (v. Int. IV) per ognuno dei tre centri aveva il compito di raccogliere le sottoscrizioni. "Fu fatto poi il comitato per la ricostituzione dei tre comuni era che era prevalentemente formato da persone di estrazione missina che avevano una spiccata nicastresità, molto marcata, e tentano anche di sfruttare il rovescio della medaglia a Sambiase. Ovvero: "nua chi c'intramu cu Sambiasi" e "nua chi c'intamu cu lli nicastrisi" .(v. Int. I). "Per quanto mi riguardò io detti la disponibilità, quale pubblico ufficiale democratico, e accettai a raccogliere le firme. Così se c'era una categoria di persone scontente che volesse aderire a questa iniziativa poteva farlo, però, in effetti, poi firme non ne abbiamo raccolte, o meglio da me non è venuto nessuno. […] Nasce così solo allo stato di proposta ma poi la cosa non andò avanti.[…] La scontentezza derivava solo da dalla mancanza di risultati in tempi brevi […].

Però, mi pare, firme non ne raccolsi. Nasce così solo allo stato di proposta ma poi la cosa non andò avanti. Io personalmente non ero d'accordo. Era assurdo che entro quattro o cinque anni si potessero vedere i risultati positivi".(Int. IV) Avverso il detto comitato si espressero con pubblici manifesti il PSI (14/03/75) e la DC (15/03/75) mentre il partito comunista, il PSDI e i sindacati CGIL-CISL-UIL comunicarono il loro dissenso attraverso volantini, l'MSI lasciò i propri iscritti liberi di decidere. Il numero dei cittadini che risposero all'appello del comitato per la ricostruzione furono ben 1500 ma fu insufficiente per operare un eventuale petizione popolare. Ritornando indietro nel tempo vediamo in che modo si arrivò all'unione. Il 16 febbraio 1964 al Teatro Grandinetti di Nicastro si tenne un convegno sulla proposta di creazione di Lamezia Terme. Moderatore fu il giornalista del "Il Tempo" Pino Rauti, arrivato da Roma per l'occasione. Contrariamente alle previsioni i parlamentari delle tre province non furono presenti (eccezione fatta per F. Bisantis, P Buffone, E. Pucci e A Spinelli), come pure erano assenti i sindaci dei 27 comuni che gravitavano sulla piana e i dirigenti delle varie organizzazioni sindacali locali e provinciali.

"L'affluenza del pubblico fu molto scarsa e ciò conferma come l'attenzione della cittadinanza era pressoché inesistente, come in realtà non c'era una corrente anche intellettuale a favore di un progetto comune che poteva influenzare i ceti meno abbienti della popolazione" . I sindaci, nel periodo della conurbazione erano il prof. Costantino Fittante per il comune di S. Eufemia Lamezia, il prof. Francesco Bevilacqua per il comune di Nicastro e l'avv. Giovanni Renda per il comune di Sambiase. Le coalizioni erano centro sinistra (alcuni DC e PCI) a Nicastro, di centro a Sambiase, di sinistra (PCI) a S. Eufemia Lamezia.(v. Int. I). "Altrettanto indifferenti si mostrarono i tre sindaci, i partiti politici, le organizzazioni sindacali, le varie associazioni, gli uomini di cultura che preferirono ignorare la questione dell'unione dei tre comuni. Non ci fu nessuno studio che facesse emergere i vantaggi di questa operazione oppure quanto questo sarebbe stato sconveniente per le popolazioni che abitavano la piana"."Tale comportamento, a distanza di anni, deve essere considerato deplorevole non tanto per il cosiddetto popolo minuto che aveva altro cui pensare, ma principalmente per coloro che contavano e che non mossero un dito per cercare di rendersi conto di quanto a Roma si stava per concretizzare alle spalle delle ignare popolazioni. I partiti politici, i sindacati, gli eletti dal popolo, standone in silenzio, si assunsero una pesante responsabilità". In realtà oramai è nota l'opposizione del comune di S. Eufemia e del suo sindaco Costantino Fittante: " … Al momento della pubblicazione della proposta di legge Perugini il Consiglio Comunale di S. Eufemia esprime le sue valutazioni contrarie. (v App. B p. 158). In ogni caso i consigli comunali non furono ufficialmente investiti…[…] Ma qui bisognava sottolineare un aspetto che non si era pregiudizialmente contrari al progetto. Si poteva anche arrivare alla unificazione ma preceduta da un processo lungo il quale si unificassero i servizi, si realizzasse un piano regolatore intercomunale, un piano di sviluppo del territorio ecc. ecc.

Alla fine si poteva realizzare la sovrastruttura amministrativa comune. […] Né il Comune di Nicastro né il Comune di Sambiase sostanzialmente si sono mai pronunciati nel merito alla proposta di legge". (v. Int. I). In verità, come sottolineò il Presidente della Commissione, Sullo, rinviando al Senato la proposta di legge, per qualche rettifica formale, si rischiava di non farla approvare prima della fine della legislatura . Ecco perché l'unico artefice della conurbazione venne riconosciuto nella figura del sen. Arturo Perugini, nicastrese di nascita e per questo motivo di orgoglio per sé e per la popolazione di Nicastro. La discussione, così come era accaduto per il Senato, si esaurì in breve tempo. Qualche componente la commissione sollevò delle eccezioni riguardo la volontà popolare del progetto, l'On. Foderaro ed un altro deputato catanzarese, l'On. Bisantis, relatore della legge, "garantirono" circa il consenso dei cittadini dei tre centri. La legge fu votata all'unanimità dai 25 parlamentari della commissione. "La creazione del nuovo comune era avvenuta quasi in silenzio perché le popolazioni interessate non erano state informate della maturazione dell'evento".

(È ciò che afferma Antonio De Sarro in una cronaca cittadina v. nota). La legge istitutiva del comune unificato perciò, fu assunta in violazione delle norme costituzionali che garantiscono l'autonomia degli enti territoriali ed in contrasto col senso democratico della volontà popolare. L'iniziativa venne presa al vertice e i componenti la 2ˆ commissione della Camera dei Deputati - come si legge in un verbale - si convinsero che "in tre comuni della Calabria - con un movimento autonomo di base - si è manifestata l'esigenza di una concentrazione…" "… di ciò si da atto ai tre comuni che hanno promosso l'iniziativa..." (Bollettino Camera dei deputati n. 674 del 20 dicembre 1967, pag. 894). Tali affermazioni non corrispondevano a verità in quanto non era mai stato costituito un "movimento dal basso".(v. App. B p. 158). L'art. 133 comma II della Costituzione Repubblicana così recita: "La Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi Comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni".

Altre violazioni di leggere riguardano il TULCP del 1934 nella parte inerente l'istituzione di nuovi comuni. "Può considerarsi una iniziativa verticistica? Ricorrente è l'affermazione secondo la quale dietro tutta l'operazione ci sia l'abile regia del sen. Arturo Perugini che mise di fronte al fatto compiuto tutti i cittadini che si trovarono improvvisamente lametini" . Da annotare che si fece ricorso alla procedura legislativa accelerata tramite commissione in sede deliberante. Appena la legge fu approvata, e prima della sua promulgazione, vennero costituiti alcuni comitati di agitazione, ma non si ottenne nessun effetto. Avverso il detto comitato si espressero con pubblici manifesti il PSI (14/03/75) e la DC (15/03/75) mentre il partito comunista, il PSDI e i sindacati CGIL-CISL-UIL comunicarono il loro dissenso attraverso volantini, l'MSI lasciò i propri iscritti liberi di decidere . Il numero dei cittadini che risposero all'appello del comitato per la ricostruzione furono ben 1500 ma fu insufficiente per operare un eventuale petizione popolare.

"All'indomani dell'approvazione definitiva del progetto di legge, il sindaco di Nicastro prof. Francesco Bevilacqua fece pervenire al sen. Perugini un telegramma di compiacimento per l'attuazione di un progetto di legge che inciderà notevolmente sullo "sviluppo socio-economico dell'intera Calabria". Ecco cosa afferma oggi uno dei componenti il comitato: "Anche se a livello personale del campanilismo permane dobbiamo riconoscere che oggi Lamezia è una grande realtà. Ora siamo lametini". Le intuizioni di Perugini sono ancora attuali e a lui va naturalmente attribuito il merito dell'unione. Nonostante siano passati oltre 30 anni il progetto politico di città Regione al servizio della Calabria, alla stregua di Brasilia per il Brasile, non è ancora stato realizzato.

NB : Il seguente articolo è stato tratto dal sito www.lametropolis.it il cui titolo originale è "La nascita di Lamezia". La redazione di www.sambiase.com porge un sentito ringraziamento all'autore e alla redazione di lametropolis che lo ha pubblicato su web.

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