Storia antica

Importanti vestigia nel centro storico di Sambiase

di Giuseppe Ruberto

colverdi2Quattro resti di colonne di cui una tortile di marmo tipica dei chiostri e tre di granito poste a paracarro agli angoli di alcune vie principali del centro storico sono state poste all’attenzione dallo scrivente ( il quale da anni si dedica, per passione, alla riscoperta della storia e cultura del quartiere di Sambiase. Tre delle quattro colonne sembrerebbero della stessa fattura di quelle collocate nei pressi del piazzale antistante la chiesa di S. Giovanni Battista a Sant’Eufemia Vetere provenienti dall’Abbazia Benedettina, mentre la quarta apparterrebbe alla chiesa bizantina distrutta da Roberto il Guiscardo.
Da uno studio pubblicato nel volume(1) “La Via Annia Popilia in Calabria, rilievo e costruzione, edito da Laruffa”  l’autore ,Vincenzo Spanò, al capitolo V° sostiene attraverso i suoi studi che la via consolare Popilia (che andava da Capua a Reggio oltrepassando i territori di Martirano Antico, Conflenti e la pianura di S. Eufemia Lamezia)

 

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scendeva dalla cona di S. Mazzeo per le contrade collinari sambiasine di Caria, Acquadauzano, Gabella, Oppolese (qui si è trovato un segmento della consolare) per entrare in via Cittadella (rione Miraglia) per proseguire lungo la via Vittorio Emanuele fino a via delle Rose proseguendo lungo il corso del torrente "Cantagalli".


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La carreggiata 
all'altezza della c.da Ciaramidio si diramava ad est verso il bivio Palazzo, per le terme di Acconia (Aque Ange)....... fino alla città di Reggio Calabria.

 

Disegno eseguito da architetto Enzo Spanò, pag.127

 


foto archivio Giuseppe Ruberto 


Questi reperti rappresentano sicuramente la testimonianza di un antico passato (ve ne erano in quasi tutti gli angoli delle vie principali dei rioni del centro storico ) potrebbero esser stati trasportati da qualche fattoria "Villae" romana sorta nella periferia ovest al centro storico. Del resto posso confermare che sotto il manto stradale ho ritrovato ulteriori resti di colonne. Ci viene in mente che proprio a poca distanza di questo antico abitato fu rinvenuto un pavimento riferito a epoca romana. Il ritrovamento delle colonne e lo stesso pavimento romano ci permette di ipotizzare che veramente le radici dell’attuale Sambiase risalirebbero ad epoche più antiche rispetto a quelle bizantine fin ad oggi sostenute?. Gabriele Barrio a tal proposito scrive :" Blasium era chiamata in epoca romana Due Torri "; Paolo Orsi (fondatore della Sopraintendenza archeologica calabrese,) conferma.... Nel fondo Zupello vi sono abbondanti ruderi in mattoni e coccio pesti e una colonna di granito; mentre sul lato meridionale dello stesso podere ci sono tracce di sepolcro romano di età imperiale, come di lucerne, vasi e monete ” .

colverdi2Per quanto concerne invece i resti della colonna tortile posta all'angolo di casa Cataldi in via Verdi (l'angolo e attiguo al vecchio "Vaglio" del Palazzo Nicotera) forse anch'essa non è del tutto casuale. Lo storiografo Enrico Borrello ( vedi a pag. 303) nel libro “Scritti Vari - giornalisti,narrativi, storiografici a cura di Renato Borrello - Rubbettino editore”) riporta, secondo quanto a lui raccontato da un erede del patriota Giovanni Nicotera che: "... vi era attaccato al Palazzo Nicotera un fabbricato diroccato dal terremoto (1638) sul quale sorgeva un convento attiguo al giardino murato….etc.etc.” Lo stesso storico pur adoperandosi in minuziose ricerche nei vari archivi (tra cui quelli diocesani e vaticani) non trovò niente di documentato. E' certo comunque che essendocci ancora rimasti dei fregi in quello che è il " Vaglio del palazzo Nicotera" Borrello concludeva a proposito: “...che senza dubbio ci doveva essere davvero un abitazione per religiosi”.

La tomba di S.Sidero (Museo Archeologico Lametino) CONCLUSIONE - Alcuni anni addietro è stato individuato in loc. Anzaro uno strato di pavimentazione di fattoria romana il quale subitamente fu fatto rovestare dalle ruote di un trattore. Stessa cosa è accaduta nel vico S.Marco (centro storico) dove qualcuno ricorda che per "pisualu" davanti ad una scala vi era una lastra marmorea con figure di pesci e grappoli d'uva. Di tale pregiato reperto oggi non esiste più niente, tranne le foto fortunatamente da me repertate. Più volte ho invitato gli amici dell'Associazione archeologica a fare sopralluogo in alcune località per segnalazione di tombe dopo scavo uliveto. Nulla importa. Hai "dotti" della Sovrintendenza Archeologia neanche a parlarne! .."Senza soldi non si suona messa!!" Hanno ragione? Io senza orario e senza bandiera proseguo verso i posti più impensabili a ritrovare nella natura incontaminata frammenti di antico passato. Daltronde c'è chi accumula notorietà a scrivere libri altri invece ad illuminare gli occhi dei pochi (ma buoni) amici appassionati!
Alla luce della scoperta in località S.Sidero (vicino Caserma Vigili del Fuoco) di una tomba risalente tra il IV ed il III sec. a. C. abbiamo certezza che l'odierno territorio di Sambiase fu attraversato da più epoche ( Il che è confermato dal patrimonio archeologico conservato nel nostro Museo) da quella ellenica a quella romana, bizantina ed infine nuovamente latina. Le varie civiltà che si sono susseguite sull'ex territorio "sambiasino" ( vedi le ricerche dell'archeologo Paolo Orsi) sono l'indelebile è straordinaria prova di patrimonio storico che da lustro a tutti gli appartenenti a questa ex nova città di Lamezia Terme. Giuseppe Ruberto

 

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Note:

(1) L'architetto Vincenzo Spanò, autore dell'opera, consegna alla comunità calabrese il risultato di un lavoro scrupoloso, difficilissimo e durato quasi cinque anni, che ci consente di ricostruire il tracciato e la storia della prima strada consolare nel territorio della nostra regione. Il grande merito dell'autore è stato quello di aver caparbiamente ricercato e trovato, facendosi guidare soprattutto dalle fonti storiche. Lo ha fatto in condizioni avverse, avvolte proibitive, per le asperità che caratterizzano il territorio calabrese, percorrendo molti chilometri a piedi. Il testo, e le fotografie le stesse cartine topografiche che arricchiscono questo volume ci inducono a sottolineare uno dei maggiori pregi dei Romani di quell'epoca: la maestria nel campo della logistica.

nb: La nota è tratta dalla presentazione del libro (pag.7) di Giuseppe Bova (Pres. del Cons. regionale della Calabria).