memorie

Il gioco del calcio a Sambiase

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Alcune foto del SAMBIASE tra la fine degli anni '80 e gli inizi del '90

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POSTFAZIONE del libro

di Rubens Esposito

Può darsi, ma ne corro volentieri il rischio, che nel suggerire qualche riflessione a lettura compiuta di questo bel libro di Ciccio Longo, mi faccia velo l'amicizia fraterna con l'Autore, temprata da una lunga consuetudine di vita e di affetti.

Eravamo ragazzi insieme ( e insieme con Pino Falvo, Alessandro Caporale, Gino Caroleo, Pino De. Rose, Peppino Cappelli e tanti altri ) quando, nel praticare il gioco del calcio ci ispiravamo ai campioni del passato: non ai grandi del foot-ball nazionale e internazionale, ma a quelli, grandi essi pure per noi, che, in Sambiase avevano suscitato e animato con le loro gesta la passione della quale noi eravamo partecipi ed eredi. E chiedevamo ai nostri maggiori e volevamo sapere e ci piaceva scoprire che in tempi già allora lontani, da un dopoguerra all'altro, lo sport calcistico era stato impiantato e coltivato nel nostro paese con lo stesso amore e gli stessi sacrifici, per altri aspetti dedicati alle vigne e agli uliveti, alle professioni, ai commerci e ai mestieri alle letture e agli studi.

Cercavamo, insomma, le radici e i penati di un fenomeno sportivo certamente aggregante e schiettamente ludico ma anche ( e col fascino di non averne l'aria) culturale e sociale.

Ciccio Longo, protagonista principe del calcio non solo sambiasino, ce li restituisce adesso in contesto storico con tratto sicuro e tuttavia vibrante, con scrittura variamente modulata per toni e timbri dal secco resoconto alla commossa evocazione lirica. Nel libro c'è l'Autore, per quanto si dissimuli e si risolva nella narrazione, senza dar conto di sé e di quanto ha fatto per lo sport. E c'è il suo stile di uomo e di calciatore. Egli non si pone come io narrante che incombe e assoggetta a sé il racconto, ma lascia che siano gli uomini e i fatti raccontati a parlare e si pone al servizio della narrazione. Gli basta, però, qualche sapiente aggettivo e qualche armonioso giro di costrutto sintattico per dare alle vicende e alle persone uno spessore e una profondità che non sembrava potessero avere, sotto l'aspetto sociologico e forse anche antropologico, in riferimento ad altri eventi storici della comunità sambiasina.

Ecco, così, che la storia è fatta vivere di vita propria, densa di avvenimenti, di personaggi e di suggestioni, capaci ancora come allora di catturare l'attenzione e l'emozione del lettore.

 


Note:

 

(1)- Scritto e foto sono stati estratti dal libro, ...A Sambiase c'era una volta il calcio, di Francesco Longo.pp.5/8,12-13,18,27/29,164. Video impaginazione e fotocomposizione a cura di: Merante Caparrotta Tommaso. Finito di stampare nel mese di maggio 1998 presso gli Stabilimenti grafici STAMPA SUD - Lamezia Terme.

 


 

 

Nel ricordo del Presidentissimo dott. Francesco Montesanti

(seguono n° 2 articoli)

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UNA VITA DEDICATA AL CALCIO

Intervista(1) a cura di Antonio Catania

"Il calcio va inteso ha detto come pura attività sportiva, senza secondi fini" "La mia gioia più grande è quella di stare in mezzo ai giovani e vivere i loro problemi".

Dobbiamo confessare che è stato molto imbarazzante porre delle domande in veste ufficiale al dr Francesco Montesanti, sia per la stima e l'amicizia che ci lega da anni, sia per la natura schiva e riservata del personaggio. Eppure sentiamo che non possiamo sottrarci a questo ingrato compito; in fondo, il Sambiase è una sua "creatura", è stato, ed ancora lo è, l'espressione più emblematica, più genuina, più sincera ed autentica del calcio sambiasino nella buona e nella cattiva sorte. Ancora oggi, dopo 30 anni di milizia ai massimi vertici societari, è lì, sulla "breccia" a dare preziosi suggerimenti per tutti. Non è retorica se scriviamo esattamente così: una vita dedicata al calcio. "Si, è proprio vero -ci risponde visibilmente emozionato-"credo che con questa frase possiamo chiudere tutto il nostro discorso"

-D: Dottore Montesanti­i - qual è la sua filosofia applicata allo sport in generale ad al calcio in particolare?

-R: Io ritengo che il calcio va inteso come pura attività sportiva, senza secondi fini: lo sport per lo sport. Se così, riesce ad esprimere vera­mente grandi valori: amicizia, lealtà, sana competitività. Noi, come dirigenti di società sportive, ci dobbiamo adoperare a trasmettere questi valori ai giovani, aiutandoli a "crescere" come atleti, ma soprattutto come uomini. In tal senso, la pratica sportiva assolve ad un compito sociale di rilevante importanza. Ecco perchè la mia attenzione è rivolta ai giovanissimi che vogliono imparare ed io mi trovo sempre bene tra loro.

-D: Lei ha dato molto al calcio sambiasino; in com­penso ha avuto tante soddisfazioni.

-R: Sul piano personale, certo, tantissime risponde, mentre i suoi occhi si illuminano all'improvviso- comunque, per me la gioia più grande è di stare in mezzo ai ragazzi, vivere i loro problemi, vederli, come ho detto prima, crescere. Anche tu giocavi che eri appena un ragazzino; adesso sei adulto, ma tra di noi c'è sempre tanto affetto estimo. Queste sono le vere soddisfazioni. In genere, lo sport dà sempre delle gioie, anche quando le cose non vanno per il verso giusto.

-D: Dottore Montesanti, il campionato di Promo­zione sta un tantino stretto al Sambiase?

-R: Io ho fiducia nell'operato della dirigenza e della squadra; certo, è difficile vincere il campionato perchè la concorrenza è abbastanza agguerrita; ma non per questo non guardiamo al traguardo con fiducia.

-D: Una ultima domanda: non ha mai pensato ad una grande squadra per la città di Lamezia?

-R: Io me lo auguro di cuore, ma il Sambiase non deve sparire.

 

*****

IL PRESIDENTE CI LASCIA

di Francesco Longo(2)

Venti stagioni per infiammarci e questa è l'ultima del dr. Francesco Montesanti. Con lui si conclude un ciclo, anzi un'epoca popolata di echi e voci nostalgiche. Ci lascia dunque la colonna storica, la più prestigiosa dello Sport Club, scavata dal tempo ma intatta nella dignità e splendore del suo fregio. Se ne va il gran signore, il buon viandante che sapeva consolare, l'amico della remota adolescenza che sotto i suoi padiglioni restaurava amicizie.

Se ne va il grande albero dai frutti profumati, colui che conosceva ogni sorta di sagge parole, a cui i filtri del cuore permisero di tramutare l'azzurra tenebra in colori di festa. La Federazione di Roma nelle cui stanze era rimbalzata la fama, lo volle insignire con la medaglia d'oro. Noi che crescemmo alle tiepide rive del suo impero, gli appuntiamo la nostra coltivata nei fondali del cuore perché la porti stampata nell'anima come una bandiera, ovunque navighi o il cammino lo porti.

 

 


Note:

(1) Dal perdiodico sportivo edito da Radio Enne Lamezia “Forza Sambiase” del 16 dicembre 1990( archivio F.sco Caruso);

(2) Dal libro, “...A Sambiase c’era una volta il calcio” di Francesco Longo- p112,stampato nel mese di maggio 1998 da STAMPA SUD-Lamezia Terme

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