Fatti e personaggi del '900

Sambiase:La vita politica tra gli anni 1920/1960 - II^parte

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Giustiniano Porchia primo podestà di SambiaseLa cronaca degli avvenimenti Politici-Amministrativi, dal 1925 fino alla fine degli anni '60, attraverso il libro "LAMEZIA TERME" - Storia Cultura Economia di Fulvio Mazza(1).

La seconda metà degli anni Venti costituisce per il Lametino un periodo di notevole importanza, grazie anche all'azione delle forze politiche locali, che seppero mettersi in sintonia con le linee generali che il fascismo concepì e, in buona parte, realizzò nel successivo decennio, in una delle aree d'intervento del cosiddetto "ruralismo fascista".

L'avvio dell'azione delle forze locali vide protagonista, ancora una volta, Renda che concepì e portò avanti un disegno di unificazione politico-amministrativa dei comuni di Nicastro e di Sambiase, come premessa e supporto alla Bonifica della Piana lametina.

Proprio per questo, ai primi del 1926, Renda fu in grado di liberarsi dall'intralcio politico costituito dalla presenza alla guida delle sezioni del "Fascio" e dei comuni del Lametino di elementi vicini al partito degli intransigenti. Poi, il leader politico coglie le op portunità della riforma podestarile (che sostituiva agli organi elettivi locali un nuovo organo monocratico di nomina governativa : il podestà ), per portare alla guida dei due comuni uomini ritenuti a lui assai vicini.

A Nicastro venne nominato podestà Pasqualino Stancati, già giovane professionista operante presso lo studio legale di Renda e già venerabile della disciolta loggia massonica "Pensiero e Azione".

A Sambiase Renda riuscì a far nominare Giustiniano Porchia, e qui si era trattato di un vero e proprio ribaltamento della decisione politica con cui le autorità provinciali, all'indomani delle elezioni del 1924, avevano allontanato Porchia dalla guida del comune, per sospetto antifascismo. Per entrambi la nomina giunse nella primavera del 1927.

In realtà, l'iniziativa di Renda aveva a suo fondamento il progetto di fusione tra i due comuni di Nicastro e Sambiase, oltre che la conquista del pieno controllo della vita politica locale. Si pensi che egli giunse, a questo scopo, fino a farsi nominare segretario della sezione del "Fascio" di Nicastro, con un'iniziativa più unica che rara per un uomo politico di statura nazionale, come egli era generalmente ritenuto. Il progetto di fusione, oltre che funzionale al sostegno della Bonifica, trovava il suo fondamento nella forte integrazione allora esistente tra il tessuto produttivo agricolo sambiasino e la più complessa e articolata realtà economica nicastrese. Esso vedeva, tra l'altro, la presenza di un solido sistema bancario, dalle cui anticipazioni dipendevano, in buona parte, le aziende agricole sambiasine, oltre, ovviamente, a quelle nicastresi.

Il progetto di fusione esposto da Renda dinanzi alle autorità provinciali e ai rappresentanti delle due comunità, in occasione dell'insediamento del podestà Stancati, prevedeva, tra l'altro, che il podestà della neonata città lametina avrebbe dovuto essere Giustiniano Porchia e che si sarebbe costruito un nuovo municipio a metà strada tra le due cittadine. Nonostante il peso politico del suo ideatore, l'unità tra Nicastro e Sambiase suscitò scarso entusiasmo tra la popolazione e ravvivò, per di più, i particolarismi campanilistici dei ceti dirigenti. Per quell'epoca non andò oltre lo stadio della proposta, anche se sostenuta dal con senso delle autorità provinciali. Inoltre, l'abbandono del disegno politico di unità territoriale da parte del partito di Renda ridiede, inevitabilmente, forza a tutti i suoi oppositori, anzi ne ampliò le fila.
A partire dal 1927, infatti, le due stazioni dei carabinieri, sia quella di Nicastro che quella di Sambiase, assunsero un atteggiamento di opposizione al permanere di esponenti rendiani alla guida del comune e del "Fascio" nei due centri lametini. Prima ancora che Randone lasciasse la guida della provincia di Catanzaro, nel luglio del 1929, i risultati di un'ispezione al comune di Nicastro rafforzarono in maniera determinante i rapporti dei carabinieri sfavorevoli alla permanenza di Stancati alla guida del comune, in quanto accusato di essere uomo di parte e di costituire perciò la ragione principale dei forti dissidi che caratterizzavano la vita civile dei due comuni. Il 6 marzo 1929 il prefetto Randone, in un rapporto al Ministero degli Interni, chiese ed ottenne l'esonero di Stancati dalla carica di podestà di Nicastro; nominando, dopo un breve commissariamento municipale, il barone Nicola Nicotera, esponente di spicco della nobiltà locale. Su tale vicenda non mancarono le proteste del gruppo rendiano nicastrese (Ascz,Gdp,b.368).
Il gonfalone del comune di Sambiase

Per la cronaca non meno traumatica fu, l'anno successivo, la sostituzione alla guida del comune di Sambiase del podestà Porchia. L'avvio della vicenda deve rintracciarsi nei pessimi rapporti che il "partito" rendiano locale, guidato dal Porchia, manteneva con i carabinieri della stazione di Sambiase. Nel gennaio 1929, in un rapporto inviato da quest'ultimi al prefetto Randone si denunciava, appunto che il "partito" rendiano aveva redatto ripetutamente ricorsi contro il comandante della locale stazione, maresciallo Francesco De Blasi, pretendendo agevolazioni verso adepti del gruppo, alcuni dei quali, secondo gli stessi carabinieri, proteggevano esponenti della malavita locale (Ascz,Gdp,b.390, carabinieri e prefetto, 14-1-1929). Nonostante la gravità delle accuse il prefetto Randone non intervenne nella situazione sambiasina, come aveva fatto con quella di Nicastro. Toccò perciò, al suo successore, il prefetto Giulio Mario Limongelli, il compito di ottenere le dimissioni del Porchia dalla guida del comune, nominando nel luglio 1930, prima a cp Gaetano Barbagallo (Acsa , Dp, 26-7-1930) e poi, a seguito di grave fatto delittuoso ai danni del podestà Porchia fatto oggetto di un tentativo di omicidio (Ascz,Gdp,b.390, fascista Porchia a prefetto Limongelli, 2-2-1931), nominò alla guida del comune Nicolino Raso. La nomina del Raso fu una azione politica tesa ad ottenere le dimissioni del Porchia dalla carica podestarile, che infatti sopraggiunsero ai primi del 1931 (Ascz,Gdp,b.390,prefetto Limongelli a Porchia, 1-3-1931) . A proposito di queste dimissioni il prefetto scriveva di accettarle "solo in considerazione dei delicati motivi e delle evidenti ragioni che le hanno ispirate. Mentre ammiro i delicati suoi sentimenti nel volere il libero corso della giustizia" In effetti, rispetto alla gravità delle accuse a cui era stato fatto oggetto il podestà Porchia , il prefetto Limongelli, in una lettera al Ministero degli Interni, lo aveva assolto da gran parte di quelle accuse provenienti dai carabinieri. Egli sottolineò solo che Porchia aveva " un carattere autoritario", il che, a suo parere, spiegava il tentativo di omicidio ai suoi danni, per opera di un ex dipendente comunale.
D'altra parte, sull'attendibilità delle informazioni fornite dai carabinieri della stazione di Sambiase un documento almeno lasciano qualche ombra di dubbio. Ovvero, nell'agosto del 1931 in un rapporto della stessa stazione segnala i buoni rapporti tra il Porchia ed il cp Francesco Rubino. Poi, a proposito del Rubino, gli stessi riportavano la notizia che quando rivestì la carica di sindaco nel 1920 che, in conseguenza della sua azione amministrativa, c'era stato una manifestazione ostile della popolazione davanti alla sua abitazione e che lo stesso Rubino, in questa occasione era stato posto in salvo dai carabinieri. Informazioni certamente inesatte sul pretesto ruolo del sindaco Rubino nel 1920, come si evince dalle fonti archivistiche comunali e della prefettura.
srenda Con la tragica vicenda personale del podestà di Sambiase che lo costrinse alle dimissioni dalla carica finì l'egemonia esercitata dal partito di Renda nel Lametino, anche se, agli inizi del 1929, la nomina a senatore giungeva provvidenziale per rendere meno amaro il bilancio dell'azione politica del deputato nicastrese . La fine dell'egemonia politica del partito rendiano ebbe conseguenze di rilievo in particolare nella vita civile di Nicastro. Il nuovo podestà, il barone Nicola Nícotera, scelse la strada di una gestione politico-amministrativa che lo ponesse al di sopra e al di fuori del conflitto tra rendiani e "vecchi fascisti". Egli giunse nel 1932 a rifiutare perfino di nominare un vicepodestà, per non far torto ai due schieramenti. Questo suo atteggiamento, le sue doti di amministratore pubblico e, soprattutto, la congiuntura favorevole dell'azione di governo fascista nel Lametino, costituirono le ragioni della sua lunga permanenza alla guida della città, che si protrasse per ben 14 anni, fino alla caduta del regime. Nel complesso, tuttavia, gli anni Trenta, come si è già detto, costituirono un periodo di grande e positiva trasformazione socio-economica del Lametino, in virtù dell'intervento avviato con la Bonifica della Piana di Sant'Eufemia da parte del governo fascista, coadiuvato dal consenso e dall'iníziativa economica del ceto proprietario.
Il sindaco di Sambiase dott. Francesco Rubino 1874-1969

A Sambiase, risolta la crisi politica determinata dalla conclusione del podestariato Porchia, non era stato difficile al commissario prefettizio Raso di individuare in Francesco Rubino la personalità cittadina più adatta per reggere il comune. Egli era proprietario terriero, titolare di una farmacia e, soprattutto, in possesso di una lunga esperienza amministrativa, per aver retto il comune ad inizio secolo. Inoltre manteneva buoni rapporti con le principali personalità della cittadina, ivi compreso l'ex podestà Porchia. In effetti anche il suo fu un lungo podestariato, che si protrasse per due mandati quadriennali fino al 1939, quando venne sostituito per raggiunti limiti d'età. Al suo posto, secondo una linea di successione al vertice del comune normale nelle cariche pubbliche locali di età fascista, venne chiamato il segretario della sezione del "Fascio", l'insegnante Pasquale Agapito . La situazione debitoria del comune, pur essendo pari a un quarto di quella nicastrese, era, come per l'altro comune lametino, il risultato della realizzazione di servizi pubblici essenziali, di cui, all'inizio degli anni Trenta, Sambiase risultava, finalmente, dotata, o che erano in via di ultimazione: fognatura, acquedotto, pubblico macello. Per parte sua, il nuovo podestà si impegnava per la sistemazione delle strade interne e per la richiesta allo Stato del finanziamento per la costruzione della strada principale che attraversava l'abitato.
Come nel resto del Lametino, la situazione della cittadina nel corso degli anni Trenta aveva avuto un andamento complessivamente favorevole, soprattutto dopo che venne superata la crisi vinicola d'inizio decennio, legata alle conseguenze, in Italia e nel Mezzogiorno, della grande crisi mondiale del 1929. Il miglioramento della situazione finanziaria anche dell'ente comunale consentì, ad esempio, un forte incremento dell'assistenza medica alle famiglie bisognose, tanto che tra il 1937 e il 1938 il numero dei nuclei familiari assistiti aumentò da 418 a 629.
Il repentino cambio di regime - che si estrinsecò dal luglio all'ottobre 1943 con la caduta del Fascismo prima, l'armistizio dopo, e la dichiarazione di guerra alla Germania infine - non entusiasmò i diversi giovani e giovanissimi lametini che si erano formati alla scuola totalitaria del regime. Tentando una sorta di "Resistenza fascista" aderirono a quel progetto portato avanti, anche nel Cosentino e nel Crotonese, sotto la guida di Luigi Filosa e di Valerio Pignatelli. Il tentativo anche se non fu in grado di produrre seri danni, portò in prigione un centinaio di calabresi, per circa la metà di Nicastro e di Sambiase.
Tra il 12 e il 13 settembre del 1943 le truppe anglo-americane presero il controllo dei tre centri lametini e, attuando la formula del governo indiretto, lasciarono momentaneamente al loro posto i podestà operanti ai vertici dei comuni. La ricostituzione dei partiti politici sciolti dal fascismo e la nascita di un organismo di coordinamento tra le forze antifasciste, denominato Comitato di liberazione nazionale, operante in ciascun comune, pose molto presto il problema della sostituzione dei podestà nominati dal vecchio regime.
A Nicastro venne risolto nel corso dell'ottobre successivo con la nomina dell'esponente socialista Eugenio Greco. A Sant'Eufemia, invece, dopo che il podestà Giorgi aveva dato fin da settembre le dimissioni dalla carica, al suo posto, il 7 settembre, era stato nominato, a "scavalco", il podestà di Sambiase Agapito. Tuttavia la personalità emergente della politica locale era Guido Amendola. Questi, nonostante i suoi precedenti di ex delegato podestarile e quadro fascista di primo piano, grazie anche al gradimento che appariva avere fra la popolazione, ottenne, il 1° ottobre, la nomina alla guida del comune sia dalle autorità anglo-americane che dal prefetto.

Il sindaco di Sambiase Avv. Domenico Franzì 1920- 1991Più complessa si presentò la sostituzione di Agapito;solo a metà novembre venne nominato alla guida di Sambiase Domenico Franzì. Si trattava di un ventitreenne, laureato in legge, esponente di una famiglia di peso nella vita locale; ma non godeva di nessuna personale esperienza politica. Tale scelta testimoniava l'imbarazzo determinato nelle autorità angloamericane dal problema di sostituire l'ex podestà che, se godeva di un buon ascendente sui suoi concittadini, era osteggiato dai gruppi antifascisti. La permanenza di un fascista al vertice del comune era stata tra l'altro contestata con un attentato incendiarío al municipio.

Per la cronaca la questura manifestò perciò preoccupazioni per l'ordine pubblico e sollecitava la nomina di una nuova guida al vertice del municipio tenendo presenti le indicazioni provenienti dalla stazione dei carabinieri del luogo (Ascz, Gdp,questura di Catanzaro a prefetto, 14 novembre 1943). In effetti il prefetto nominò commissario prefettizio del comune, appena due giorni dopo il rapporto della questura, Paolino Cerra e, in qualità di vicecommissario, Domenico Franzì . Poiché il Cerra aveva rifiutato la nomina per ragioni di salute, l'incarico di commissario era stato affidato al Franzì . Nella comunicazione si ricorda che il podestà Agapito si era dimesso il giorno 11 novembre, "ciò ad esclusivo bene della popolazione"(Ascz, Gdp, prefetto a carabinieri 13-12-1943). Per buona parte del 1944 le nuove forze politiche non furono in grado di condizionare l'iniziativa amministrativa dei commissari prefettizi. D'altra parte il bilancio di previsione di Nicastro relativo a quell'anno mostra come il compito più assillante per Greco fosse costituito dal trovare le risorse finanziarie per pagare gli stipendi dei dipendenti. Né il comune appariva in grado di intervenire per bloccare il fiorentissimo mercato nero. Furono perciò i raggruppamenti di sinistra a contestare le manchevolezze dell'azione amministrativa comunale e sia Franzì che Greco presero atto della capacità di mobilitazione e di proposta politica della sinistra. Franzì nominò sin dal giugno del 1944 Vincenzo Fronda, un militante comunista, alla carica di subcommissario al comune. Sulla nomina di Fronda i carabinieri avevano già segnalato alla prefettura che questi era iscritto al Pci (Ascz, Gdp, b.390). L'effervescenza sociale nelle campagne, nata nel Crotonese e poi stimolata dalla presenza del comunista Gullo nel governo nazionale e dall'emanazione dei suoi decreti sulla concessione di terra alle cooperative di contadini, prese a manifestarsi anche nel Lametino dove, tra il 1945 e il 1946, nacquero numerose cooperative. Ma la questione contadina assumeva nella Piana una configurazione assai diversa da quella che caratterizzava il latifondo crotonese, nei riguardi del quale quella legislazione era stata, sostanzialmente, emanata. È noto infatti che le occupazioni delle terre da parte dei braccianti avevano riguardato, soprattutto, vaste estensioni di terreno incolto o scarsamente coltivato.

In rassegna alcune delle foto risalenti alla bonifica della Piana di S.Eufemia avvenuta tra la fine degli anni '20 e la metà degli anni '30.

Sambiase: Il ponte bagni (u ponti d'ì vagni)
 

Sambiase nord : lavori di imbrigatura a monte del fiume bagni

Sambiase: il quadrivio della Madonnina
 

Il rettifilo
 

S.Eufemia - scorcio del villaggio
 

S.Eufemia: lavori di bonifica nella piana

S.Eufemia: lavori di bonifica nella piana

Ponte sul fiume bagni ss.18
 

Ma nel Lametino, soprattutto là dove si era verificata la Bonifica, questa situazione era assai rara ed inoltre il ceto proprietario non aveva affatto le caratteristiche del vecchio ceto baronale delle terre del latifondo. Le richieste delle cooperative si indirizzavano, perciò, verso segmenti di proprietà non rientrante, formalmente, nella decretazione Gullo. Per la cronaca non meno delicata e confusa la situazione che si determinò a Sambiase per la formazione della giunta del Cln. Da una parte, perché le nuove formazioni politiche erano ancora in via di formazione e l'adesione ai partiti avveniva in forma embrionale con forti mutazioni di appartenenza dei militanti e, diverse volte, dei medesimi vertici dei partiti. Dall'altra, perché il livello di informazione politica, anche se erano nati nel Lametino alcuni giornali, non era ottimale, tanto a causa di un giornalismo politico spesso fazioso e improvvisato, quanto in conseguenza della scarsa alfabetizzazione politica e culturale del pubblico. Dalle informative inviate alla prefettura di Catanzaro da un funzionario sulla consistenza dei partiti locali a Sambiase risulto che la Dc aveva 600 iscritti, il Pci 200, il Psiup e la Democrazia del lavoro 200 ciascuno, i repubblicani 100, il Partito d'azione 70, i liberali 60 .
Lo stemma del Partito d'azione Lo stesso orientamento politico del commissario prefettizio Franzì appariva tutt'altro che chiaro. Un documento espresso dal Cln sambiasino, del dicembre 1944, lo inserisce nella rappresentanza del Partito d'azione. In quell'occasione l'organo di coordinamento dei gruppi antifascisti aveva chiesto al commissario di recedere da un suo proposito di dimissioni dalla carica. A ciò egli era stato, probabilmente, spinto prima dall'azione della sezione socialista ( che aveva la maggioranza nel Cln) a mezzo del segretario Domenico Paladino. Questi aveva chiesto, appunto, le dimissioni in quanto non aver saputo affrontare il problema del mercato nero dei beni di prima necessità (Ascz, Gdp,b.390 ivi, Paladino a prefetto, 14-11-1944).
Successivamente dall'azione del sindacato bracciantile e della sezione repubblicana, che avevano allargato il fronte della contestazione. Nella nota si denunciava l'inconsistenza dell'ammasso d'olio e la mancata ripartizione fra la popolazione. Si chiedeva la distribuzione di zucchero e riso agli ammalati, e un acconto degli assegni familiari ai lavoratori. Infine si chiedeva la formazione della giunta Cln . In realtà la situazione politica era tutt'altro che chiara, tanto che nella riunione del Cln di dicembre si era invitato Franzì, presente alla riunione, a recedere dalle dimissioni ma questi aveva insistito. Nella stessa riunione il Cln aveva votato come suo candidato a sindaco il socialista Giuseppe Paladino. Sulla base di tale candidatura il prefetto aveva chiesto informazioni sul Paladino e sui rapporti di forza tra i partiti locali. Per mesi , tuttavia, questi dati erano apparsi troppo contraddittori e perciò, molto probabilmente, mantenne al suo posto Franzì.
Le dimissioni di Franzì, presentate all'autorità prefettizia, furono congelate per circa un semestre e più volte reiterate, fino alla sua sostituzione con un altro commissario prefettizio, il funzionario di prefettura Giacomo Cicciò (Ascz, Gdp,b.390 ivi,decreto prefettizio del 16-6-1945). Ma neppure la sostituzione di Franzì provocò un chiarimento tra le forze politiche del Cln che nel luglio 1945 espressero come candidato sindaco il democristiano Pasquale Cerra, in riconoscimento della forza che questo partito aveva acquisito nei mesi precedenti. Si trattava, tuttavia, di una candidatura politicamente improponibile, perché Cerra era stato un esponente di primo piano del Pnf sambiasino. In seguito alla designazione di Cerra pervennero alla prefettura lettere anonime che sottolineavano il suo passato fascista.
Nella foto i caseggiati dei due antichi rioni di Sambiase: Craparizza e Cafaldo (visti dal palazzo Franzì) Le informazioni riservate dal prefetto ai carabinieri confermarono che Cerra era stato dal 1934 al 1937 segretario della sezione fascista di Sambiase. (Ascz, Gdp,b.390 ivi, prefetto ai carabinieri). Nell'agosto successivo l'incapacità dell'organismo di coordinamento antifascista ad esprimere candidature condivise per la giunta Cln portò allo scioglimento dello stesso organismo.
I risultati, in termini di volontà di cambiamento, si videro il 2 giugno 1946, quando proprio Sambiase, unico tra i tre centri lametini, votò nettamente per la repubblica, mentre la monarchia si affermò a Nicastro e a Sant'Eufemia. Il voto per l'Assemblea costituente, eletta nella stessa occasione, spiega in termini politici le ragioni di questa difformità. A Nicastro, infatti, come era nelle previsioni, la Dc si confermò il primo partito, seguita dai socialisti, dai comunisti, dalla destra monarchica e dai qualunquisti. L'orientamento complessivamente antifascista della città era tuttavia il dato di maggior significato politico, che confermava la scarsa presa dei nostalgici del regime. Ciò è peraltro confermato dal fatto che nelle elezioni amministrative del marzo precedente aveva prevalso una coalizione Dc-Pri, conquistando 24 seggi su 30 e lasciandone appena 6 alla minoranza di sinistra. Alla guida del comune fu eletto Giuseppe Cujuli.
A Sambiase il voto repubblicano è spiegabile con la forza che il movimento contadino aveva assunto nei mesi precedenti, nonché con il rilievo che nella propaganda per la repubblica assunsero personalità di primo piano. Ci riferiamo a Domenico Paladino, un azionista che fu anche assai attivo nelle agitazioni contadine (che peraltro fu il candidato localmente più votato durante le elezioni per l'Assemblea costituente) e al repubblicano "storico" Vincenzo Mazzei (uomo politico e giornalista di notorietà nazionale).

Il logo nel 1947 del Partito Socialista ItalianoD'altra parte, che l'orientamento politico della cittadina fosse spostato a sinistra era emerso dal risultato delle elezioni amministrative del marzo precedente, che aveva portato alla guida della cittadina, eletto all'unanimità dal nuovo consiglio, il socialista Gabriele Cianflone. Lo svolgimento delle vicende politico-amministrative di Sambiase si fondò su tre poli. Il primo era costituito dalla Dc che, dopo aver conquistato nelle elezioni del 1948 la maggioranza relativa dei voti, nel 1960 sfiorò la maggioranza assoluta nelle elezioni comunali. Il secondo polo era costituito dalle sinistre, comunisti e socialisti. In particolare questi ultimi avevano visto riconosciuto nel 1946 il loro ruolo centrale tra i partiti antifascisti con l'elezione alla guida del comune di Cianflone. Già nelle politiche del 1948, non solo la sinistra si dimostrò sul piano elettorale assai più debole della Dc ma, pur svolgendo complessivamente un buon lavoro con Cianflone, a partire dalle elezioni comunali del 1952 fu allontanata dalla guida del comune. Il terzo polo fu costituito dalla destra monarchica che per tutto il corso degli anni Cinquanta espresse alle politiche una forza elettorale cospicua e autonoma, ma che, pur toccando il suo massimo nel 1956 con circa un quarto dei voti e 8 consiglieri, nella concreta vita politico-amministrativa locale svolse una funzione subalterna a quella della Dc, sostenendone le maggioranze, senza che questo le consentisse un effettivo ruolo gestionale.
Per la cronaca i risultati elettorali del 18 aprile 1948 a Sambiase videro la Dc prevalere con un 40,2% dei voti, contro il 22,5% del Fronte popolare e il 12,4% del Blocco nazionale (i risultati si riferiscono alla Camera). Sul piano delle elezioni comunali invece, nelle elezioni del 1952 la Dc conquistò 14 seggi su 30; il Pli 3; Msi 2; la lista Socialismo 2; quella Tromba 5 ( di sinistra) e la "Tre spighe" 4. Ma la maggioranza Dc era assai più ampia, poiché poteva contare sui 4 consiglieri della liste "Tre spighe", guidata da Franzì. Inoltre, votarono per il candidato a sindaco democristiano Francesco Maione tutti i gruppi, tranne la minoranza di sinistra, che sottolineò, con il consigliere Arduino Cataldi, che si asteneva dal voto perché la maggioranza non aveva consultato l'opposizione sul nome del sindaco (Acsa, Dcc, 25-5-1952) .

La sede del palazzo municipale di Sambiase - ex convento di S. Francesco di Paola Alcune notizie sulle giunte dei sindaci: Cianflone e Franzì .

Rimangono da comprendere le ragioni che hanno portato la sinistra a non trasformare in concreti risultati elettorali quella base politica progressista che si era manifestata durante le elezioni per l'Assemblea costituente e, per altri versi, durante la lotta contro l'assetto proprietario che proprio a Sambiase manifestava, all'interno della Piana, maggiori caratteristiche di sperequazione. Non è davvero casuale, infatti, che di fronte all'occupazione di terre comunali del fondo Mitoio avvenuta alla vigilia del 1948, da parte di braccianti convinti dell'inevitabilità della vittoria elettorale delle sinistre e abbandonate dagli stessi braccianti subito dopo la delusione subita con il risultato elettorale del 18 aprile, la giunta guidata dal socialista Cianflone abbia proceduto arrogandosi i poteri del consiglio, ad una denuncia contro i contadini occupatori. Solo il provvidenziale eccesso di potere della giunta comunale li salvò da condanne severe. In realtà, anche localmente, l'azione politica governativa si dimostrò più realistica e, nel lungo periodo, in grado di acquisire un consenso crescente nell'opinione pubblica. Assai significativa, in questo senso, appare la vicenda di un gruppo politico, quello dei coltivatori diretti, che nelle elezioni del 1952 avevano come proprio leader locale quel Franzì a lungo commissario prefettizio dopo la caduta del Fascismo. La base sociale del movimento fu di notevole rilievo, poiché, se è vero che Sambiase era il luogo in cui più ampia si presentava la fascia di contadini proletarizzati, è vero altresì che c'era una fascia intermedia di contadini (140 aziende) che avevano una proprietà media di 5 ettari, davvero non di scarso conto date le caratteristiche di alta produttività del Lametino. Ebbene, la politica governativa espressa con la Riforma agraria sembrò privilegiare questo segmento della società. Sulla politica amministrativa della giunta Cianflone, che cercava di modificare già nel bilancio del 1946 la base imponibile delle risorse finanziarie del comune verso le famiglie abbienti attraverso il ricorso all'imposta di famiglia, cfr. Acsa, Dcc, 17 giugno 1946, bilancio preventivo. Ancora in tema di imposta di famiglia, Cianflone ritornava in sede di bilancio preventivo per il 1951, sostenendo che "una metà dei cittadini vive miseramente in case sparse con nessuna capacità retributiva, mentre i maggiori proprietari risiedono in altri comuni". Cfr. ivi, 22-10-1951. Meritorio, sempre da parte della stessa giunta, il piano di ampliamento dell'abitato nella direzione dell'Orto Tavano del barone Stocco.
Sambiase: uno dei tanti bei scorci del centro storico Il piano prevedeva altresì l'accesso alla piazzetta San Nicola e la demolizione di alcuni fabbricati, che il consiglio votò all'unanimità; non così il provvedimento di ampliamento di piazza Mercato e la vendita di suoli edificatori in località San Rocco, approvati a maggioranza. Cfr. ivi, 6-12-1946. Notevole altresì l'impegno per la realizzazione di case popolari. Nell'ottobre 1949 il sindaco Cianflone informava la cittadinanza che il deputato Vittorio Pugliese aveva contribuito alla decisione governativa sullo stanziamento di 40 milioni per case per i lavoratori. Due anni più tardi l'Ina casa si impegnava a spendere 22 milioni in un secondo lotto di abitazioni. Cfr. ivi, 21-10-1949, 9-12-1951. Non è certo un caso che Franzi, tornato alla guida dell'amministrazione comunale alla fine del 1952, dopo aver abbandonato la sua posizione di guida del movimento dei coltivatori diretti e aderito alla Dc, ne sia divenuto il maggiore protagonista fino agli inizi del successivo decennio.
Sulla politica amministrativa del sindaco Franzì, eletto in seguito alle dimissioni della citata giunta guidata da Maione per lo scontento popolare provocato dai ruoli dell'imposta di famiglia (cfr. ivi, 28-10, 16 e 30-12-1952), va notato come essa utilizzasse al meglio la nuova condizione in cui Sambiase si trovava, per essere stata inserita tra i comuni colpiti dalle alluvioni del 1953. Ciò consentì al comune di usufruire di una notevole integrazione di bilancio da parte statale, che per il 1955 era prevista in 18 milioni circa, su un totale di bilancio che raggiungeva i 75 milioni (ivi, ottobre 1953; ivi, bilancio preventivo 1955). Nei due anni successivi perciò l'amministrazione Franzì espresse una vigorosa politica di opere pubbliche con il miglioramento delle condizioni di vita nelle frazioni, con la realizzazione di edifici scolastici, di illuminazioni pubbliche, dell'ampliamento della rete telefonica e del cimitero (cfr. ivi, 12-8-1955; 7-11-1955; febbraio 1956). Di particolare significato politico, data l'omogeneità che caratterizzava la guida dei due comuni, fu il progetto di costruire una piazza al confine tra Sambiase e Nicastro e di elettrificare la strada nazionale che univa i due centri abitati (cfr. ivi, 15-1-1955). Esso faceva seguito alla proposta di un gruppo di intellettuali e uomini politici di Sambiase (tra cui il sindaco) e di Nicastro di procedere verso la fusione dei due comuni, nella nuova città di Lamezia.

Sambiase- pzza F.Fiorentino - Il luogo di incontro della vita sociale e politica del popolo sambiasinoPer questo progetto venne anche costituito un comitato di studio (cfr. Ascz, Gdp, b. 390, carabinieri a prefetto, 31-7-1954). Tuttavia i risultati elettorali delle comunali del 1956 non premiarono la giunta Franzì, poiché, come accennato, non soltanto i due partiti cattolici (la Dc e il movimento "Tre spighe") persero la maggioranza assoluta di cui godevano nel consiglio, ma soprattutto avanzarono le opposizioni di sinistra, in particolare il Psi, e di destra. Le ragioni locali del tracollo politico della giunta Franzì (altre ragioni di ordine politico generale si colgono nelle tendenze elettorali espresse in quell'occasione dall'elettorato lametino) vennero anticipate in un rapporto dei carabinieri al prefetto dell'ottobre 1955. In questo rapporto si segnalava che l'ascesa al comune di Franzì era stata malvista dai maggiori esponenti democristiani, che lo consideravano inaffidabile, in quanto in passato si era proclamato socialdemocratico e solo dopo l'elezione a sindaco, nel 1952, aveva preso la tessera della Dc. Nonostante l'impegno nelle opere pubbliche, la giunta comunale pagava il generale scontento popolare per la crisi vinicola (cfr. Ascz, Gdp, b. 390, carabinieri a prefetto, 18-10-1955). Tale crisi, peraltro, si accentuò nel corso degli anni successivi e produsse forti proteste dei contadini lametini nella primavera del 1957. Proprio nel Psi, peraltro, dopo una consiliatura di assenza, si era ricandidato ed era stato rieletto Cianflone, che riuscì nel miracolo politico di mettere d'accordo socialisti e monarchici, facendosi eleggere sindaco, dopo mesi di votazioni, nell'agosto 1956. Franzì al ballottaggio fu sconfitto per un solo voto (cfr. Acsa, Dcc, elezione del sindaco, 27-5, 13-8-1956).
Nonostante l'ostilità degli stessi comunisti nei riguardi della strana alleanza su cui si reggeva la giunta Cianflone e che comportava gravi difficoltà nell'approvazione del documento di bilancio, la nuova maggioranza rimase in piedi fino al marzo 1958 (cfr. ivi, dimissioni del sindaco e di una parte della giunta, accettate dal consiglio, 25-3-1958), e potè rivendicare a suo merito la predisposizione di un piano di opere pubbliche volte alla sistemazione idrogeologica del territorio, finanziate con la legge speciale per la Calabria (ivi, 8-1-1957), l'adesione al Consorzio industriale di Sant'Eufemia e la delibera di istituzione della prima scuola media cittadina (cfr. ivi, 20-9-1957). Gli accordi politici che avevano portato alle dimissioni del sindaco Cianflone prevedevano la formazione di una maggioranza Dc-Psi che infatti nacque all'inizio di aprile del 1958, eleggendo sindaco Vincenzo Esposito. Ma si trattava di un frutto prematuro per lo spirito pubblico di quegli anni e la giunta cadde a dieci mesi di distanza con la nuova ascesa alla guida di Sambiase di Franzì, questa volta con una solida maggioranza di democristiani e di monarchici. Per l'elezione e le dimissioni della giunta Esposito, cfr. ivi, 1-4-1958; ivi, 25-2-1959; per la rielezione di Franzì, cfr. ivi, 2-4-1959.

Il sindaco di S.Eufemia Lamezia Guido Amendola 1897-1970 Del tutto diversa la situazione di Sant'Eufemia . Alla guida del villaggio, ininterrottamente, dall'ottobre 1943, si trovava il monarchico Guido Amendola, che prevalse plebiscitariamente nelle elezioni del 1946, alla guida di una lista demolaburista, e venne perciò eletto sindaco. Situazioni politiche, come si vede, assai diverse, ma che, a partire dalle elezioni politiche del 1948 e, soprattutto, nel corso degli anni Cinquanta, vennero progressivamente a rendersi omogenee, con la Dc che divenne in tutti e tre i comuni il pilastro su cui si resse il sistema politico locale. In rare eccezioni tale ruolo primario si trasformò in vera e propria egemonia. Guido aveva una esperienza politica, anche fascista, guidò Sant'Eufemia tra il 1943 e il 1956. Il forte legame che la cittadina aveva con il Fascismo, è tra l'altro testimoniato dal fatto che solo nel 1950 piazza Razza divenne piazza Italia e San Pietro del Littorio divenne San Pietro Lametino.

S.Eufemia Lamezia - Il municipio Il dissenso del sindaco di S.Eufemia Fittante verso l'unità lametina .

Agli inizi degli anni Sessanta la situazione politica-economica del Lametino giungeva ad un nodo cruciale. Il complesso delle infrastrutture viarie, ferroviarie e aeroportuali avrebbero fatto della Piana l'asse nodale delle comunicazioni calabresi. Essa avrebbe do vuto altresì accogliere uno dei poli dello sviluppo industriale del Mezzogiorno ríbaltando, o quanto meno supportando, le suscettività agricolo-industriali quali si erano promosse in età fascista. Nelle elezioni comunali del 1960 nel più piccolo dei comuni lametini, Sant'Eufemia, si era verificato il fatto nuovo della vittoria elettorale comunista. Proprio la nuova amministrazione, alla quale fu chiamato Costantino Fittante, si trovò a gestire la grave crisi sociale ed economica conseguente alla chiusura dello zuccherificio. Fittante, dopo aver sollecitato, inutilmente, interventi del governo nazionale e della Cassa del Mezzogiorno, nel luglio 1961 emanò un provvedimento di requisizione dell'azienda. Ciò suscitò reazioni positive nell'opinione pubblica lametina, ma produsse altresì, a pochi giorni di distanza, un intervento governativo, che attraverso il prefetto annullò il decreto del sindaco, ritenendolo illegittimo. Proprio Fittante, d'altra parte, negli anni successivi, divenne il nemico dichiarato del nuovo progetto di unificazione politico-amministrativa del Lametino, che il neosenatore democristiano Arturo Perugini, già sindaco di Nicastro, aveva presentato al Senato il 29 ottobre 1963 e di cui l'opinione pubblica lametina era stata informata, per opera di una iniziativa patrocinata dal sindaco di Nicastro, il democristiano Antonio Magnavita. Nel presentare il suo disegno di legge, Perugini così si era espresso:
"La proposta quando sarà approvata anche alla Camera, trasformerà tre centri urbani in un unico centro in piena sistemabilità urbanistica, alla confluenza di rilevanti vie di comunicazione in atto o di prossima realizzazione, beneficiario di condizioni agricole e commerciali, industriali, turistiche di sicuro e rapido sviluppo".
Fittante fu l'unico sindaco ad esprimere con forza la sua contrarietà, convocando un apposito consiglio, nel dicembre del 1963. Egli proponeva, in alternativa alla fusione che, a suo parere, mortificava le autonomie e le diversità delle singole comunità, la strada del coordinamento e dei consorzi intercomunali già ampiamente collaudata per essenziali servizi civili nella Piana. Il voto nettamente contrario del consiglio di Sant'Eufemia coagulava attorno al più giovane dei comuni uno storico dissenso verso l'unità lametina .
Per la cronaca secondo Fittante si sarebbe così meglio potuto salvaguardare la realtà produttiva della Piana, in cui il 50% del terreno agrario era in mano della piccola proprietà. Si trattava perciò di fondare lo sviluppo su un mix di elementi (tra i quali essenziale appariva il ridare forza alle industrie agricole di trasformazione che si accompagnasse a una più accentuata modernizzazione delle campagne) e sostenere lo sviluppo turistico, senza privilegiare uno solo dei fattori di attrazione, costituito dalle Terme. Sulla crisi del polo saccarifero lametino e sulle reazioni della giunta Fittante, cfr. Acse, Dcc, 22-6, 8-7-1961, con l'intervento prefettizio di annullamento della delibera di requisizione dello stabilimento, datato 12-7-1961. Sulla reazione del comune di Sant'Eufemia e sul dibattito in consiglio, cfr. Acse, Dcc, 5-12-1963 e C. PAGANO, Sant'Eufemià..., cit., pp. 94 sgg. Sul "nuovo corso" eufemiese inaugurato nel 1960 con l'elezione di Fittante va evidenziato come ciò era il frutto di una deliberata scelta del Comitato di zona del Pci che inviò a Sant'Eufemia, dalla vicina Nicastro, questo giovane quadro intellettuale del partito. Le elezioni del 1960 avevano dato una piccola prevalenza del Pci sulla Dc (52% contro 48%). L'azione della giunta Fittante era invece stata più nettamente premiata nel 1964 con l'ottenimento del 60% dei suffragi contro il 40% andati alla De. In termini di seggi, vigendo il sistema maggioritario, la ripartizione era sempre di 12 consiglieri alla maggioranza e 3 alla minoranza. Cfr. 40 anni di Repubblica..., cit., p. 5 e C. PAGANO, Sant'Eufemià... cit., passim.

La poca partecipazione emotiva della popolazione alla nascita della nuova realtà urbana sul progetto di fusione presentato da Perugini .

I risultati delle elezioni comunali del 1964 a Sambiase e, ancor più, quelli di Nicastro, avevano visto in entrambe le comunità la sconfitta, talvolta severa, dei partiti che sul piano governativo centrale erano impegnati nell'alleanza organica del centro-sinistra. A Sambiase la Dc aveva perso 14 punti in percentuale e 4 seggi in consiglio. A Nicastro la sconfitta era stata minore in dati relativi (-8%) e peggiore in seggi (-5). Il Psi sambiasino aveva visto dimezzata la propria presenza in percentuale e in seggi e solo in parte valeva il fatto che aveva subito la scissione del Psiup. Mentre a Nicastro il Psi, in controtendenza, aveva usufruito di un piccolo aumento in percentuale e in seggi. I numeri nelle due cittadine sembravano rendere impossibile l'alleanza di centro-sinístra che dal governo nazionale si andava estendendo, assai celermente, sul piano del governo comunale e provinciale. La situazione politica nazionale non rendeva, d'altra parte,più praticabile l'alleanza più o meno esplicita tra Dc e destre, per la quale mancavano comunque i numeri. Per la cronaca Sui risultati elettorali del 1964, cfr. 40 anni di Repubblica..., cit., pp. 3-5 e 10-15. 1 dati sono stati riscontrati sulle cifre risultanti dalla prima riunione dei neoeletti consigli, in ciascuno dei tre archivi comunali. Dai risultati elettorali emerge che la Dc di Sambiase era scesa da 15 seggi a 11; il Psi da 6 a 3; il Pci aveva mantenuto i suoi 7 consi glieri e così la lista di monarchici e missini che ne avevano 2; solo il Psiup, tra i partiti di opposizione, aveva guadagnato un seggio. Due liste civiche, "Tre spighe" e "Sveglia", avevano conquistato, rispettivamente, 2 e 4 seggi.
aperugini A ben vedere, dunque, il progetto di fusione presentato da Perugini, e sostenuto dalle forze di centro-sinistra, non poteva contare, all'indomani della sua formulazione, su una sufficiente adesione nell'opinione pubblica lametina. A parte la contrarietà dichiarata dell'amministrazione comunale eufemiese, la stessa adesione esplicita del sindaco nicastrese che, nell'ottobre 1963, aveva patrocinato l'iniziativa, era oramai scemata di peso. I motivi vanno ricercati nel fatto che la Dc locale viveva un momento di crisi sia in conseguenza del nuovo commissariamento del comune (in seguito alle dimissioni, nel dicembre 1963, del sindaco Magnavita) sia a causa del successivo voto del 1964. Quelle elezioni difatti generarono un consiglio ingovernabile che tentò diverse soluzioni (fra cui anche una giunta anomala guidata dal comunista Reillo) che però ebbero tutte scarsa fortuna. Un anno dopo, nel 1965, si tennero nuove elezioni che però non consentirono ancora una maggiore stabilità. A Sambiase, infine, Giovanni Renda fu eletto a capo di un centro-sinistra a due (Dc-Psi) assai debole numericamente e nel cui programma non comparivano accenni al progetto di fusione.
Per la cronaca nel 1962 Perugini si dimise da sindaco per la candidatura al Senato, sull'argomento cfr. Acn, Dcc, 26-11-1962. Già quell'occasione, facendo un bilancio della sua attività, Perugini indicò la prospettiva dell'unità urbana fra i tre centri lametini. Per l'elezione al sindaco di Magnavita e le sue dimissioni dopo pochi mesi, cfr. ivi, 25-3-1963, 4-101963. Sul nuovo commissariamento del comune, cfr. ivi, Dcp, 2-12-1963. Dopo le elezioni del 10 maggio 1964, si determinò dunque una situazione confusa, da cui uscì eletto come sindaco Reillo, alla guida di una maggioranza di sinistra che, di fatto, si reggeva sulla benevolenza del Msi in funzione anti Dc (cfr. ivi, Dcc, 28-7-1964, elezione a sindaco di Reillo). La situazione, politicamente precaria, cambiò ancora nel gennaio 1965, quando venne eletto sindaco il de Vincenzo Notarianni, con una maggioranza Dc-Pli che, anche in questo caso, si appoggiava di fatto al Msi (cfr. ivi, 30-1-1965, elezione di Notarianni). Dopo solo due mesi giunse l'ulteriore commissariamento (cfr. ivi, Dcp, 13-3-1965). Nelle successive elezioni del 28 novembre 1965, sempre a Nicastro, la Dc raggiunse 17 seggi (aumentando di 2 rispetto al 1964), il Psi mantenne i suoi 3, il Psdi ne conquistò uno, il Pci ne perse due (passando da 13 a 11), il Psiup confermò il proprio seggio, l'Msi perse un seggio passando da 5 a 4, il Pli confermò i suoi tre seggi. La maggioranza che aveva appoggiato la giunta Reillo usciva così bocciata dall'elettorato.

Il Duomo di Sambiase - ''A Chìjazza'' luogo nevralgico del popolo sambiasino Molto differente era la situazione politica a Sambiase che era sfociata nella frana elettorale della Dc; essa era il risultato di quanto si era verificato nella precedente consiliatura comunale. Nelle elezioni del 1960 era emersa chiara una maggioranza possibile di centro-sinistra; in effetti nel gennaio dell'anno successivo era stato eletto sindaco Eugenio Sirianni (Acsa, Dcc, 18-1-1961), ma due anni più tardi la giunta si era dimessa perché il sindaco intendeva candidarsi al Senato (ivi, 15-2-1963). Solo nel dicembre di quell'anno fu possibile procedere all'elezione di un nuovo sindaco, poiché nel frattempo due consiglieri, fra cui lo stesso Sirianni, avevano lasciato la Dc. Con il loro apporto, il Pci ed il Psi crearono una nuova maggioranza eleggendo a sindaco il socialista Antonio Longo (ivi, 23-12-1963). Per un vizio di forma l'organo di controllo annullò la votazione che fu ripetuta e che elesse a sindaco, con la stessa maggioranza, l'altro dei dissidenti democristiani, Antonio Cappelli (ivi, 31-1-1964). Le trattative per l'elezione della nuova giunta all'indomani delle elezioni comunali del 1964 durarono alcuni mesi. Il dc Felice Iannazzo lesse in consiglio un ampio documento programmatico che, riprendendo i termini del meridionalismo democratico di quegli anni, sottolineava la volontà di agire per lo sviluppo della città sulle diverse suscettività economiche del territorio; era anche prevista una modernizzazione accelerata dei servizi pubblici comunali. Cfr. ivi, 7-3-1965. Poiché le due forze politiche da sole non avevano una maggioranza autosufficiente, l'anno dopo si riuscì a varare una maggioranza con la presenza organica del gruppo "Sveglia", a sindaco venne rieletto Renda che manterrà il mandato sino all'unificazione dei tre comuni. Cfr ivi, 17-1-1966.
Ma i tempi di mutamento degli atteggiamenti politici si dimostrarono assai rapidi. A poco più di un anno di distanza dalla nascita del primo centro-sinistra a Sambiase, in occasione dell'allargamento della maggioranza, il consigliere della Dc lannazzo affermava l'inevitabilità della fusione. Egli sosteneva che "l'economia di Sambiase viene quasi assorbita da quella di Nicastro, dove affluiscono tutti i nostri risparmi senza che da essa, in concreto, venga a noi alcun compenso" Per la cronaca non è di scarso conto ricordare, per valutare le convinzioni presenti sulla questione della fusione nella Dc di Sambiase, che nelle elezioni del 1964 il primo degli eletti di questo partito era stato Franzì, notoriamente favorevole alla fusione. Sulla stessa linea favorevole alla fusione si esprimeva anche il sindaco Reale. A Nicastro, inoltre, in seguito alle nuove votazioni per il consiglio, grazie all'aumento in seggi della Dc, a quello conquistato dal Pri e alla permanenza dei seggi del Psi, divenne possibile una maggioranza di centro-sinistra il cui sostegno alla fusione era sincero. Perfino nella Sant'Eufemia di Fittante qualcosa sembrò mutare nell'atteggiamento della giunta comunista.

Nel 1964, aderì al Consorzio per l'aereoporto di Sant'Eufemia, adesione che si presentava come dovuta, assieme agli altri due comuni. Tre anni più tardi, la giunta Fittante faceva voti per l'istituzione a Sant'Eufemia della progettata nuova Università della Calabria. L'adesione di fatto della giunta Fittante al modello di sviluppo per la Piana proposto dal centro-sinistra nazionale costituiva un'indiretta "non belligeranza" al progetto di fusione.
Per la cronaca per l'adozione del piano della cosiddetta "167" da parte del comune di Sant'Eufemia, cfr. Arse, Dcc, 23-91964. Nel febbraio successivo, Fittante precisò le linee di intervento economico della giunta comunista, che sul piano agricolo, di fronte allo sviluppo delle aziende capitalistiche, mirava a sostenere la formazione di una cantina sociale, di un foro boario, di stalle sociali e a battersi per la riapertura dello zuccherificio. Sul piano turistico, inoltre, proponeva la costituzione del Consorzio per lo sviluppo turistico del Golfo di Sant'Eufemia. Infine, sul piano industriale, riproponeva uno sviluppo basato sull'industria di trasformazione dei prodotti agricoli. Cfr. ivi, 25-2-1965. Per il voto del consiglio favorevole alla nascita in loco dell'Università della Calabria cfr., invece, ivi, 4-11-1967. Sulla situazione comunale di Nicastro dopo le elezioni del 1965 e le giunte di centro-sinistra, la prima guidata dal dc Gennaro Pollice, la seconda da Francesco Bevilacqua anche lui democristiano, cfr. Acn, Dcc, 1965-1967. Bevilacqua si dimise nel marzo del 1968 (cfr. ivi, 23-3-1968) e iniziò una nuova fase politica caratterizzata dall'instabilità. Dopo una prima rielezione a sindaco del dc Vincenzo Notarianni, per il quale non aveva votato la Dc (cfr. ivi, 6-4-1968), annullata dal prefetto, si giunse a una seconda votazione per Notarianni, con la partecipazione della Dc, per consentire l'espletamento della fase di trapasso verso l'unificazione dei tre centri lametini. Notarianni fu, dunque, l'ultimo sindaco di Nicastro. Che le forze contrarie al progetto avessero, almeno parzialmente, modificato il loro atteggiamento di contrarietà emerse a partire dall'ottobre 1967, quando al Senato, prima, alla Camera, poi, venne discusso e votato il testo del disegno di legge Perugini che venne licenziato dal Parlamento con un'ampia maggioranza il 20 dicembre 1967. Solo il 13 gennaio in una riunione del consiglio di Sant'Eufemia il sindaco Fittante, rieletto alla guida della città quattro anni prima, fece approvare un ordine del giorno in cui si chiedeva al presidente della Repubblica di non firmare il testo della legge approvata dal Parlamento. La richiesta era motivata dalla contrarietà formalmente manifestata dal comune di Sant'Eufemia anche perché nessuna consultazione della volontà popolare era stata compiuta, in alcuno dei tre comuni, per verificare l'adesione o meno al progetto di fusione. Si trattava, tuttavia, di una difesa di bandiera delle proprie posizioni politiche. Un mese più tardi, lo stesso sindaco Fittante annunciò che la nascita di Lamezía Terme era ormai un fatto acquisito, proponendo solo che al consiglio, eletto nel 1964, fosse consentito di giungere al termine del proprio mandato .

Il Palazzo municipale sede del consiglio comunale di Lamezia Terme Nel complesso, però, l'iter parlamentare fu vissuto, soprattutto a Nicastro e a Sambiase, con un certo distacco e, comunque, con assai poca partecipazione emotiva.
Il decreto di attuazione della legge istitutiva del nuovo comune previde invece la nomina di un commissario prefettizio, poi scelto nella persona del viceprefetto Gaetano Fusco, e il 15 novembre 1968 i sindaci dei tre comuni operarono le consegne al rappresentante dello Stato alla guida di Lamezia Terme. Pochi giorni prima, nei singoli consigli comunali fu pronunciato il saluto di commiato dei vecchi amministratori di comunità, che, nel caso di Nicastro e Sambiase, avevano alle spalle secoli di storia autonoma, e di augurio per le fortune della nuova realtà urbana.

 

(1)" Cronaca degli avvenimenti Politici-Amministrativi dall'anno 1925 fino alla fine degli anni '60" ( a cura di Gierre) è tratto dal Capitolo: L'ETA' CONTEMPORANEA TRA RIFORME E INSTABILITA' POLICHE-AMMINISTRATIVE scritto da Fulvio Mazza: in LAMEZIA TERME, Storia Cultura Economia, a cura di Fulvio Mazza, pp. 2000/2016; undicesimo volume della collana - Le Città della Calabria - con il patrocinio della Banca Popolare di Crotone; Rubbettino Editore srl ( Soveria Mannelli, Catanzaro, 88049 - Viale dei Pini, 10 ) - finito di stampare nel mese di novembre 2001 dalla Rubbettino Industrie Grafiche ed Editoriali per conto di Rubbettino Editore srl.

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