memorie

Il gioco del calcio a Sambiase

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Storia e vicessitudini del calcio sambiasino, attraverso il libro

...A Sambiase c'era una volta il calcio

di Francesco Longo(1)

Introduzione dell'autore
Questo modesto lavoro, confluenza di pazienti ricerche condotte negli archivi della Federazione, di corrispondenti sportivi, notizie preziose legate al ricordo storico di quanti vissero quegli avvenimenti, non vuole avere valore letterario, ma si identifica come documento di memorie in cui sono preservate le verità dimenticate di cinquant'anni di storia calcistica a Sambiase.

sambistratellaMi sarebbe piaciuto farvi entrare in tutti i segreti che quegli anni custodiscono ma, a volte, la traccia si presenta così effimera come se il tempo ormai in fuga l'avesse decapitata.

 

Nella stanza del mio amico Gino, mentre al computer si susseguono le immagini e si riannodano le tante memorie, si diffonde ed ondeggia nell'aria il suono di quel metallo antico. I ricordi mi si arrotolano intorno come un tessuto e, a volte, mi sembra persino che avessero un odore, quello dei viaggi e del mare.

Spero che la storia riscritta abbia conservato la sua autenticità e che fra cento anni o mille si possa ancora dire a Sambiase: c'era una volta il calcio...........

 

 

 

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Il desiderio che dorme in fondo a ogni cuore e che almeno una volta si desta per uscire allo scoperto,il richiamo della giovanile esperienza quando anch'io scalpitante destriero correvo sui campi di gioco, e la pura emozione sentimentale mi hanno spinto a scrivere questo libro. Ma infiniti dubbi ho imbarcato in questo avventuroso viaggio e confesso che più volte sono stato sul punto di rompere il nido di coraggio che mi ero costruito, dominato dal peso e dall'importanza del proposito: quando mi sentivo incapace di sormontare i miei limiti e disorientato nel saldare le scollature della storia che, prosciugati i pozzi della memoria, sembrava aver perso l'anello di ancoraggio.

Le più lontane imprese calcistiche della nostra squadra apparivano infatti avvolte da una impenetrabile nebbia, e i ristagni della memoria integrati con i pochi documenti ritrovati negli archivi della Federazione sarebbero risultati insufficienti a reggere la grande impalcatura se non fossero intervenuti quelli che conoscevano la strada: i nostri emissari del calcio e custodi del tempo dove dormono i misteri, i quali vennero in mio aiuto aprendomi i loro archivi come si apre un cuore e che, al fine del compimento del libro assumono un ruolo determinante e di valore permanente.

Eccoli dunque i cantori del nostro calcio, coloro che sciolsero la trama liberando il tessuto impigliato agli angoli del tempo. Si tratta di Agostino Strangis, il primo corrispondente sportivo le cui cronache dal 1948 al 1952. riportate nel famoso quotidiano "CORRIERE CALABRESE", scritte con personalissimo e raffinato gusto letterario, ci hanno regalato indimenticabili affreschi di vita sportiva. Gianmaria Cataldi, fidato corrispondente del quotidiano indipendente "ROMA" nei cui "resoconti d'ispezione ", sono raccolte le intuizioni giornalistiche più audaci e geniali. Vincenzo Mazzei, con i suoi ragguagli sempre puntuali sulla "GAZZETTA del SUD", ci introduce in un clima agonicamente vitale e ammaliante.

Antonio Catania, è lui che dal lontano 1978, ogni lunedì fa la gioia dei fans, con le sue narrazioni appassionate e vibranti. Antonio Mete, con i suoi rapporti incalzanti e stilisticamente pregevoli. Nando Zolli, qualificato interprete della cronaca sportiva che ha contribuito a diffondere la tradizione calcistica del nostro paese. E ora gettate le pietre che hanno allontanato l'ombra che ristagnava sulla nostra tradizione sportiva, cautamente ritorno alla mia fucina, sollevato per essere riuscito, sia pure tra sottili incertezze, ad ancorare un sogno che si credeva perduto.

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Anno 1942 nasce la societa' calcistica Sambiase Oltre cinquant'anni ci separano da quegli avvenimenti che portarono a un mutamento delle coscienze dei cittadini di Sambiase grazie ad un gruppo di giovani (Gregorio Aloe, Domenico Zaffina, Ciccio Belvedere, Pasquale Samele, Ottavio Colleandro, Giovanni Zaffina, Alberto Caparello, Aurelio D'Ippolito, Antonio Mercuri ..........) che spinti dalla stessa passione sparsero il seme che portò alla nascita dell'Associazione Sportiva Sambiase.

La presidenza di questo sodalizio fu affidata a Luigi Fronda, il tenace avvocato di via V. Emanuele che su quell'alba tutta nuova di fine estate 1946, rovesciò la freschezza e il suo giovane entusiasmo. Ma la prestigiosa carica gli scivolò dalle mani e finì ancora prima dell'alba perché la sua speranza di lavoro trovò rifugio in una provincia del Nord (INAIL di Gallarate). 

sambiceraCosì il primo presidente, accompagnato dal dolore, lascia ai fiori di maggio la sua terra , ma la breve pagina di sport da lui scritta non scolora ma si conserva intatta. Intanto si lavorava alacremente alla costruzione del campo. Il terreno fu scelto in località "Cerasolo" di fronte la stazione ferroviaria, di proprietà del barone Nicotera, che lo diede alla società in prestito gratuito per nove anni.

Richiamati dal nuovo messaggio, dirigenti, sportivi e studenti iniziarono la costruzione. Furono mesi di incessante lavoro e nessuno contò i giorni che giravano e giravano, nessuno accusò la stanchezza e tutti si recavano là a far visita come al mare in tempesta; e ben presto il campo, oltre che punto di lavoro, divenne la meta preferita di curiosi e fonte di svago per la gioventù locale. Lo schianto degli alberi segnò l'inizio dei lavori, il terreno fu liberato dalle felci e dai cardi e mentre i picconi affondavano, le zappe livellavano e spianavano. Il sabbione di Caronte coprì il colore dell'argilla e sopra fu steso un manto di carbonella che don Armando Zolli procurò dal vicino deposito ferroviario.

E, quando tutto fu finito, si innalzò il recinto. Allo scopo furono ingaggiate le maestranze locali( Giovanni Zaffina, Vincenzo Dionisi, Ottavio Colleandro.... ), che con perizia accordarono ad uno ad uno i listelli di pino e di castagno giunti da una segheria di Acquabona di proprietà dello stesso barone Nicotera. L'essenza di quella corteccia penetrò i cuori e riempì l'aria di profumo. L'inverno aveva ormai esaurito le sue riserve di pioggia e i giorni si fecero sempre più lunghi, mentre il lavoro copriva il giorno da un capo all'altro il campo arrivò a un passo della sua completezza.

sambicera1L'annuncio ufficiale della sua ultimazione riecheggiò tutto il giorno per le vie del paese.L' " E.D.Nicotera"  inciso nel legno, restò scolpito per sempre nelle memorie e nei cuori. Ma per avere indizi di partecipazione a competizioni ufficiali bisogna attendere ancora qualche anno.

Nel frattempo le partite di calcio tra squadre locali a carattere di svago si svolgevano per lo più negli spiazzi rionali del "Braccio" e della "Stradella".

Era ormai il 1948, l'anno si distese verso la primavera inaugurando la stagione a lungo sognata. L'Associazione Sportiva Sambiase si iscrisse per la prima volta al campionato di 1 ° Divisione nell'ambito delle gare regionali organizzate dalla Lega Sud della Federazione.

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sambibarbeBARBERIO: la sua gloria si lega a quella prima partita di Vibo che iniziò il catramino della squadra. In quel 16 gennaio 1949 sotto le ali strinse tutti gli incanti e stivate le reti, da quell'estrema distanza stampò l'ultimo saluto. FICARA: l'imbattibile portiere, guidatore di treni, venuto da Paola. Le sue leggendarie parate alimentarono le ambizioni di tutto un paese.

sambileoneLEONE: superbo come un sole allo zenit, il nicastrese si prese cura della difesa. Prelevato dal Curinga si rivelò fondamentale per la squadra.

MAUGERI: sempre allerta come un vecchio gendarme l'esperto capitano. Esperienza e grinta fecero del nicastrese il baluardo della squadra.

ROSITANI M.: fratello più giovane di Umberto. Caparbio e grintoso, avanzava a passo di "lupo". Quell'alfiere di Amantea si portava appresso un'aria di rispetto.

COSTANZO: di Decollatura ma prelevato dal Nicastro. Eleganza e tocco raffinato erano le sue prerogative.

DE NISI: massiccia e regale torre centrale, fiero al pari di un guerriero. Il nicastrese conosceva il suo mestiere. Con lui l'area di rigore divenne inaccessibile agli avversari.

MERCURI: talento locale completo di doti. Operava sul settore sinistro del campo da dove irradiava la sua fresca giovinezza. Cercatore di vittorie, versava il cuore nel campo e spesso i suoi fendenti vennero a rinfrescare gli ardori dei tifosi. Dicono che l'aurora, le pareti d'oro affrescate, fossero come lui quando correva a bordo del suo sogno e che il sole ogni mattina scendesse a rifornirsi di luce a quella fonte.

MALERBA: il nicastrese aveva cavallo e carrozza. Agile e sgusciante, con i suoi goals a grappoli faceva la festa dei tifosi.

sambicarraCARRARETTO di S. Donà di Piave (VE). Profugo d'Africa, sbarcato a Napoli passò come amministratore nell'azienda De Medici. Dopo aver militato nell'Internapoli, il potente attaccante con la vocazione del goal rese suoi servigi alla squadra del Sambiase. Divenne famoso per i suoi tiri improvvisi e rapidi come lampi.

FERRI: altro talento locale che col suo gioco elegante e raffinato incantava il pubblico. Durò una sola stagione ma la sua storia sta lì appiccicata come una stella al suo orizzonte.

BRAMBILLA: indiscusso leader, il milanese aveva rafforzato i ranghi dell'Ambrosiana-Inter, ma a seguito di una squalifica a vita cerca gloria nelle squadre regionali. Approdato prima al Nicastro, si trasferì l'anno seguente al Sambiase dove prestò i suoi servigi oltre che da giocatore, come autista dell'impresa Zaffina. Incontenibile bomber, veniva osannato dai tifosi quando le sue bordate scardinavano le difese avversarie. Con lui tutto un paese intravide una nuova alba.

ROSITANI U : indimenticabile ala sinistra venuta da Amantea. Quelle sue fughe sulla fascia scaldavano i cuori ed ogni compagno a turno, si saziò dei suoi diagonal-shot. I suoi goal sembravano frutti del prodigio.

CALIGIURI: le stagioni di quel nobile e buon amico furono feconde di riscatti. Sempre all'erta ed ubbidiente come un vecchio soldato, il buon Michele dal cuore d'oro s'avviò con i suoi servigi verso il paese della gloria.

STAFFA: il "barone" venuto da S. Lucido dotato di scatto rapido come quello dell'aquila. A tutti impose la sua classe e si rimaneva davvero incantati davanti a tanta abilità.

ALOE: esile di statura ma sgusciante come un'anguilla. L'ala destra faceva impazzire i suoi controllori che non avevano armi per arrestare le sue invenzioni ed i suoi brucianti scatti.

FALCINELLI: l'allenatore portatore di gloria venuto da La Spezia. Artefice di esaltanti imprese, del calcio conosceva tutti i segreti. Quel suo modo originale di preparare le partite gli garantivano un trionfo sicuro.
I quadri tecnici erano dunque così formati: Portieri: BARBERIO - FICARA – CALIGIURI

TOMMASELLI: lo rivedo ancora quell'estroso ma imprudente portiere del Soverato tentato da due squadre. Giocò solo la prima parte del campionato perché di lui si impossessò un impietoso destino. Tutto si lega a quell'infame giorno su cui piombarono gli artigli della Lega Calcio. Quel pomeriggio di fine febbraio sulla Piazza Fiorentino cadeva un'ombra grigia come uno spettro. Il dolore gli si piantò nel cuore e bevve lacrime pesanti quando gli fu comunicato la squalifica a vita. Così quell'infelice espiò la colpa per aver firmato due cartellini.

BATTAGLIA: quel fiero venuto da Sapri era un moltiplicatore di forze. Andava inseguendo un sogno che gli fiorì tra le mani.
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NICOLETTI: gli fu fatale un incidente di gioco ( una parata strepitosa quanto sfortunata sui piedi di un avversario). AI valente portiere di Messina che aveva militato tra le file della Peloro e del Nicastro caddero tutti i sogni quando il beffardo destino lo mise anzitempo davanti al suo crepuscolo. Ritornò sulla scena, tutto verniciato, nel girone di ritorno per rimpiazzare la partenza dello sventurato Tommaselli.

MUSCOLO: il vigoroso difensore di Roccella aveva orgoglio da vendere e un gran cuore. In campo sfoggiava tutta la potenza che natura gli aveva benevolmente accordato.

AIROLDI: fantasioso attaccante venuto da Sapri. Era l'ispiratore della manovra d'attacco. In lui si sommavano eleganza e raffinatezza di stile. Per godere delle sue prodezze i tifosi in carovane scendevano il Viale Stazione.

PEDICINI : l'implacabile attaccante che sottomise tutte le difese. Il suo acquisto fu caldeggiato dai fratelli Rositani (suoi cugini) e l'ariete di Cannitello (Villa S. Giovanni) non deluse le aspettative. Divenne un faro acceso nell'area avversaria dove imperava con i suoi colpi di testa.

 

 

 

 

 

 


ANNO 1951 / 52
Il Campionato Calabrese di I° Divisione viene diviso in due gironi. Il Sambiase è incluso nel girone A a dieci squadre.
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ANNOTAZIONE
Epilogo anticipato del torneo per il Sambiase che non riesce a scavalcare l'ostacolo di quell'infausto giorno di metà Marzo, quando, in testa alla classifica fino a quella sfortunata domenica a seguito dell'invasione di campo alla fine dell'incontro con l'Oppido Mamertina, cadde senza potersi rialzare sotto i tremendi colpi della Lega. Esclusa dal torneo con la squalifica a vita del campo sportivo e di molti giocatori, 1'A.S.Sambiase interdetta a partecipare a competizioni sportive, si dissolve in quella grigia sera di fine inverno.

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LA SQUALIFICA DEL CAMPO Il ricordo che emerge da dietro quella parete d'ombra è quello di un giorno pallido che sin dal mattino si annunciava carico di eventi sinistri. E tutto si lega a quell'infausta pomeriggio di marzo quando le redini non poterono più dominare la passione che traboccò. Al fischio finale che chiuse le ostilità tra il Sambiase e l'Oppido Mamertina, si compì la vendetta che cieca e sorda si abbattè sui malcapitati atleti del Mamerto. E quando i giocatori avversari scelsero la fuga era ormai troppo tardi: la furia rimbalzò da un capo all'altro del campo. Uno solo (Previti) sotto la tutela di qualche anima buona fu messo al riparo perché nella partita di andata si era distinto per nobiltà d'animo e saggezza.
L'assedio durò fino all'imbrunire finchè le Forze dell'ordine si aprirono la strada verso la ferrovia. E, mentre nella notte il treno correva verso la salvezza, il sipario chiuse l'atto che portò al patibolo i destini del calcio sambiasmo.

 

GLI ANNI DELL'ATTESA

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Quel brutto anno 1952, carico di guai, scricchiolando barcollò e il gioco del calcio non trovando approdo dove ancorare le illusioni si congedò per qualche stagione. Così sogni ed entusiasmi distesi tra le braccia del tempo diedero i loro addii e per quanto si cercasse non si trovò via d'uscita.

Ma la passione per il gioco si cela ancora in molti cuori ed il tempo, lungi dal cancellarne il ricordo, ne accentua l'entusiasmo: quello che rapisce i giovani e unisce i cuori sparpagliati. Per lunghi anni si aspettò quell'arrivo. Gruppi di emissari ( Pietro Cappelli, Antonio e Raffaele Cavalieri, Pasqualino Cristaudo, Pino De Rosa, Gino Caroleo), ruppero la sorte dando segno della loro presenza. Essi, per primi, prepararono i canestri di frutti freschi: quelle squadre giovanili (Giovanile Sambiase, Charitas, Omar Sivori, Intrepido, S. Pancrazio, Saturno) che imprimeranno un'orma decisiva nella storia del calcio locale.

Fu il ritrovamento di una strada che ci fu familiare, frequentata dai più straordinari cuori e profumata d'ingualcibile freschezza.

E, a distanza di tanti anni, mi piace tendere il ricordo fino alla svolta di quella via dove passò l'ebbrezza profonda, figlia del godimento delle nostre giovanili esistenze.

 

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LA RINASCITA

Il campionato 1951/52 rimase inconcluso perché inciampò in quei fatti sciagurati che chiusero le porte del campo disperdendone le chiavi. E i giorni caddero con lentezza infinita, nei cuori diminuiva però un clima di attesa e di speranza quando fu portato l'olio alla lampada che svegliò tutto ciò che era addormentato.

Un gruppo di appassionati ( Nicola Samele, Egidio Cupiraggi, Luigi Longo, Paolino Cristaudo, Adriano Cantafio, Antonio Zaffina, Raffaele Mete, Giuseppe Maione, Ciccio Trombetta,.......), legati alla prua del buon Pino De Rosa, salì a bordo di quel sogno mai dimenticato; annodare i fili recisi ricostruendo una compagine in grado di rinverdire i fasti del passato.

Il vento ronzava fresco quel mattino di settembre del 1962; in un angusto locale di via Fiorentino viene costituita la società sportiva Sport Club Sambiase. Più tardi fu trovata la sede sociale in via Vittorio Emanule n°68.
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Alcune foto del SAMBIASE degli anni ' 60

 

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Alcune foto del SAMBIASE degli anni '70

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Alcune foto del SAMBIASE tra la fine degli anni '80 e gli inizi del '90

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POSTFAZIONE del libro

di Rubens Esposito

Può darsi, ma ne corro volentieri il rischio, che nel suggerire qualche riflessione a lettura compiuta di questo bel libro di Ciccio Longo, mi faccia velo l'amicizia fraterna con l'Autore, temprata da una lunga consuetudine di vita e di affetti.

Eravamo ragazzi insieme ( e insieme con Pino Falvo, Alessandro Caporale, Gino Caroleo, Pino De. Rose, Peppino Cappelli e tanti altri ) quando, nel praticare il gioco del calcio ci ispiravamo ai campioni del passato: non ai grandi del foot-ball nazionale e internazionale, ma a quelli, grandi essi pure per noi, che, in Sambiase avevano suscitato e animato con le loro gesta la passione della quale noi eravamo partecipi ed eredi. E chiedevamo ai nostri maggiori e volevamo sapere e ci piaceva scoprire che in tempi già allora lontani, da un dopoguerra all'altro, lo sport calcistico era stato impiantato e coltivato nel nostro paese con lo stesso amore e gli stessi sacrifici, per altri aspetti dedicati alle vigne e agli uliveti, alle professioni, ai commerci e ai mestieri alle letture e agli studi.

Cercavamo, insomma, le radici e i penati di un fenomeno sportivo certamente aggregante e schiettamente ludico ma anche ( e col fascino di non averne l'aria) culturale e sociale.

Ciccio Longo, protagonista principe del calcio non solo sambiasino, ce li restituisce adesso in contesto storico con tratto sicuro e tuttavia vibrante, con scrittura variamente modulata per toni e timbri dal secco resoconto alla commossa evocazione lirica. Nel libro c'è l'Autore, per quanto si dissimuli e si risolva nella narrazione, senza dar conto di sé e di quanto ha fatto per lo sport. E c'è il suo stile di uomo e di calciatore. Egli non si pone come io narrante che incombe e assoggetta a sé il racconto, ma lascia che siano gli uomini e i fatti raccontati a parlare e si pone al servizio della narrazione. Gli basta, però, qualche sapiente aggettivo e qualche armonioso giro di costrutto sintattico per dare alle vicende e alle persone uno spessore e una profondità che non sembrava potessero avere, sotto l'aspetto sociologico e forse anche antropologico, in riferimento ad altri eventi storici della comunità sambiasina.

Ecco, così, che la storia è fatta vivere di vita propria, densa di avvenimenti, di personaggi e di suggestioni, capaci ancora come allora di catturare l'attenzione e l'emozione del lettore.

 


Note:

 

(1)- Scritto e foto sono stati estratti dal libro, ...A Sambiase c'era una volta il calcio, di Francesco Longo.pp.5/8,12-13,18,27/29,164. Video impaginazione e fotocomposizione a cura di: Merante Caparrotta Tommaso. Finito di stampare nel mese di maggio 1998 presso gli Stabilimenti grafici STAMPA SUD - Lamezia Terme.

 


 

 

Nel ricordo del Presidentissimo dott. Francesco Montesanti

(seguono n° 2 articoli)

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UNA VITA DEDICATA AL CALCIO

Intervista(1) a cura di Antonio Catania

"Il calcio va inteso ha detto come pura attività sportiva, senza secondi fini" "La mia gioia più grande è quella di stare in mezzo ai giovani e vivere i loro problemi".

Dobbiamo confessare che è stato molto imbarazzante porre delle domande in veste ufficiale al dr Francesco Montesanti, sia per la stima e l'amicizia che ci lega da anni, sia per la natura schiva e riservata del personaggio. Eppure sentiamo che non possiamo sottrarci a questo ingrato compito; in fondo, il Sambiase è una sua "creatura", è stato, ed ancora lo è, l'espressione più emblematica, più genuina, più sincera ed autentica del calcio sambiasino nella buona e nella cattiva sorte. Ancora oggi, dopo 30 anni di milizia ai massimi vertici societari, è lì, sulla "breccia" a dare preziosi suggerimenti per tutti. Non è retorica se scriviamo esattamente così: una vita dedicata al calcio. "Si, è proprio vero -ci risponde visibilmente emozionato-"credo che con questa frase possiamo chiudere tutto il nostro discorso"

-D: Dottore Montesanti­i - qual è la sua filosofia applicata allo sport in generale ad al calcio in particolare?

-R: Io ritengo che il calcio va inteso come pura attività sportiva, senza secondi fini: lo sport per lo sport. Se così, riesce ad esprimere vera­mente grandi valori: amicizia, lealtà, sana competitività. Noi, come dirigenti di società sportive, ci dobbiamo adoperare a trasmettere questi valori ai giovani, aiutandoli a "crescere" come atleti, ma soprattutto come uomini. In tal senso, la pratica sportiva assolve ad un compito sociale di rilevante importanza. Ecco perchè la mia attenzione è rivolta ai giovanissimi che vogliono imparare ed io mi trovo sempre bene tra loro.

-D: Lei ha dato molto al calcio sambiasino; in com­penso ha avuto tante soddisfazioni.

-R: Sul piano personale, certo, tantissime risponde, mentre i suoi occhi si illuminano all'improvviso- comunque, per me la gioia più grande è di stare in mezzo ai ragazzi, vivere i loro problemi, vederli, come ho detto prima, crescere. Anche tu giocavi che eri appena un ragazzino; adesso sei adulto, ma tra di noi c'è sempre tanto affetto estimo. Queste sono le vere soddisfazioni. In genere, lo sport dà sempre delle gioie, anche quando le cose non vanno per il verso giusto.

-D: Dottore Montesanti, il campionato di Promo­zione sta un tantino stretto al Sambiase?

-R: Io ho fiducia nell'operato della dirigenza e della squadra; certo, è difficile vincere il campionato perchè la concorrenza è abbastanza agguerrita; ma non per questo non guardiamo al traguardo con fiducia.

-D: Una ultima domanda: non ha mai pensato ad una grande squadra per la città di Lamezia?

-R: Io me lo auguro di cuore, ma il Sambiase non deve sparire.

 

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IL PRESIDENTE CI LASCIA

di Francesco Longo(2)

Venti stagioni per infiammarci e questa è l'ultima del dr. Francesco Montesanti. Con lui si conclude un ciclo, anzi un'epoca popolata di echi e voci nostalgiche. Ci lascia dunque la colonna storica, la più prestigiosa dello Sport Club, scavata dal tempo ma intatta nella dignità e splendore del suo fregio. Se ne va il gran signore, il buon viandante che sapeva consolare, l'amico della remota adolescenza che sotto i suoi padiglioni restaurava amicizie.

Se ne va il grande albero dai frutti profumati, colui che conosceva ogni sorta di sagge parole, a cui i filtri del cuore permisero di tramutare l'azzurra tenebra in colori di festa. La Federazione di Roma nelle cui stanze era rimbalzata la fama, lo volle insignire con la medaglia d'oro. Noi che crescemmo alle tiepide rive del suo impero, gli appuntiamo la nostra coltivata nei fondali del cuore perché la porti stampata nell'anima come una bandiera, ovunque navighi o il cammino lo porti.

 

 


Note:

(1) Dal perdiodico sportivo edito da Radio Enne Lamezia “Forza Sambiase” del 16 dicembre 1990( archivio F.sco Caruso);

(2) Dal libro, “...A Sambiase c’era una volta il calcio” di Francesco Longo- p112,stampato nel mese di maggio 1998 da STAMPA SUD-Lamezia Terme