Fatti e personaggi del '900

I lavori del Consorzio di bonifica nella Piana di S. Eufemia Lamezia

✍️ ( tratto da: G.  Medici,  P.  Principi  "le  bonifiche  di  S. Eufemia e di Rosarno" Zanichelli ) 


Prima della bonifica S.Eufemia era conosciuta come "S.Eufemia Biforcazione", luogo di transito per la presenza della stazione e di breve sosta per i viaggiatori che dovevano raggiungere Catanzaro.
La linea ferroviaria e la strada Nazionale rappresentavano le uniche vie di comunicazione che penetravano nel territorio della Piana, chiuse tutte intorno dai monti e ad occidente dal mare.
Questi luoghi di transito erano però circondati da stagni, paludi, pantani e lagune morte e complessivamente con poche alberature.

In tutta la Piana da Capo Suvero alla foce dell'Angitola, le putride e stagnanti acque vallive, creavano un habitat naturale dannoso all'uomo in quanto proliferava la malaria che provocava molte vittime e impediva la coltivazione del territorio. Ad eccezione del gruppo di case prossime allo scalo di Gizzeria Marina, delle poche case di contadini in vicinanza della stazione di Curinga, e di rare costruzione rurali padronali in qualche grande proprietà, la Piana era priva di abitanti. Le uniche presenze umane erano nei pochi caselli sorti dopo la costruzione della linea ferroviaria, alcuni però, furono abbandonati, come il famoso "casello della morte".
L'agricoltura non poteva praticarsi perché le acque copiose provenienti dai numerosi torrenti generati dalle vicine formazioni montuose provocavano un mutante paesaggio, dominato da acquitrini che si allargavano durante la stagione invernale e si restringevano nella stagione estiva, ma senza mai disseccarsi, perché alimentati dalle piogge e dalla falda acquifera affiorante per le vicinanze del mare.
Dove le condizioni naturalistiche lo permettevano si erano formati complessi arbustivi densi e impenetrabili di macchia mediterranea, per accedere a questi pantani bisognava affidarsi alle "carrare", strade sterrate appena tracciate dal passaggio dei rustici carri trascinati dai buoi, che mutavano andamento ogni anno, assecondando la nuova distribuzione delle acque.
Quasi metà della Piana, più di cinquemila ettari, erano terre sconvolte dal disordine idraulico, aggravato da numerosi cordoni litoranei che ostacolavano il deflusso delle acque nel mare.
A monte della ferrovia Napoli-Reggio, procedendo da Capo Suvero verso il torrente Bagni, si trovava, durante il periodo delle piene, una serie di depressioni coperte da estesi acquitrini, e alcuni pantani permanenti, come il Maricello, il Burrasca e lo stagno Floro. Dopo il torrente Bagni, oltre la stazione di Sant'Eufemia, si allargavano estesi acquitrini, alimentati dal Cantagalli che rendevano impraticabile e malsana una vasta estensione di terreno. A valle della ferrovia si trovava il pantano Risi e nei pressi della stazione il pantano Manchetta.
La parte del territorio, verso la collina, libera dalle acque permanenti e asciutta era utilizzata con coltivazioni di granturco, leguminose, ortaggi ed erba medica. Nelle zone collinari ai margini della pianura era stato impiantato qualche vigneto e oliveto. Da questo scenario disastroso in cui versava la Piana veniva spontaneo alzare gli occhi verso i monti che la circondavano perché il disordine della pianura era anche una conseguenza del dissesto idrogeologico dei bacini montani.
Il problema di bonificare tutta l'area venne già affrontato dai Borboni con il decreto 12 novembre 1855, emanato a seguito della legge fondamentale dell'11 maggio dello stesso anno, però non furono reperiti i fondi necessari per realizzare le opere. E così pure il nuovo Stato italiano non riuscì a realizzare nulla, sebbene la bonifica della Piana di S. Eufemia fosse stata considerata come opera rispondente a un grande miglioramento igienico e a un rilevante vantaggio economico. Infatti, nella legge Baccarini del 1882 e nel T.U. 22 marzo 1900, n°195, 1a bonifica della piana veniva classificata come bonifica di prima categoria.
Il predetto Testo Unico diede grande impulso alle bonifiche idrauliche sia assegnando ad esse notevoli fondi, sia perfezionando l'istituto della concessione delle bonifiche di I categoria ai proprietari riuniti in consorzio; ma è da rilevare che, mentre tale forma di esecuzione fu largamente seguita nell'Italia Settentrionale e Centrale, dove aveva antiche tradizioni, essa non poté trovare concreta attuazione nel Mezzogiorno, dato che nessuna delle leggi emanate prevedeva mezzi atti a sviluppare lo spirito associativo, che è la base dell'ente consortile.
Così, lo Stato continuò a provvedere direttamente alle bonifiche idrauliche; ma con scarsi risultati, giacché gli interventi - almeno per l'Italia Meridionale - furono frammentari e diretti ad ovviare ai mali più urgenti prodotti agli abitanti e alle campagne dal disordinato regime dei torrenti. Va messo in rilievo, al riguardo, una delle ragioni dell'insuccesso: l'aver seguito, nell'applicazione delle citate leggi di carattere generale, i criteri adottati nelle varie bonifiche dell'Italia Settentrionale, senza tener presenti le diverse caratteristiche delle regioni del Mezzogiorno, né i concetti informatori della legislazione borbonica, che erano stati consigliati dalla esperienza.
Infatti, per quanto riguarda la Calabria, è noto che la regione presenta i torrenti più rovinosi della penisola, perché essi trovano nella costituzione geologica, nel terreno fortemente scosceso nello strato superficiale del suolo e persino nel clima, condizioni molto favorevoli al loro sviluppo.
La piana di S. Eufemia raccoglieva le copiose acque che scendevano, attraverso i numerosi torrenti, dalle vicine formazioni montuose che la sovrastano, e quindi, oltre i lavori di prosciugamento dei pantani a valle, era necessario un imponente complesso di lavori di sistemazione dei bacini montani, atti a garantire la pianura dalle periodiche inondazioni: tutti problemi tecnici, numerosi e difficili, da dover risolvere per affrancare dalla malaria e aprire a forme di vita civile la pianura inospitale.
I lavori di bonifica della Piana formarono oggetto di appassionati dibattiti nel I° Congresso Regionale, tenutosi a Catanzaro dal 10 al 12 maggio 1903 ad iniziativa dell'Associazione Pro Calabria, che si propose di raggiungere lo sviluppo economico della Calabria facendo presenti al Governo le sue numerose esigenze.
ll Congresso raccolse unanimi consensi e vasti riconoscimenti per le necessità della regione e determinò l'emanazione della legge 25 giugno 1906, n° 255, contenente provvedimenti a favore della Calabria. Anche questa legge diede, purtroppo, scarsi risultati per un complesso di ragioni, tra cui in particolar modo quelli della organizzazione della forma del credito in genere e del credito agrario in specie. Scoppiò, intanto, la guerra mondiale e l'opera di bonifica subì soste ma, subito dopo il periodo bellico, il problema delle bonifiche meridionali si riaffacciò all'attenzione nazionale ed a seguito della legge del 20 agosto 1921, n° 1177 e del R.D. 22 dicembre 1921, n° 2046 che costituivano e regolavano gli Enti autonomi di bonifica, col R.D. 1° febbraio 1922, n° 227 fu istituito in Nicastro un Ente autonomo per provvedere alla bonifica della Piana di S. Eufemia.
L'attività degli Enti fu, però, assai scarsa, tanto che attraverso il R.D. 15 settembre 1923, n° 2313 si arrivò alla loro soppressione col proposito di instaurare in tutta la penisola uno stesso sistema per l'esecuzione delle bonifiche. Si giunse, così, al T.U. 30 dicembre 1923, n° 3256 che al n° 127 dell'allegato A riportava, classificata in prima categoria, la bonifica della Piana di S. Eufemia, sotto la denominazione «laghi e terreni paludosi fra Capo Suvero e la foce dell'Angitola ».
Tale bonifica abbracciava il vasto territorio che si estende tra il litorale e la ferrovia Battipaglia - Reggio Calabria, dalla foce del fiume Angitola a Capo Suvero lungo il golfo di S. Eufemia, per circa 25 chilometri, nonché altre importanti zone a monte della ferrovia e ad essa adiacenti nel tratto che ricade a nord della stazione ferroviaria di S. Pietro a Maida.
In conformità con le direttive poste a base del nuovo T.U. 30 dicembre 1923, nacque l'iniziativa della costituzione di un Consorzio fra proprietari per l'esecuzione della bonifica Angitola-Capo Suvero.
Ne fu promotore il Gr. Uff. Avv. Francesco Massara, alla cui opera sono dovuti gli studi tecnici sui problemi delle bonifiche calabresi e la realizzazione del grandioso stabilimento di S. Eufemia Lamezia che ha determinato il processo di rapida espansione della bieticoltura calabrese.
Lo scoraggiamento e la sfiducia determinati dal lungo abbandono in cui i passati Governi avevano tenuto la regione e la vecchia complicata mentalità dei proprietari che non volevano cambiare i vecchi sistemi, fecero naufragare l'iniziativa dell'Avv. Massara.
Finalmente nel 1926 fu formato un consorzio "Società Bonifica S. Eufemia". Il progetto redatto dalla società calabrese venne approvato con decreto del provveditorato ai Lavori Pubblici n. 6591 del 1926 perché era meno costoso di quello presentato da una società romana e dimostrava una migliore conoscenza dei luoghi su cui intervenire. Nel 1927 la "Società Bonifica S. Eufemia" cambia denominazione in "Società Anonima Bonifiche Calabresi" con presidente il senatore Maurizio Maraviglia, che aveva contatti diretti con Mussolini.
La bonifica della piana lametina fu seguita con particolare attenzione da parte di molti esponenti politici del regime fascista soprattutto perché si trovava nel "baricentro geografico" regionale. Il fascismo, affrontando pur con una concezione totalitaria la bonifica integrale, aveva avviato a soluzione uno dei più importanti problemi di questo territorio contribuendo alla sua trasformazione economica e sociale, da raggiungere anzitutto con il progresso dell'agricoltura, poi con lo sviluppo dell'industria e del commercio. I lavori iniziarono il 1928 furono sistemati 17 torrenti, costruite strade, realizzate opere di sistemazione idraulico forestale. Con la bonifica oltre al villaggio di S. Eufemia, che si estendeva in un'area di 43 ha, nacquero i villaggi di S. Pietro del Littorio e S. Eufemia del Golfo.
Con R.D. 8.2.1934 fu costituito il Consorzio di bonifica della Piana di S.Eufemia che comprende un territorio di 34.600 ettari appartenenti a quindici comuni: Amato, Curinga, Feroleto Antico, Filadelfia, Francavilla Angitola, Gizzeria, Serrastretta, Maida, Marcellinara, Nicastro, Pianopoli, Pizzo, Sambiase, Sant'Eufemia e S.Pietro a Maida.
Dal punto di vista morfologico-ambientale il territorio del comprensorio era delimitato ad ovest dal mare Tirreno tra la punta di Capo Suvero e la foce del fiume Angitola, ed è caratterizzato da una varietà di giacitura che, dal livello del mare, raggiunge circa i 500 m di altitudine per cui si possono distinguere tre zone a diversa altimetria e precisamente:
a) di pianura; b) precollinare; c) collinare e di montagna.
Tale distribuzione non é puramente altimetrica poiché mentre la zona di piano è costituita da terre alluvionali, quelle di colle, se si escludono i letti di fiumi, é invece costituita da terre autoctone.
Il territorio formato in parte notevole dalla conoidi dei torrenti appenninici e da numerosi terrazzi marini quaternari, presenta dunque una morfologia abbastanza regolare.
La vicinanza del mare, i monti che la proteggono contro i venti freddi del Nord, concorrono a determinare la particolare mitezza del clima del Golfo di S. Eufemia, nel quale non si riscontrano le temperature estreme che possono danneggiare o impedire il processo vegetativo. La latitudine imprime però nella temperatura una caratteristica tutta mediterranea; l'andamento delle vallate, la esposizione nei riflessi del vento oltre che del sole sono elementi perturbatori. Lo stesso si può dire delle precipitazioni che nelle zone movimentate e ad altimetria variabile, accusano differenze sensibili da un punto all'altro.
La dolcezza del clima non é investita dalle temperature minime estreme, che non risultano mai inferiori allo zero. Non si registrano quindi quegli estremi di temperatura che si verificano nei climi continentali durante i mesi invernali, con criticità per il processo vegetativo.
L'idrografia superficiale è assai complessa ed é principalmente definita dal Fiume Amato che nasce sopra Soveria Mannelli ed é alimentato intorno alla depressione di Decollatura da numerose piccole sorgenti. Tale fiume precipita in una gola incassata entro le molasse plioceniche e i terrazzi marini quaternari; esce al piano sotto Marcellinara e raggiunge il mare nel letto scavato nelle stesse alluvioni.
Tutti gli altri corsi d'acqua hanno un profilo breve e ripidissimo, nascono da vette e da altopiani elevati e le acque scendono dopo pochi chilometri in pianura a quote molto più basse esercitando una forte azione erosiva; il ciglio della caduta si arretra naturalmente di anno in anno e le valli si fanno più profonde.
Il materiale strappato al fondo e alle sponde é trascinato al basso, si ferma dove i fiumi trovano il suolo poco acclive, generando enormi depositi alluvionali o immensi coni di deiezione. Su tutti i corsi d'acqua ricadenti nella Piana di S.Eufemia si è dovuto intervenire per una loro regimentazione perché avendo un percorso breve e ripidissimo (dalle cime più alte da dove nascono raggiungono in pochi chilometri la Piana) esercitavano una forte azione erosiva col trasporto di imponenti quantità di materiale detritico, generando stagni e acquitrini che per secoli avevano caratterizzato lo stato malarico del territorio.
Per sistemare il torrente Bagni furono fatte molte opere sia da parte del Genio Civile con la costruzione di briglie a monte, sia da parte del Corpo forestale con una grande opera di rimboschimento. La Società Bonifiche Calabresi successivamente intensificò gli interventi e provvide alla sistemazione valliva con la costruzione di argini continui dalla statale al mare.
Le opere di sistemazione del torrente Cantagalli o fiumara di Sambiase consistettero in costruzione di briglie e arginature. Alla sistemazione del torrente Piazza intervenne prima il Genio Civile con la costruzione di numerosissime briglie e successivamente la Società Bonifiche Calabresi con la costruzioni di muri di sostegno.
Il torrente Canne fu sistemato principalmente nel suo tratto vallivo, negli argini continui della lunghezza di oltre 8 km, furono intercalate 53 briglie. Altre briglie, difese di sponda e tratti di arginature furono eseguite nei tributari Zangarone e Valloncello.
Per quanto riguarda il fiume Amato nel tratto tra Marcellinara e Soveria per km 2 fu eseguita la sistemazione con argini rivestiti, successivamente la sistemazione riprese a monte della ferrovia Napoli-Reggio C., infine furono sistemati tutti i suoi affluenti.
I lavori compiuti dalla Società Bonifiche Calabresi comportarono una spesa di 230 milioni e si indirizzarono in tutti i campi della bonifica, dalle sistemazioni idrauliche e forestali, alle strade, alle canalizzazioni, alla costituzione di villaggi agricoli. Le opere pubbliche eseguite dalla Società Bonifiche Calabresi (Piano Generale Consorzio di Bonifica della "Piana di S.Eufemia"- Relazione del 15.10.56 ) furono: km 70 di opere stradali; km 65 di canalizzazioni; km 28 sistemazioni idrauliche; ha 80 sistemazioni forestali; ha 66 colmate; n.4 villaggi agricoli.
Dopo la bonifica si intensificò la produzione agricola. Nel censimento del 1936, su una popolazione attiva di 33.787 individui il 69,1% erano occupati in agricoltura; il 16,9% nell'industria; il 2,8% nei trasporti; il 4,9 nel commercio; il 6,3 in altre attività.
Nella Piana l'agricoltura diventa una forma esclusiva di attività, anche se si tratta di piccole aziende che contano ognuna pochi addetti, per effetto dell'eccessiva parcellizzazione del territorio.
Il paesaggio urbano che caratterizzava la Piana dopo la bonifica è il villaggio rurale, le case sparse sono rare. Le medie e grandi proprietà del comprensorio sono quasi sempre dotate di un nucleo di fabbricati, denominate "casine", abitazioni padronali contadine, costituite da magazzino, stalla, frantoio, cantina.
Queste "casine" comprendono pochi vani d'abitazione, perché i lavoratori risiedono nei villaggi e raramente prendono stabile dimora sul fondo. Prima della bonifica, in tutta la Piana esistevano soltanto alcuni fabbricati vicino alla stazione di S. Eufemia Marina e nelle vicinanze della stazione di Curinga. Esisteva il villaggio di Santa Eufemia del Golfo ma era stato abbandonato dagli abitanti per la malaria e per l'interruzione della strada Sambiase- Santa Eufemia Marina, provocata dalle piene del Bagni.
Con la bonifica furono costruiti quattro villaggi nei pressi delle stazioni ferroviarie di Santa Eufemia Lamezia, S.Pietro a Maida, Curinga e dove sorgeva l'antico centro di Santa Eufemia del Golfo. Questi centri, secondo i programmi, dovevano assumere funzioni non solo agricole ma industriali e commerciali, concentravano anche una serie di servizi per essere autosufficienti e cioè avevano ognuno una scuola con annessa abitazione per l'insegnante, un forno con panificio, un lavatoio con abbeveratoio, un edificio per la posta e per i carabinieri, ed una chiesa con canonica.
Il villaggio di Santa Eufemia Lamezia (vicino alla stazione) fu progettato su un'area di mq 43.000; la pianta è stata concepita secondo il disegno razionalista dell'epoca fascista e cioè una piazza centrale, di forma ottogonale, dalla quale a raggiera partono otto strade con relativi fabbricati allineati, una di queste strade conduce alla stazione ferroviaria.
Il villaggio di Santa Eufemia del Golfo costruito sulle rovine del vecchio borgo abbandonato si componeva di una serie di fabbricati situati lungo la strada principale, con inizio dalla piazzetta principale in cui è situata la chiesetta restaurata.
I villaggi di S.Pietro a Maida e di Curinga furono costruiti sempre in prossimità degli scali ferroviari.
Questi villaggi per poter svolgere le loro funzioni di ospitare le nuove popolazioni e di assolvere a compiti di sviluppo economico avevano bisogno di collegamenti infrastrutturali e di opere pubbliche (in particolare acquedotti) che furono eseguite dalla Società Bonifiche Calabresi. In pochi anni, nel 1956 si potevano contare nuove opere per: km 70 di opere stradali; km 65 di canalizzazioni; km 28 sistemazioni idrauliche; ha 80 di sistemazioni forestali; ha 66 di colmate.
Queste infrastrutture e questi piccoli aggregati urbani (costruiti per opera della Società Anonima Bonifiche Calabresi) consentirono alla città di Nicastro di riappropriarsi del rapporto economico-commerciale con il territorio costiero e con l' hinterland regionale e interregionale. E' con la bonifica della Piana che riaffiora il terzo centro urbano del Lametino cioè Sant'Eufemia (legge 8 aprile 1935 n.639). Oltre alle sistemazioni idrauliche ed alle "opere di civiltà" testè descritte, il Consorzio di Bonifica della Piana di S.Eufemia, a partire dagli anni '60, ha iniziato una vera e propria trasformazione del territorio dotandolo di quelle infrastrutture capaci di rendere irrigui i terreni della Piana, favorendo così la crescita e lo sviluppo economico.
All'altezza di monte Marello, in territorio del comune di Maierato (VV), tra gli anni 1964 e '68 ha realizzato uno sbarramento della foce fluviale con la costituzione di due dighe in materiali sciolti che creano un invaso artificiale della capacità di 21 milioni di metri cubi, la cui gestione è rivolta al fabbisogno idrico del comprensorio agricolo della Piana di S.Eufemia.
Il lago Angitola é immerso in un'oasi di protezione della fauna che è la zona umida più importante della Calabria. La diga ricade in un territorio ad alta sismicità ed è posta subito a monte della strada statale 18, della Ferrovia e dell'Autostrada SA-RC, tutti importantissimi nodi infrastrutturali dai quali dipende il collegamento NORD-SUD del sistema Paese, nei riguardi del quale la diga costituisce un fattore di rischio. Il Consorzio, in base alla concessione n. 2769 del 28/12/1959, provvede alla gestione dell'opera, rispondendo direttamente al Ministero delle Infrastrutture - Servizio Dighe, cura la manutenzione della diga, dei manufatti e degli impianti, redige i necessari studi specialistici che consentono di intraprendere le azioni necessarie a garantire livelli di sicurezza adeguati, nonché il mantenimento della capacità utile propria del serbatoio ed il funzionamento degli organi di scarico e di presa. Dall'invaso sopra descritto trae origine l'impianto irriguo "Angitola" suddiviso a sua volta in "Angitola a canaletta", "Angitola 1° lotto", "3° DmF" e "6° DmF".
A cavallo degli anni '70-'80 il Consorzio ha realizzato in territorio di Curinga l'impianto irriguo "Turrina", in territorio di Lamezia Terme l'impianto irriguo "Bagni", in territorio di Pianopoli l'impianto irriguo "S. Ippolito", in territorio di Feroleto Antico l'impianto irriguo "Badia", in territorio di Amantea, Nocera Terinese, S. Mango d'Aquino l'impianto irriguo "Savuto", in pratica operando su tutto il comprensorio amministrato.